Vediamo di capire (dato anche il periodo festivo, non c’è stata molta informazione in merito) cosa è contenuto per le Tv locali nella versione definitiva della Legge di Stabilità, approvata nei giorni scorsi dal Parlamento. Il riepilogo è del periodico di Aeranti-Corallo ‘TeleradioFax’:
“In sintesi, le norme introdotte… prevedono:
- l’aumento da Euro 20.000.000 a Euro 51.026.000 delle misure compensative destinate alla dismissione volontaria delle frequenze ritenute interferenti con i Paesi esteri confinanti (ricordiamo che tali frequenze sono state già escluse dalla pianificazione con delibera Agcom n. 480/14/CONS. Evidenziamo inoltre che, in base a tale stanziamento, le misure compensative dovrebbero avere un valore di circa euro 0,30 per abitante);
- la dismissione delle 76 frequenze (esercite da 144 operatori di rete locale) ritenute interferenti con i Paesi esteri confinanti entro il 30 aprile 2015 (anziché entro il 31 dicembre 2014);
- l’assegnazione delle frequenze attribuite a livello internazionale all’Italia e non assegnate a operatori di rete nazionali (dovrebbero essere i canali 58 e 60), in base ad un beauty-contest a operatori di rete dotati di particolari requisiti tecnici e patrimoniali, i quali dovranno destinare la capacità trasmissiva delle frequenze loro assegnate esclusivamente a fornitori di servizi di media audiovisivi in ambito locale (secondo il tenore della norma, potrebbero partecipare al beauty contest anche i soggetti proprietari di infrastrutture di trasmissione su base nazionale. Analoga procedura viene prevista per i canali 6, 7 e 11 non assegnati nel recente beauty contest, qualora gli stessi venissero resi disponibili dalla chiusura della procedura di infrazione Ue nei confronti dell’Italia);
- l’obbligo per gli operatori di rete in ambito locale, titolari di diritti di uso di frequenze attribuite a livello internazionale all’Italia, di mettere a disposizione la relativa capacità trasmissiva (con tariffe stabilite dall’Agcom) a fornitori di servizi di media audiovisivi sulla base di una graduatoria redatta con riferimento agli indici di ascolto Auditel, al numero dei dipendenti a tempo indeterminato, al costo del personale giornalistico (tale norma potrebbe limitare la libertà imprenditoriale sia dei soggetti che sono assegnatari delle citate frequenze sia dei fornitori di servizi di media audiovisivi interessati);
- la previsione da parte dell’Agcom, nell’ambito del futuro nuovo piano LCN, delle modalità di attribuzione dei numeri ai fornitori di servizi di media audiovisivi autorizzati alla diffusione di contenuti in tecnica digitale terrestre in ambito locale sulla base della posizione nella graduatoria sopracitata (ciò comporterà la modifica di quasi tutti gli attuali posizionamenti LCN con evidenti ripercussioni estremamente negative per tutte le emittenti che, in tal modo, perderanno la propria ricevibilità tecnica da parte di ogni decoder fino alla relativa risintonizzazione).
Occorre altresì rilevare che la previsione di ulteriori gare per assegnare reti e graduare i fornitori di servizi di media audiovisivi (anche ai fini delle nuove attribuzioni LCN) contribuirà al mantenimento di una situazione di incertezza permanente, con ulteriori appesantimenti burocratici per le imprese.
Il disegno di legge approvato… prevede inoltre, un incremento annuo, per quattro anni, a partire dal 2015, delle misure di sostegno per Tv e Radio locali di Euro 20.000.000 (in tal modo lo stanziamento 2015 dovrebbe diventare di circa euro 48.406.000, di cui l’85% per le Tv locali e il 15% per la radiofonia).
Ricordiamo che nel frattempo è terminata lo scorso 10 dicembre la consultazione pubblica del Ministero dello Sviluppo economico sullo schema di provvedimento che fissa i criteri e le modalità per l'attribuzione delle sopracitate misure economiche di natura compensativa (di complessivi euro 51.026.000) in favore degli operatori abilitati alla diffusione di servizi di media audiovisivi in ambito locale, per la liberazione delle frequenze riconosciute a livello internazionale ed utilizzate dai Paesi confinanti, pianificate ed assegnate ad operatori di rete televisivi in Italia ed oggetto di accertate situazioni interferenziali.
È probabile che il Ministero emani tale provvedimento dopo l’entrata in vigore della legge di stabilità 2015 (cui è direttamente collegato) e, quindi, nel corso del mese di gennaio”.
Amaro il commento sempre dell’associazione Aeranti-Corallo su queste norme, che si sperava potessero essere modificate:
“Le aspettative che le Tv locali riponevano, all’indomani dell’insediamento dell’attuale Governo, erano elevate.
Si pensava che, finalmente, sarebbe stato possibile ottenere incentivazioni per la ripresa del mercato pubblicitario (prodromica, peraltro, a una ripresa dei consumi) e una forte sburocratizzazione degli adempimenti amministrativi. Si auspicava, inoltre, una politica di superamento del cosiddetto “duopolio”, con un rafforzamento del pluralismo informativo sul territorio.
Ad oggi, dobbiamo, tuttavia, con grande delusione, constatare che le norme della Legge di Stabilità 2015 stanno andando in una direzione opposta. In particolare, con tali norme, vengono poste le basi per marginalizzare l’emittenza televisiva locale al ruolo di semplice fornitore di servizi di media audiovisivi (viene confermata la chiusura di 144 operatori televisivi locali, fissando al riguardo la data del 30 aprile 2015; alcune frequenze attualmente libere non vengono assegnate agli operatori di rete locali che devono cessare l’attività, bensì a nuovi soggetti che potrebbero anche essere operatori nazionali; vengono previste gare tra i fornitori di servizi di media audiovisivi locali per accedere alle reti dei pochi operatori locali esercenti frequenze assegnate all’Italia, con ciò facendo ipotizzare che, nell’arco dei prossimi anni, si intendano revocare ulteriori assegnazioni frequenziali alle Tv locali) e vengono ulteriormente rimesse in discussione le numerazioni Lcn delle sole Tv locali. Sono scelte politiche inaccettabili per un sistema televisivo misto nazionale-locale.
Sono scelte politiche che vanificano tutti gli investimenti tecnologici e strutturali per la transizione al digitale effettuati dalle Tv locali, mettono a rischio la continuità aziendale di centinaia di emittenti televisive locali e l’occupazione di migliaia di lavoratori”.
Se dunque la palla in tema di Lcn sembra tornare all’Agcom, dopo la lunga fase dell’intervento (alla fine, salvo sorprese, non decisivo) del Consiglio di Stato e del Commissario ad acta, vengono un po’ i brividi a pensare che si ricomincia ancora quasi da capo su questo argomento decisivo, con il rischio di nuove cause giudiziarie, che porterebbero forse ad un’incertezza definitiva e permanente sulla materia.
Tuttavia l’associazione Confindustria Radio-Tv vede anche qualche aspetto positivo nel provvedimento del Governo:
“Il rilascio delle numerazioni LCN viene compiuto attraverso graduatorie che finalmente prevedono criteri oggettivi premiali volti a valorizzare la capacità aziendale attraverso gli ascolti conseguiti, il numero dei dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato ed il costo del lavoro giornalistico. Tali elementi sono proprio quelli su cui l’Associazione Tv Locali si è sempre battuta affinché venissero riconosciute le aziende che svolgono un effettivo ruolo informativo sul territorio, al contrario di quelle che si sono limitate ad una mera occupazione delle già
scarse risorse frequenziali…
La scelta del Governo di incentivare l’uso efficiente dello spettro attraverso bandi di gara… prevede l’utilizzo di graduatorie basate su criteri da noi condivisi in quanto oggettivi e facilmente riscontrabili (ascolti conseguiti, numero di dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, costo del lavoro giornalistico). Tali criteri descrivono il quadro reale delle aziende che svolgono una vera attività di pubblico servizio e rappresentano uno strumento che premia i soggetti con dignità d’impresa, capaci di produrre validi contenuti editoriali…
Desta di contro forte perplessità il comma 9-ter dell’emendamento che contiene quanto richiesto dall’Associazione Tv Locali con riferimento all’assegnazione agli operatori locali delle nuove
frequenze disponibili (cioè quelle attribuite a livello internazionale all’Italia e non assegnate ad operatori di rete nazionali) attraverso la procedura di “beauty contest”. Infatti i criteri di assegnazione
delle frequenze non possono essere condivisi in quanto si basano su elementi non oggettivi, di difficile valutazione, e soprattutto facilmente alterabili e quindi rischiano di generare risultati distorti”.
Ancora brutte notizie, infine, su un altro fronte fondamentale per le Tv locali, quello dei canoni per l’uso delle frequenze. Il Governo aveva predisposto un emendamento per rinviare di un anno la riforma predisposta dall’Agcom, che abbassa le somme a carico di Rai e Mediaset e alza molto quelle dovute dalle Tv locali che siano operatori di rete, lasciano nel frattempo le cose come stavano (si pagava dunque ancora l’1% del fatturato). Ma in sede di dibattito parlamentare la norma è caduta, anche per problemi di copertura. Si spera ora in nuove decisioni sulla stessa linea, sia pure in altra sede, da parte del Governo.