Diciamola tutta: mentre l’Europa e il mondo intero sono alle prese con il tremendo problema del terrorismo, ci voleva proprio la Rai per convincerci a dedicare un po’ d’attenzione, nel bel mezzo dell’estate, alle classiche questioni ‘casalinghe’, che poi sono connesse strettamente, come sempre, al dibattito politico interno; quest’ultimo - va detto - nell’estate 2016 langue come poche volte volte prima, dopo la ‘scossa’ delle amministrative, la malattia e poi la ripresa di Berlusconi e in attesa del mitico referendum costituzionale, di cui si parla da mesi e mesi, senza che sia nota neppure la data effettiva.
A risvegliare la sonnolenta atmosfera estiva di Montecitorio e dintorni poteva allora essere solo la questione che a molti sembra (purtroppo) la più importante di tutte: che succede in Rai, chi comanda e governa e nell’interesse di chi si muove. In realtà fino a poco tempo fa la ‘presa’ di Renzi sull’azienda non sembrava essere più in discussione: al vertice (con poteri mai così ampi prima) c’era una persona considerata affidabile, le nomine nelle reti, alla fine, erano andate come dovevano andare, il presidente del Consiglio campeggiava per vari minuti nei Tg per l’una o l’altra delle sue iniziative e discorsi (ogni tanto anche nelle vesti di segretario del PD), lo sgradito ‘Ballarò’ di Giannini aveva concluso il suo ciclo, i nuovi rinnovati palinsesti autunnali avevano visto la luce e li vedremo presto alla prova. E ancora, ci sono ascolti che reggono bene e soprattutto le ‘meraviglie’ del canone in bolletta, che garantiranno introiti aggiuntivi (con ogni probabilità) a tutta l’azienda.
Ma, mentre la popolarità di Renzi sembra ora un po’ in caduta libera, ecco che fra il PD (o una sua parte rilevante) e la Rai resta un po’ di tensione, anche perché l’opera non è stata completata con le nomine nei Tg e la ‘prova suprema’ del referendum si avvicina.
In mezzo a tutto questo è piombato il clamoroso polverone dei mega-stipendi, che non sembra essere stato gestito nel modo migliore dal vertice di Viale Mazzini, ivi comprese alcune dichiarazioni tese a ‘minimizzare’ della presidente Maggioni.
Comunque sia, finalmente nero su bianco (era però una scadenza prevista da tempo e a suo tempo ‘rivendicata’ in nome della ‘trasparenza’ dell’azienda), ecco le cifre corrisposte ai dipendenti (e non solo, anche ai consulenti, e ci sono anche gli appalti) di più alto rango, che poi (come facilmente prevedibile) non potevano che provocare parecchio scandalo, per l’entità delle somme in ballo.
Nulla di molto nuovo sotto il sole, in realtà, ma vedere confermate direttamente da Viale Mazzini retribuzioni che a dir poco sconcertano, con quasi un centinaio di persone che a vario titolo superano i 200.000 euro l’anno di stipendio, con un DG (o AD, se volete) che supera invece i 600.000, insomma queste cose non hanno certo giovato alla popolarità del nostro famoso servizio pubblico e alla voglia di pagare il canone. Va detto tuttavia che scandalizzarsi periodicamente per cose anche assai note (come la retribuzione da direttori assegnata anche agli ex direttori o il superamento, anche questo tutt’altro che ignoto, per via del ‘lodatissimo bond’ di Gubitosi, del ‘tetto’ dei 240.000 euro per i dirigenti delle aziende pubbliche) lascia alla fine il tempo che trova e infatti, dopo vari proclami, è probabile che (quasi) tutto prosegua imperterrito. Ma Campo Dall’Orto potrebbe anche, in realtà, iniziare una strada diversa, se davvero lo volesse e potesse, un po’ più ‘virtuosa’ e ‘moderata’ in tema di stipendi. Ma resta il fatto che i ‘penalizzati’ potrebbero tentare la strada dei ricorsi legali e quindi non c’è poi molta speranza che le cose cambino davvero.
Ma dopo questo ‘antipasto’ di luglio, ecco il ‘piatto forte’ di agosto per la Rai e il mondo politico: si va davvero (se ci si riuscirà, però, perché non è affatto detto, dopo le roventi polemiche preventive di questi giorni) alle nomine nei Tg e nel mirino c’è sempre, dopo RaiTre, soprattutto il Tg3 di Bianca Berlinguer, abbastanza inviso a Renzi e ai renziani, forse perché la rete da sempre più ‘vicina’ al partito non è ritenuta così ‘affidabile’.
Ora, perché, giunti quasi a Ferragosto, ci si debba accapigliare così tanto su chi dirigerà i Tg Rai fa parte dei ‘misteri italiani’, così come sfugge (ma forse non sfugge affatto) perché dopo tanti mesi di attesa si debba provvedere alle nomine - e financo forse alla nuova linea e organizzazione informativa della Rai - proprio alla vigilia delle ferie. Sarà questione di (tentati) blitz estivi? Chissà…
Alla fine, comunque vada (a ‘Millecanali’ andiamo comunque in ferie fino a dopo il 20 agosto, per forza di cose), ci si domanda, un po’ angosciati: ma sarà sempre così alla Rai?
Crediamo in effetti che anche in autunno la musica non cambierà e le polemiche continueranno roventi anche quando il solleone sarà solo un lontano ricordo. Questo è quello che passa il convento - si sa - e se l’entusiasmo è relativo, resta un po’ di curiosità su quel che succederà ancora a Viale Mazzini.
Intanto sono stati resi noti - ironia della sorte - i risultati della famosa consultazione pubblica on line ‘CambieRai’, in vista di rinnovo di Convenzione e contratto di servizio.
Proveremo a riferire anche di questo dopo le ferie.