Letta resta, i problemi pure

Editoriale ottobre 2013 –

Quella che è andata in scena mercoledì 2 ottobre nelle aule parlamentari, con l’imprevedibile ‘ribellione’ di diversi senatori (e deputati) al diktat di Berlusconi di votare contro il Governo Letta, con il ‘delfino Alfano’ e il ‘fido Cicchitto’ a capitanare una pattuglia parlamentare decisa a disobbedire al volere del capo di sempre, sarà davvero la fine politica, tante volte annunciata, di Berlusconi e pure, magari, del ‘Berlusconismo’? Dopo almeno due decenni di un Centro-Destra immobile, tutt…

Quella che è andata in scena mercoledì 2 ottobre nelle aule parlamentari, con l'imprevedibile 'ribellione' di diversi senatori (e deputati) al diktat di Berlusconi di votare contro il Governo Letta, con il 'delfino Alfano' e il 'fido Cicchitto' a capitanare una pattuglia parlamentare decisa a disobbedire al volere del capo di sempre, sarà davvero la fine politica, tante volte annunciata, di Berlusconi e pure, magari, del 'Berlusconismo'? Dopo almeno due decenni di un Centro-Destra immobile, tutto teso a difendere le ragioni e soprattutto gli interessi del Cavaliere, vedremo davvero qualcosa di diverso, che ci restituisca finalmente al novero dei Paesi 'normali', con due schieramenti politici che 'si riconoscono' e si contendono 'lealmente' la leadership e il Governo? Solo a dirlo, ci accorgiamo che sarebbe una rivoluzione e segnerebbe la fine delle tante anomalie che caratterizzano da tempo il nostro Paese. Una in particolare ci riguarda da vicino: la fine dei legami stretti fra la politica e la Televisione, con il conflitto di interessi che incombe imperterrito sull'Italia dal 1993 (ma anche prima, in virtù degli stretti legami fra il Psi di Craxi e la Fininvest) e rende intoccabile l'attuale situazione, il duopolio Rai-Mediaset per capirci, con Sky quale unica eccezione, grazie alla straordinaria potenza di fuoco 'universale' del gruppo Murdoch.

Ebbene, che un giorno il conflitto di interessi non ci sia più, che persino alla Rai riescano magari a respirare quanti non intendono riconoscersi nelle 'quote partitiche' che da sempre paralizzano l'azienda e che si riesca a fare Televisione senza avere come riferimento principale la politica, ecco, lasciateci sognare almeno questo mese che accada, che il nostro Paese sia alla vigilia di questa svolta che cambierebbe nel profondo la Penisola.

In attesa di una 'nuova Italia', ci teniamo però quella vecchia e prima di tutto resta il Governo Letta, che, in carica fra molte contraddizioni da pochi mesi, rischiava di esaurire subito la sua parabola. Sarà un bene? Meglio riservarsi il giudizio rimandandolo ai prossimi mesi, anche nel campo specifico dei media e della cultura, con la nota che un decreto legge in quest'ultimo settore, atteso per non mandare in malora un po' tutto, è andato in porto in Parlamento proprio poco prima della stesura di queste righe. Letta ha tenuto dunque fede, sia pure con molto affanno, alla promessa di non tagliare il settore della cultura, in presenza di una crisi duratura, perfida e crudele.

Sarebbe ora di sapere anche, crediamo, quali siano le intenzioni del Governo in materia di media e Televisione. Per i giornali sono state spese molte belle parole ma siamo solo agli annunci. Per la Tv, ci si balocca per ora con argomenti un po' astrusi come il contratto di servizio Stato-Rai, mentre tutto il resto resta al palo. È evidente che fra i 'patti' concordati qualche mese fa per costituire il Governo Letta c'è quello di toccare il meno possibile gli equilibri del settore televisivo.

Così è se vi pare e l'intervista di Maurizio Giunco su questo numero, in occasione della costituzione della nuova Confindustria RadioTv, ci pare emblematica, per esempio, per il settore delle Tv locali: restano poche speranze per buona parte delle emittenti, quelle che vogliono provarci ancora si ritroveranno sotto questo ombrello, gli altri chissà.

Il panorama è fosco, i problemi sono ancora tutti lì ma per fortuna c'è chi ci diverte ancora. Sono gli immancabili 'grillini' che cercano in ogni modo di farsi notare con azioni eclatanti, tipo scalare la 'vetta' di Montecitorio o invadere la Rai in nome della libertà. Imprese che sanno un po' di Pannella e di radicali di buona memoria e che non servono a nulla se non a rincuorare le truppe e a trovare un po' di spazio sui giornali. Come dire, per ora è così, ma un giorno andremo al Governo e allora sì che ci divertiremo.

Noi un po' meno, magari.

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