Il Parlamento Europeo vota a maggioranza un documento contro la crescente concentrazione di proprietà o controllo nella Tv e nei media. E l’Italia è, più di altri, “nel mirino delle critiche”…
Con l'approvazione della relazione di Roy Perry, il Parlamento Europeo ha colto l'occasione della quarta relazione della Commissione Europea sull'applicazione della direttiva «Televisione senza frontiere» (2001-2002) per ribadire la necessità di una revisione approfondita della direttiva stessa, tenendo conto dei recenti sviluppi tecnologici e delle modifiche strutturali del mercato audiovisivo europeo.
I deputati hanno insistito sul fatto che la revisione debba basarsi sugli stessi principi ispiratori dell'attuale direttiva: libera circolazione delle trasmissioni televisive europee, libero accesso agli avvenimenti importanti, promozione di opere europee indipendenti e prodotte di recente, protezione dei minori e dell'ordine pubblico, tutela dei consumatori. Tali principi dovrebbero essere fissati in un «pacchetto quadro sui contenuti» che consolidi il diritto comunitario mediante la fusione della direttiva «Televisione senza frontiere», della direttiva sul commercio elettronico e di quella relativa ai diritti d'autore per quanto riguarda la trasmissione via satellite e la ritrasmissione via cavo.
Molto interessante il riferimento al problema della concentrazione dei media (assai sentito nel nostro Paese): i deputati hanno ribadito che il pluralismo nella telediffusione costituisce un'importante garanzia di democrazia e diversità culturale. In proposito, essi hanno espresso preoccupazione per la crescente concentrazione di proprietà o controllo nella telediffusione e nei media di altro tipo.
La Commissione è stata invitata a verificare i livelli di concentrazione dei media in Europa e a presentare, all'inizio del 2004, un Libro Verde aggiornato sulla questione.
In un altro documento approvato ieri il Parlamento Europeo ha altresì ugualmente deplorato che nell'UE il problema della concentrazione del potere mediatico nelle mani di alcuni gruppi non abbia ancora trovato una soluzione legislativa e ricordato la risoluzione approvata il 20 novembre 2002 nella quale si affermava la necessità di creare un mercato europeo dei media per far fronte a una crescente disparità tra le regolamentazioni nazionali e salvaguardare la libertà e il pluralismo dell'informazione.
L'Aula, con esplicito riferimento al nostro Paese, ha poi deplorato «che, in particolare in Italia, permanga una situazione di concentrazione del potere mediatico nelle mani del Presidente del Consiglio, senza che sia stata adottata una normativa sul conflitto d'interessi».
I deputati hanno infine respinto ogni violenza o intimidazione che possa minacciare il libero esercizio della professione giornalistica e chiesto alla Commissione di assicurare che i media pubblici e privati forniscano un'informazione corretta ai cittadini, evitando discriminazioni e garantendo l'accesso a diversi gruppi, culture e opinioni.