L’Italia, già in una posizione poco esaltante, scende al 61° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta ogni anno da Reporters sans Frontieres. I criteri di giudizio dell’associazione francese.
L'Italia fa putroppo un grosso scivolone, dal 50° al 61° posto nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta pogni anno da Reporters sans Frontieres. Tra i Paesi europei in risalita, invece, la Francia, al 38° (dalla posizione 44), la Spagna al 39°, mentre ai primissimi posti restano Finlandia, Norvegia e Paesi Bassi.
Tra i nuovi ingressi nella top 20 dei Paesi africani Capo Verde e Namimbia, dove gli osservatori internazionali hanno accertato che non esistono limitazioni all'attività giornalistica, mentre perdono terreno anche gli Stati Uniti, dal 20° direttamente al 47° posto, per alcuni gravi episodi registrati nell'ultimo periodo, vedi Occupy Wall Strett, soprattutto nel mondo dell'informazione digitale.
In fondo alla classifica l'Eritrea con Cina, Turkmenistan, Corea del Nord e Siria; pessima anche la situazione per i giornalisti in Russia (142) con Uganda e Bielorussia dove c'è stato un inasprimento contro la libertà di stampa. Anche il Brasile, potenza economica emergente, ha fatto un balzo indietro, al 99esimo posto (l'anno scorso sono morti 3 giornalisti-blogger).
La classifica è stata stilata tenendo conto degli avvenimenti accaduti tra il 1 dicembre 2010 e il 30 novembre 2011 e non prende in considerazione l'insieme delle violazioni dei diritti dell'uomo ma solo quelle nei confronti della libertà di stampa e informazione.
Per poter stilare questa classifica, Reporters Sans Frontières ha realizzato un questionario rappresentante i principale criteri, 44 in totale, che permette di valutare la situazione in un dato Paese. Il questionario raccoglie l'insieme delle violazioni nei confronti di giornalisti o cyberdissidenti (uccisioni, incarcerazioni, aggressioni, minacce ecc.) o contro i mezzi di informazione (censure, blocchi, perquisizioni, pressioni ecc.). Testimonia anche il grado di impunità di cui godono gli autori delle violazioni nei confronti della libertà di informazione ma misura altresì l'autocensura esistente in ciascun Paese e, anocra, valuta la capacità di critica e di investigazione della stampa e le pressioni economiche.
Il questionario tiene poi conto del quadro giuridico che regola il settore dei media (sanzioni per reati d'informazione, monopoli di Stato in determinati settori, regolamentazione dei mezzi di informazione ecc.) e il livello di indipendenza dei media pubblici. Include altresì le violazioni nei confronti della libertà di informazione su Internet. Nella metodologia di ricerca si è tenuto conto degli abusi da parte dello Stato ma anche di quelli perpetrati dalle forze armate, dalle organizzazioni clandestine o da gruppi di pressione.
Il questionario è stato affidato alle organizzazioni che collaborano con Reporters senza frontiere (18 associazioni che si occupano di difesa della libertà di stampa e informazione sparse nei 5 continenti), alla sua rete di 150 corrispondenti, a giornalisti, ricercatori, avvocati o militanti difensori dei diritti dell'uomo.