Cambia il Governo ed il Comitato Media e Minori viene nuovamente bloccato. Una testimonianza diretta di Remigio Del Grosso.
“Al Comitato Media e Minori del Ministero dello Sviluppo Economico è affidata l'attuazione del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori, che nasce dalla volontà delle emittenti televisive pubbliche e private, nazionali e locali, di migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai minori. Il Codice, sottoscritto come atto di natura privata, è stato recepito in via legislativa, diventando vincolante per tutte le emittenti a prescindere dalla sottoscrizione dello stesso e dalla tipologia di piattaforma utilizzata (analogica, satellitare, digitale terrestre, Iptv).
Negli ultimi anni la storia del Comitato è stata particolarmente travagliata, tanto da far sorgere il sospetto che sia le emittenti televisive che le Istituzioni preposte non siano più tanto convinte della bontà dell'iniziativa varata una decina di anni fa.
Per comprendere tutto il disorientamento di esperti e studiosi del settore, delle associazioni di utenti, di telespettatori e di genitori, è utile ripercorrere le tappe di quello che sembra un progressivo disimpegno generale dalle tematiche di tutela dei minori rispetto a quanto propinato quotidianamente sul piccolo schermo (come abbiamo scritto ampiamente anche sull'ultimo numero di 'Millecanali'; N.d.R.).
Il 13 luglio 2011, il Presidente del penultimo Comitato Media e Minori, Franco Mugerli, rilascia la seguente dichiarazione: “È un fatto grave che un'interpretazione dell'Autorità regolamentare vanifichi disposizioni di legge e del Codice di autoregolamentazione che il Comitato ha sempre ritenute chiare ed inequivocabili, rischi di compromettere l'esito favorevole del numeroso contenzioso pendente con Sky innanzi al Tar del Lazio su tale dibattuta questione, avvalori il rifiuto di Sky di non essere tenuta all'osservanza del Codice. Il Comitato fa appello al Ministro on. Paolo Romani perché si adoperi per la piena attuazione di questo dettato di legge che porta il suo nome. È con sconcerto e preoccupazione che il Comitato Media e Minori accoglie la delibera dell'Agcom che ha archiviato il procedimento con cui, in seguito a una risoluzione di violazione adottata dal Comitato Media e Minori, aveva contestato alla società Sky Italia S.r.l. di aver trasmesso sul canale satellitare Sky Cinema 1 in data 11 giugno 2010 dalle ore 21 il film vietato ai minori di 14 anni dal titolo “Uomini che odiano le donne”.
Il 21 dicembre 2011, lo stesso Franco Mugerli (apprezzato ex redattore di Millecanali, fra l'altro; N.d.R.), in occasione della Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza promossa dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, lancia l'allarme di una possibile procedura d'infrazione da parte della Commissione europea perché in Italia manca una sufficiente protezione dei minori in Televisione: “Recenti disposizioni contenute nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi, meglio noto come 'Decreto Romani', contrastano con il divieto assoluto alla trasmissione di programmi gravemente nocivi per i minori (pornografia e violenza efferata) sancito dalla Direttiva europea sui servizi di media audiovisivi”. “La Commissione europea - dichiara Mugerli - ha chiesto informazioni alle autorità italiane in merito al recepimento della Direttiva. Ritenendo che la risposta italiana non sia stata pienamente soddisfacente, in particolare per quel che riguarda il tema della tutela dei minori nei servizi lineari e su richiesta, nell'ottobre scorso la Commissione europea ha avvertito il governo italiano che si potrebbe arrivare a procedure d'infrazione”.
Nel gennaio del 2012, il past President Franco Mugerli chiede all'allora Ministro Passera di «rinnovare con urgenza l'organismo. Il 23 dicembre scorso si è concluso il mandato di un elevato numero di componenti e anche del presidente del Comitato, che non è più in grado di riunirsi e di far fronte alla quotidianità delle segnalazioni collegate alla programmazione televisiva».
Nell'agosto 2012, sempre il presidente uscente del Comitato, Franco Mugerli, scrive una lettera aperta al Direttore del 'Corriere della sera', Ferruccio de' Bortoli, ed al direttore del settimanale 'Sette Tv', Pierluigi Vercesi, nella quale viene ribadito che “il Comitato non è sessuofobico, né esce da una sacrestia, come traspare dal servizio di 'Sette Tv'. Vi sono rappresentati diversi orientamenti sul piano scientifico, culturale e politico ed i suoi componenti sono espressioni di Istituzioni, Imprese televisive e Utenti. Nel corso degli anni gli interventi del Comitato hanno sanzionato, come da Codice, contenuti eccessivamente violenti o morbosi, stereotipi di genere, spettacolarizzazione dei conflitti familiari, rappresentazione eccessivamente cruda di notizie riguardanti conflitti e delitti, specie se coinvolgenti minori, notizie che riguardavano bambini in condizioni di disagio. È del tutto fuorviante definire quest'azione censoria. Il Comitato agisce dopo che la trasmissione è avvenuta, per effetto di reclami provenienti dai telespettatori. Quanto al Parental control, citato nel servizio come la possibilità da parte dei genitori di bloccare qualunque contenuto ritenuto nocivo, si tratta di uno strumento che non è dotato di efficienti garanzie per un'effettiva tutela”.
Il 28 marzo 2013, sul giornale “Avvenire” viene riportata una dichiarazione dello stesso Franco Mugerli, a commento della decisione dell'Agcom di non sanzionare la Rai, per la serie Tv andata in onda su Rai4 “Fisica o chimica”, afferma: «Si è preferito mettere da parte il Comitato perché poteva dare fastidio. L'ente che dovrebbe essere prepo¬sto alla garanzia dei telespettatori non ha gradito la mia indipendenza da in¬teressi molto netti». Mugerli fa anche notare che «nessuna forza politica in campagna elettorale ha fatto menzio¬ne della questione televisione. Certo, è il segno che ci sono altre priorità. Ma non si capisce che l'emergenza e¬ducativa è decisiva per affrontare altre crisi. C'è una grande miopia da¬vanti a questa tematica. Spero che il Comitato venga ricostituito perché il nostro compito non è repressivo, ma è quello di tenere desta l'attenzione e di proporre uno stimolo costruttivo nei confronti delle stesse emittenti».
Il 17 aprile 2013 viene inviata al Ministero dello Sviluppo economico una Diffida, a firma dei rappresentanti delCodacons, dell'Associazione Italiana Genitori, dell'Associazione utenti del servizi radiotelevisivi, del Coordinamento Genitori Democratici, del Moige e dello scrivente dott. Remigio del Grosso delegato del CNU-AGCOM, mirata a sollecitare la nomina dei componenti del Comitato Media e Minori, che “dal 23 dicembre 2011 non è più in grado di assolvere alle proprie delicate funzioni, per l'avvenuta decadenza dei suoi membri ed in quasi un anno e mezzo il Mise non ha provveduto alla sua ricostituzione, nonostante le sollecitazioni delle associazioni dei telespettatori, dei genitori e dello stesso Consiglio Nazionale degli Utenti di Agcom, che ha più volte stigmatizzato il comportamento del Ministro che "non ha ritenuto opportuno nemmeno di spiegare i motivi del gravissimo ritardo nella ricostituzione del Comitato, uno dei pochi strumenti di tutela dei minori nei confronti delle emittenti televisive che spesso violano impunemente le norme del Codice di autoregolamentazione, con programmi offensivi della dignità dei minori e negativi per la loro formazione".
Nel giugno 2013, infine, sul periodico dell'associazione dei telespettatori cattolici Aiart, il suo Presidente Luca Borgomeo, così si esprime sulla mancata ricostituzione del Comitato media e Minori: "C'era una volta il Comitato media e minori. Nel lontano dicembre del 2011 è scaduto e non è ancora stato ricostituito. La responsabilità è dell'Agcom e del ministero dello Sviluppo economico, dipartimento della Comunicazione. Questo non è un giudizio: è la mera constatazione dei fatti. La responsabilità di "aver precluso agli utenti la possibilità di segnalare i tanti casi di violazione delle norme che tutelano (o dovrebbero tutelare) i minori è tutta delle Istituzioni". Il blocco delle attività del Comitato giova alle emittenti (Mediaset e Rai in particolare). Alle istituzioni (Governo, Parlamento e Agcom), sempre attente (per usare un eufemismo) alle esigenze delle emittenti, la sospensione dell'attività del Comitato non è motivo di preoccupazione. E così passa il tempo e del Comitato non parla più nessuno. Salvo l'Aiart, altre associazioni e il Cnu" (Consiglio nazionale degli utenti), "che ha addirittura scritto sia al presidente del Consiglio sia al presidente della Repubblica per denunciare questa ennesima prova dell'insensibilità delle istituzioni rispetto al tema della tutela dei minori nel loro rapporto con i media (tv, internet e videogiochi). Sui temi della comunicazione, da oltre un decennio, non si muove foglia che il monopolio Mediaset-Rai non voglia. E a farne le spese - in termini di minore pluralismo nell'informazione, di degrado culturale e morale dei programmi televisivi, di sempre meno efficace tutela degli utenti - sono non solo i telespettatori, ma tutta la comunità nazionale costretta a subire le conseguenze del disastrato sistema televisivo italiano".
Finalmente il 17 luglio 2013, dopo quasi due anni di inattività, il Comitato viene ricostituito con decreto del Ministro dello Sviluppo Economico e il 23 ottobre 2013 si insedia a tutti gli effetti. Le ragioni del grave ritardo nella nomina dei nuovi componenti non sono mai state rese note, ma si possono facilmente intuire, anche alla luce di quello che sta accadendo in questi giorni.
Orbene il Comitato, per essere pienamente operativo e senza oneri per il Ministero, ha usufruito fin dall'inizio di 4 segretarie messe a disposizione da un'associazione appositamente costituita da tutte le emittenti televisive, segretarie che sono state regolarmente remunerate anche durante i quasi due anni di inattività del Comitato.
L'11 marzo 2014 - a distanza di qualche settimana da alcune decisioni adottate dal Comitato particolarmente punitive nei confronti dei due maggiori gruppi televisivi italiani, in particolare nei confronti della Rai che, in piena fascia protetta (15,30), aveva mandato in onda per oltre un minuto su Rai News un servizio sul film 'Nymphomaniac' con scene di fellatio ed altre decisamente pornografiche - il presidente dell'associazione tra le emittenti dott. Patrizio Rossano (Rai), licenzia in tronco le 4 segretarie, consegnando loro una lettera in cui specifica che “l'assemblea dei soci ha preso atto dell'impossibilità del raggiungimento degli scopi sociali e pertanto ha stabilito la messa in liquidazione con decorrenza immediata”.
I lavori del Comitato si sono così nuovamente bloccati e non si sa quando e se riprenderanno, perchè nè il Segretario Generale del MiSE, dott. Antonio Lirosi, nè il Direttore Generale competente, dott.a Rosanna Lanzara, hanno ancora fatto sapere se provvederanno a sostituire il personale licenziato con altri dipendenti del Ministero.
E mentre il Comitato sta morendo per così dire di eutanasia, in Rete appare la notizia che in quel di Alessandria, il locale circolo socialista ha organizzato, d'intesa con il Presidente del Comitato Media e Minori, un convegno dal titolo “la televisione che vorrei”. Tra i relatori spiccano i rappresentanti di Mtv, emittente plurisanzionata dallo stesso Comitato e che forse sta per lasciare il n. 8 del telecomando, nonchè quelli di Sky, il monopolista satellitare presente sul DTT con il canale Cielo, che si rifiuta di aderire al Codice e contesta sistematicamente tutte le sanzioni ricevute davanti ai giudici amministrativi. Presente anche la moglie di Piero Fassino, la sen. Anna Serafini che però brilla per le sue ripetute assenze in seno al Comitato. Piccolo (?) conflitto di interessi, infine, per un altro membro (supplente) del Comitato, l'avv. Andrea Catizone Folena di Eurispes, che ha curato la ricerca presentata nell'occasione.
Come si vede opportunità ed inopportunità si mescolano nella storia di questo Comitato ed a farne le spese sono sempre gli attori più indifesi”.
Per chiarire meglio questa indecorosa vicenda riportiamo alcune notizie d'agenzia:
L'Associazione Tv e Minori, costituita da Rai (42,5%), Mediaset (42,5%), HMC (5%), Areanti-Corallo (5%) e FRT (5%), che in base alla legge deve garantire l'attività del Comitato Media e Minori, ha licenziato in tronco i 4 dipendenti che con diligenza da oltre 10 anni assicuravano l'operatività del Comitato.
Esprimiamo sdegno e solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie, assicurando sostegno nelle azioni sindacali e legali che saranno intraprese”. Lo afferma Luca Borgomeo, presidente dell'associazione di telespettatori cattolici.
“C'è il timore che con questa iniziativa le emittenti intendano sostanzialmente liquidare l'esperienza del Comitato Media e Minori, privando i minori di ogni tutela. Del resto - prosegue Borgomeo - , il Comitato Media e Minori ha ripreso solo da pochi mesi la sua attività, dopo essere stato 'sospeso' per quasi due anni, per responsabilità dello Sviluppo Economico e dell'Agcom. L'Aiart richiede l'intervento urgente del Ministro del Lavoro (questi licenziamenti sono all'insegna del Job Act?), del Ministro dello Sviluppo Economico, della Commissione parlamentare di Vigilanza, della Commissione parlamentare dell'Infanzia, dell'Agcom. Rai e Mediaset intervengano per revocare gli ingiusti licenziamenti e garantire al Comitato la necessaria operatività”.
Secondo Barbara Apuzzo (segretaria nazionale Slc Cgil), infine, “si tratta di lavoratrici che dispongono di professionalità e competenze non facilmente riscontrabili in altri soggetti, come attestato, tra l'altro dal livello di inquadramento loro riconosciuto. Il lavoro da loro prodotto per il Comitato è stato utilizzato per le relazioni ufficiali dello stesso e per le audizioni presso la Commissione parlamentare di Vigilanza mentre dal momento del licenziamento si sono già accumulate numerose segnalazioni che non vengono esaminate nel merito.
Slc Cgil si schiera a fianco delle quattro lavoratrici chiedendo a Rai e Mediaset un intervento urgente per revocare i licenziamenti e recuperare così le condizioni necessarie per garantire il servizio a tutela dei minori. Al Ministero dello Sviluppo Economico, alla Commissione parlamentare di Vigilanza, alla Commissione parlamentare dell'Infanzia, all'Agcom chiediamo inoltre di far sentire la propria voce, perché è inconcepibile che nel nostro paese si consumino atti del genere nel silenzio più assoluto da parte delle istituzioni”.