Liguria: media in seria crisi

La situazione assai preoccupante dei media radiotelevisivi della Liguria, fra licenziamenti e cassa integrazione.

Non è una novità e, purtroppo, la notizia si aggiunte alle tante provenienti da altre regioni d'Italia. L'informazione ligure, compresa quella delle emittenti locali, è in forte crisi.

A Radio 19, emittente de 'Il Secolo XIX', che sotto la direzione dell'allora direttore Lanfranco Vaccari ha iniziato le trasmissioni il 19 febbraio 2006, lo scorso dicembre sono stati licenziati i tre giornalisti che avevano un contratto a tempo indeterminato, mentre non verrà rinnovato il contratto a tempo determinato di altri due giornalisti della redazione in scadenza il 31 gennaio. La Radio, che si dice 'Il Secolo' avrebbe intenzione di vendere da tempo, verrà probabilmente affidata ad un service esterno. Sul licenziamento l'associazione dei giornalisti Liguri-FNSI non ha firmato nessun accordo, mentre ai giornalisti, come alternativa, erano stati proposti dei contratti di collaborazione.

A Radio Babboleo, unica eccezione, sono stati invece regolarizzati otto giornalisti, inquadrati con il contratto di settore Aeranti, dopo una faticosa trattativa tra l'associazione dei giornalisti Liguri -FNSI e la proprietà dell'emittente. Per gli altri scattano invece gli ammortizzatori sociali con la cassa integrazione a rotazione. A rendere problematica la situazione dell'emittente sarebbero, oltre alla crisi generalizzata, i proventi pubblicitari non ancora riscossi dalla concessionaria Radio e Reti di Renzo Campione (indiscrezioni parlano di circa un milione di euro) che lo scorso ottobre ha chiesto ed ottenuto il concordato preventivo.

Molto seria anche la situazione delle Televisioni locali. A Telecity tutti i sette giornalisti hanno usufruito degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione) mentre a Telegenova i dipendenti, attualmente con la cassa in deroga, hanno chiesto il fallimento della società. A Primocanale (emittente che applica il contratto Frt) si sarebbe invece chiusa la trattativa con i sindacati confederali e azienda per l'applicazione dei contratti di solidarietà che prevedono una riduzione dell'orario di lavoro del 50% per parte del personale, giornalisti e tecnici.

Nei giorni scorsi un appello è stato lanciato anche dalla Cgil, che ha diffuso con Slc un comunicato per esprimere preoccupazione per il settore. «Come Cgil confederale e di categoria - dice la nota - non possiamo che essere particolarmente preoccupati di questa situazione che determina o la chiusura di canali informativi o il ricorso, per la prima volta, ad ammortizzatori sociali per far fronte alla crisi con un conseguente peggioramento sia delle condizioni economiche dei dipendenti del settore che della pluralità dei media a disposizione dei cittadini e del ruolo di garante della democrazia che la Costituzione ha riservato all'informazione nel nostro Paese».

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