L’incerta libertà di stampa in Italia

Un rapporto ONU sulla libertà di informazione in Italia evidenzia le diverse magagne che affliggono il nostro Paese in materia. Tornano temi ben noti: concentrazione nei media e nella Tv, conflitto di interessi, ‘epurazioni’ alla Rai…

"La concentrazione del controllo dei media nelle mani del Presidente del Consiglio ha gravemente colpito la libertà di opinione ed espressione in Italia". È questo il giudizio dell'esperto dell'Onu sulla libertà della stampa, Ambeyi Ligabo, che qualche mese fa è venuto parecchie volte in Italia per 'capire la situazione', espresso in un rapporto reso noto il 18 marzo scorso a Ginevra. Il relatore, su mandato della Commissione dell'Onu sui diritti umani, chiede la riassunzione in Rai di giornalisti come Enzo Biagi o Michele Santoro, critica l'irrisolto conflitto di interessi e la lottizzazione e infine sollecita una riduzione dell'influenza politica sui media e richiede alcuni chiarimenti sulla legge Gasparri sulla Tv.

Naturalmente non si tratta di giudizi che fanno fare all'Italia una gran bella figura, ma la situazione dell'informazione nel nostro Paese appare in effetti, specie agli occhi di uno straniero e comunque, in generale, sul piano internazionale, piuttosto preoccupante. Nelle raccomandazioni finali del rapporto (18 pagine) redatto appunto dopo una missione in Italia, Ligabo "raccomanda con forza" che la questione del conflitto di interessi venga affrontata ed "analizzata, in consultazione con tutte le parti interessate", per trovare una soluzione che garantisca una "riduzione significativa" dell'influenza del settore politico sui media. Il rapporto redatto dal Relatore dell'Onu per la promozione e la protezione delle libertà di opinione e di espressione esorta, inoltre, il governo italiano a "rivedere la propria legislazione in modo da garantire la partecipazione di diversi attori nel settore televisivo".

Quanto alla legge Gasparri, occorre precisare "il mercato interessato dalla legge per consentire un vero controllo antritrust". Piuttosto severo il giudizio di Ligabo sulla situazione dei giornalisti in Italia. Pur scrivendo che la "stampa scritta è molto libera e fornisce una visione equilibrata della società italiana in tutta la sua diversita", l'esperto critica il sistema per l'allocazione delle sovvenzioni e dedica un intero capitolo al "deterioramento della situazione dei professionisti dei media", in particolare nel settore audiovisivo.

Il relatore teme che la concentrazione dei media privati nelle mani del Presidente del Consiglio, sommata alla sua influenza nel settore dei media pubblici, "favorisca un clima di intimidazione nel quale gli amministratori pubblici potrebbero esercitare la censura e quindi limitare seriamente la libertà di espressione e di opinione in Italia". Tale clima potrebbe inoltre favorire un fenomeno di autocensura.

L'Italià ha bisogno di un clima di "professionismo e indipendenza" nel quale gli operatori dell'informazione possano lavorare senza "l'indebita influenza dello Stato - scrive Ligabo - . L'Italia ha una forte tradizione di libertà di opinione ed espressione. Tuttavia, il governo italiano deve rivedere alcuni aspetti della sua politica".

Il documento dovrebbe essere presentato alla Commissione dell'Onu per i diritti umani riunita in sessione annuale a Ginevra il prossimo primo aprile.

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