Realizzata congiuntamente dall’Autorità Antitrust e dall’Agcom, la recente indagine sullo stato della banda larga in Italia ha riportato l’attenzione sul livello di sviluppo delle reti di nuova generazione nel nostro Paese.
Realizzata congiuntamente dalle Autorità per la Concorrenza ed il Mercato (Agcm) e l'Autorità Garante per le Comunicazioni (Agcom), relatori rispettivamente i Presidenti Giovanni Pitruzzella e Angelo Marcello Cardani, l'indagine sullo stato della banda larga in Italia ¬recentemente conclusasi ha riportato il focus sul livello di sviluppo delle reti di nuova generazione nel nostro Paese.
L¹indagine ¬ attraverso i suoi 7 capitoli ¬si propone di offrire una panoramica il più possibile esaustiva sullo stato dell'arte della banda larga in Italia, sugli investimenti, sui possibili scenari futuri e le politiche pubbliche necessarie a favorire lo sviluppo delle aree del Paese non coperte dagli investimenti privati.
L'indagine ribadisce che la realizzazione di reti di nuova generazione costituisce una esigenza prioritaria per la competitività del sistema Paese, per la realizzazione degli obiettivi della Digital Agenda for Europe (Dae), per il rilancio economico e per la crescita occupazionale. In tal senso viene evidenziata anche la necessità di un intervento pubblico in quanto le sole forze di mercato non sono sufficienti a garantire una copertura adeguata in tutte le aree del Paese. A queste dichiarazioni fa da contraltare, nella pratica, una domanda ancora bassa, una cultura digitale modesta, un diffuso analfabetismo digitale e quindi un ritardo nell'utilizzo della rete sia in famiglia che nelle imprese, peraltro ampiamente documentato dagli scoreboard della Commissione Europea.
Sul lato offerta, gli investimenti appaiono insufficienti. Piace qui ricordare che l'Italia ha risentito di particolari condizioni (svantaggiate) di partenza per lo sviluppo del broadband, a partire dall'assenza di una concorrenza dinamica tra operatori di telecomunicazione e operatori via cavo ¬ dovuta appunto alla mancanza del cavo ¬ presente in quasi tutti gli altri contesti europei. Si rimarca inoltre che gli investimenti in reti NGA next generation access network ¬implica costi irrecuperabili particolarmente alti a fronte di ricavi attesi incerti.
A questo scenario problematico si aggiungono strategie di investimento degli operatori alquanto indefinite e spesso di respiro troppo breve, circoscritte in genere ad un biennio. In questo contesto le Autorità suggeriscono un piano strategico nazionale di sviluppo delle reti di nuova generazione, supportate da politiche di sostegno della domanda e da un importante intervento pubblico in quelle aree del Paese così dette 'a fallimento di mercato'. Occorre inoltre accelerare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e sostenere forme di joint-venture tra operatori privati che mirino ad incentivare gli investimenti nell'ultrabroadband.
Dall'indagine è emerso con chiarezza che il Paese è caratterizzato da marcate asimmetrie tra le diverse aree: in quelle a condizioni di mercato più favorevoli -¬ prevalentemente le grandi aree urbane - esiste ormai concorrenza tra i diversi operatori per quanto riguarda l'Fttc (Fiber to the cabinet), trattandosi di situazioni più favorevoli per il recupero degli investimenti; nelle altre, in cui la domanda è così bassa che gli investimenti dei privati sono pressochè assenti, occorre prevedere un intervento pubblico.
Per il prossimo futuro vengono delineate due traiettorie: la prima ¬ e più probabile ¬così detta 'market driven', prevede sia l'incumbent, il soggetto che indica il percorso da intraprendere, e si concentra sullo sviluppo di una rete di tipo Fttc (Fiber to the cabinet), fino agli 'armadi' di strada. La seconda, al momento meno probabile nel contesto peninsulare, implicherebbe l'immediato sviluppo di una rete in fibra fino ai palazzi, di tipo Ftth (Fiber to the home). In entrambi i casi vengono messi in luce i rischi ed i vantaggi a livello di concorrenza, di investimenti e di innovazione.
Non resta che sperare in una pronta attuazione di queste strategie che consenta al Paese di riguadagnare un po' di 'terreno competitivo'.