Lo scoop di Ilaria

La D’Amico ha aperto ‘Exit’, la scorsa settimana, con un servizio sull’omosessualità dei sacerdoti che ha avuto pesanti conseguenze per un alto prelato.

Ilaria D'Amico ha aperto la nuova serie di 'Exit' su La7 con uno scoop che ha fatto tremare il Vaticano. Un esempio di giornalismo d'inchiesta, oltre la discussa trasmissione di Santoro, che peraltro aveva solo trasmesso un documentario acquistato dalla BBC sui preti pedofili da tempo visibile sul web.

Nell'occhio del ciclone un alto prelato, mons. Tommaso Scenico, capoufficio di uno dei più importanti dicasteri pontifici, la Congregazione per il Clero, titolare di rubriche giornalistiche su siti legati alla vita della Chiesa e del Vaticano, tra i volti più noti dell'emittente cattolica Telepace dove per anni ha curato rubriche a carattere religioso. Il prelato è stato ospite inconsapevole, e anonimo, alla puntata di 'Exit' che tra i reportage trasmessi ha presentato anche un'inchiesta sull'omosessualità dei preti nella Chiesa cattolica.

Nel servizio, quattro persone presentatesi come sacerdoti, riprese con volti e voci contraffatte, chiaramente in piazza San Pietro, avevano confessato le loro preferenze sessuali, ammettendo di essere gay.

Il filmato di 'Exit' proseguiva poi con mons. Stenico che faceva accomodare spontaneamente nel suo ufficio il suo interlocutore (un ragazzo per il quale il prelato rivelava una forte attrazione); a lui (che probabilmente nascondeva al mons. la presenza di una telecamera) rivelava con molta naturalezza la sua omosessualità, spiegando persino di "non sentirsi in peccato", ma di doverlo fare di nascosto per non essere richiamato dai superiori, vista l'attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale ed omosessualità.

Dopo la messa in onda del servizio in Vaticano qualcuno avrebbe riconosciuto la stanza del prelato dove è stato registrato il filmato, e dove si sospetta possa essere avvenuto anche qualche "episodio" a luci rosse. Alla messa in onda è seguita un'inchiesta interna nella quale è stato identificato il monsignore, immediatamente sospeso dall'incarico e denunciato alle autorità giudiziarie pontificie che hanno aperto un fascicolo a suo carico. A sua difesa il prelato ha invece dichiarato che si trattava di una 'finzione' per studiare meglio il fenomeno dell'omosessualità.

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