Un film scomodo, considerato offensivo dai musulmani integralisti, e un politico leghista che si fa in quattro per diffonderne la visione. Ecco tutti i particolari sul caso del film “Submission part I”, costato la vita al suo regista, l’olandese Theo Van Gogh.
C'è un cortometraggio di 11 minuti che, a quanto pare, spaventa tutti, dal suo stesso produttore ai musulmani integralisti, che non vogliono che sia visto. Il regista di "Submission, Part 1" - questo è il titolo dell'ormai noto film - , l'olandese Theo Van Gogh, è stato addirittura ucciso per averlo girato. Prima è stato colpito a colpi di pistola e poi sgozzato.
Contro la sceneggiatrice del film, la parlamentare olandese di origine somala Ayaan Hirsi Ali (infibulata e fuggita al matrimonio combinato), c'è una fatwa. Ayaan Hirsi Ali, che ha anche scritto il libro "Non sottomessa", dal quale è stato tratto il film, vive in una località segreta dall'uccisione di Van Gogh, qualche mese fa.
Il film, che avrebbe dovuto essere il primo di una trilogia, è stato trasmesso mesi fa dalla Tv di stato olandese. Racconta la storia di una giovane donna, data in sposa ad un uomo violento, in seguito ad un matrimonio combinato, che viene poi violentata dallo zio in casa dei genitori. Una volta rimasta incinta, viene abbandonata.
Nel film di Van Gogh la donna, con un velo nero sul capo e la schiena nuda con su scritti alcuni versi del Corano, si sfoga e se la prende con Allah per la sua condizione.
In Italia la versione integrale di "Submission" è stata trasmessa per la prima volta per i giornalisti il 18 aprile scorso; il giorno successivo è stato possibile vederlo alla Camera, su iniziativa del deputato leghista Eduard Ballaman (che, a quanto pare, ha ricevuto la cassetta del film da un «amico olandese che vuole rimanere anonimo»). La proiezione al Parlamento Europeo di Strasburgo, prevista per il 20 aprile, invece, non è stata effettuata.
Recentemente ne sono stati mandati in onda tre minuti su Tele Pordenone, mentre la Tv veneta (e semi-nazionale) Canale Italia, nonostante un certo battage pubblicitario, ha deciso di non mandarlo in onda. "Submission Part I" doveva in effetti essere trasmesso in versione integrale sull'emittente di Lucio Garbo nelle scorse settimane. "Postino speciale", che aveva recapitato la cassetta, era stato proprio l'onorevole Ballaman, arrivato da Roma.
"Era prevista la proiezione del cortometraggio di Van Gogh all'interno di "Live", un talk show che va in onda in seconda serata - ci ha spiegato Gianluca Versace, giornalista di Canale Italia e conduttore del programma citato - ; poche ore prima della messa in onda abbiamo guardato "Submission Part I" con l'onorevole Ballaman e con la direzione dell'emittente, che però ha preso immediatamente la decisione di non trasmettere il film di Van Gogh. Le motivazioni sono due: la prima era quella di non offendere la religione islamica; la seconda era legata al fatto che, essendo l'emittente aperta al dialogo, diffondere un film che molti potevano considerare offensivo per il proprio credo religioso significava chiudere questa possibilità di dialogo. Io mi sono adeguato alle decisioni della direzione della nostra emittente. Comunque non si è trattato di censura".
Successivamente a questa decisione, è comunque arrivata la comunicazione del produttore, Gijs Van Westalken, che diffidava chiunque dal trasmettere integralmente il corto del regista olandese, consentendone la trasmissione solo per un massimo di tre minuti, per puro "diritto di cronaca".
Tele Pordenone, invece, nell'ambito del programma di attualità "Esclusiva", ha effettivamente mandato in onda tre minuti del film e ne ha discusso con alcuni ospiti in studio. "Non è stato un gesto di coraggio, come hanno detto in molti - dice Gigi Di Meo, responsabile dell'emittente friulana - , ma un uso del semplice diritto di cronaca. La puntata di "Esclusiva" era dedicata a Theo Van Gogh e allora abbiamo mandato in onda una parte del filmato".
"Abbiamo ricevuto molte telefonate dopo questa puntata del programma - continua tuttavia Di Meo - , molte minacciose, alcune di insulti e improperi. Mi rendo conto che il film di Van Gogh sia provocatorio, può esserci astio nei confronti di questo film ma siamo in democrazia ed è giusto farlo vedere".
Ma perché solo una Tv locale in tutta Italia ha trasmesso uno spezzone del filmO "La Tv locale non deve essere solo un mezzo per trasmettere pagliacciate - conclude Di Meo - , ma deve essere soprattutto un mezzo di comunicazione di servizio, deve fare scoccare una scintilla, far pensare e ragionare. Ma non voglio che Tele Pordenone sia ricordata solo per il "caso" di 'Submission'. Abbiamo fatto anche tanti altri programmi importanti, soprattutto di carattere informativo".
Il fatto che a promuovere la visione del film sia stato un deputato leghista fa pensare ad una possibile 'strumentalizzazione politica'. La Lega Nord è infatti un partito che della lotta agli extracomunitari, e ai musulmani in particolare, ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia, spesso con l'uso di mezzi anche assai discutibili.
Il tema del film è tuttavia molto delicato e ricorda le polemiche sorte intorno a "Je vou salue Marie" di Godard o il caso delle opere di Ciprì & Maresco. La libertà d'espressione è un tema 'sacro', anche a nostro parere, e veti e minacce non possono essere accettate, specie se si punta su metodi violenti per farsi 'obbedire'.
Resta però il fatto che il cortometraggio di Van Gogh è da tempo visibile in versione integrale su intemet, grazie al tam tam dei blogger, e la sceneggiatura, tradotta in italiano, è già stata pubblicata dal 'Riformista'. Inoltre si può acquistare in tutte le librerie il libro da cui è tratto il film ('Non Sottomessa' di Ayaan Hirsi Ali, Einaudi 2004, 14 euro).
Non è invece comprensibile - o lo è solo in rapporto alle possibili minacce ricevute - perché si sia deciso di ritirare il film da rassegne cinematografiche come quelle di Rotterdam e di Locarno e perché non sia possibile vederlo sugli schermi del cinema o in altre televisioni italiane.