Era dura per Zaccaria e Celli, che già avevano problemi per conto loro (non manca chi li dà fin d’ora “in uscita” dalla Rai, anche se la cosa è poco probabile), trovare un sostituto degno per il Tg1,
orfano di Gad Lerner, fattosi da parte dopo l'incidente relativo all'incresciosa vicenda delle immagini di pedofilia messe in onda nelle scorse settimane. Le difficoltà erano soprattutto di ordine politico, in relazione alla campagna elettorale già di fatto iniziata.
Alla fine i due dirigenti del servizio pubblico hanno dovuto fare ricorso a un personaggio "di garanzia", richiamando in servizio nientemeno che il pensionato Albino Longhi, già a più riprese a capo del Tg1 e quindi ben consapevole dei problemi della testata e dei suoi difficili equilibri, sia interni che esterni (ovvero il rapporto con i politici, che l'esuberante Gad aveva gestito in modo molto personale, attirandosi non pochi rancori).
E dopo la durissima polemica finale di Lerner con il presidente della Commissione di Vigilanza Landolfi per una "raccomandazione", al Tg1 è già successo un po' di tutto con un Del Noce su di giri (non gradisce, da sempre, Longhi) e un Mario Giordano che, appena arrivato per chiamata di Gad, ha fatto subito le valige.
Ora è prevista la nomina di un vicedirettore "in quota Ds", visto che Longhi, richiamato più che altro per la nota capacità di gestire le situazioni di emergenza, viene considerato di area "cattolico progressista".
Intanto la Rai dovrebbe avere in questi giorni il suo definitivo contratto di servizio, mentre la proprietà è passata a una apposita Rai Holding, nata in rapporto alla liquidazione dell'IRI e con capitale in mano al Ministero del Tesoro.