‘Malpensa Italia’ non convince

La prima puntata del talk show politico di Gianluigi Paragone su RaiDue è apparsa “il solito programma”, sui soliti argomenti con il solito salotto di politici e imprenditori. Ci si aspettava altro…

Non basta un giornalista, anche relativamente nuovo per il piccolo schermo, per fare un buon talk show politico. 'Malpensa Italia', andato in onda venerdì in seconda serata su RaiDue condotto da Gianluigi Paragone, vicedirettore di 'Libero', doveva essere un talk show nuovo, il "contraltare" di 'Annozero' (in onda con tutte le sue polemiche la sera prima, giovedì, sulla stessa rete). E in parte lo è ma non riesce, almeno per ora, ad andare oltre la classica formula del talk show con i soliti politici, che venerdì sera erano Giulio Tremonti (sempre lui), l'immarcescibile Massimo D'Alema, il solito Diego Della Valle e poi Oscar Giannino, Paolo Galimberti, Giuseppe Perrucchetti, mentre in un'intervista registrata con Paragone è comparso anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Il nome della trasmissione cita un aeroporto, quello di Malpensa (nella cui sala arrivi la trasmissione viene realizzata) che ha un grande valore simbolico nella politica leghista. È lo scalo che la Lega vuole difendere dall'affossamento «che la politica romana invece vorrebbe a favore di quello di Fiumicino». Roma contro Milano quindi.

Il titolo della prima puntata era "Tengo famiglia" e in studio si parlava della crisi, con spazi di inchiesta sugli sprechi di Stato, la fuga delle imprese ad Est, la fuga dei capitali finanziari verso i paradisi fiscali e il capitalismo malato. Di nuovo i soliti argomenti. Il programma nasce con un titolo che ricorda il "vecchio" "Milano Italia", condotto prima da Gad Lerner, poi da Gianni Riotta e Enrico Deaglio, che era il tentativo di vedere le cose, la politica, l'economia e la vita sociale dell'Italia di quindici anni fa da un altro punto di vista, quello del Nord, quel Nord che allora proprio la Lega opponeva ad una Roma ladrona che era anche la sede della Rai.

Ma l'atmosfera era completamente diversa. Lerner trattava argomenti scottanti che coinvolgevano i molti ospiti in studio. Era un dibattito acceso, animato ma vero e che ricordava un po', per atmosfera e fervore, le assemblee sindacali di trenta anni fa.

Il programma attuale è stato invece definito la "risposta nordista a Annozero". E Gianluigi Paragone è un giornalista notoriamente vicino alla Lega (ha diretto 'La Padania', anche se a un certo punto non sono mancate le polemiche). È lui stesso a dire "non cerco l'imparzialità, non la voglio" (al contrario del fazioso Santoro, ammette dunque la propria parzialità). Ma oggi la Lega non sembra più avere la forza propulsiva e innovativa di una volta e invece di andare ad indagare la nuova realtà del Nord Italia, rimane sui soliti e usurati temi, reclusi nel solito "salotto" della politica, di opinionisti, economisti e giornalisti.

La prima cosa a non convincere è stata l'introduzione di Paragone, nella quale sembrava leggere la 'lezione del giorno'. I risultati di ascolto della prima puntata sono stati modesti, anche se non catastrofici: l'8,73% di share. Paragone ha dovuto lasciare il passo a 'Matrix' su Canale 5 che ha fatto il 23,21%, a 'Tv7' di RaiUno (9,23%) e all'episodio 'Il matrimonio di Dirty Sexy Money' su Italia1, oltre che al film 'Forgotten' su Rete 4 con l'11,12%. Ma ci sono ancora altre puntate in palinsesto e Paragone potrebbe riprendersi e magari anche migliorare l'assetto della trasmissione.

Elena Romanato

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