Il Cda della Rai, riunitosi venerdì 9 giugno a Viale Mazzini, ha alla fine designato per la direzione generale il direttore del Tg1, Mario Orfeo. Ora è il turno dell'assemblea dei soci e poi di nuovo del Cda ma sono passaggi solo formali, a questo punto. Il nodo era ovviamente politico e si può dire che alla fine abbia avuto partita vinta il segretario del Pd Matteo Renzi, deciso a nominare Orfeo, preferendolo ad altri e all’ipotesi, assai problematica per l’azienda, di una ‘gestione provvisoria’, in attesa che la situazione politica si chiarisse un po’ di più. Orfeo non ha anzi perso tempo e ha subito partecipato ad alcune riunioni al vertice della Rai.
In realtà la ‘partita Rai’, strettamente legata naturalmente a tutti i nodi politici del momento, si era complicata nei giorni scorsi, quando alcuni ‘papabili’ erano stati messi da parte e l’idea di recuperare l’abile Giancarlo Leone dall’Apt (e dalla sua azienda di consulenza appena costituita) si era scontrata con il rifiuto del diretto interessato. Giovedì poi è stata la giornata del ‘redde rationem’ politico alla Camera con la caduta del fragile accordo a quattro sulla legge elettorale e la rottura definitiva fra Pd e Cinquestelle. Chissà che questo alla fine non abbia agevolato la candidatura di Orfeo, che se è stata portata avanti con determinazione da Renzi (si dice anche che Gentiloni, sulla carta più direttamente coinvolto per ruolo istituzionale nella vicenda, non fosse invece entusiasta), ha completamente scontentato il movimento di Grillo, che da tempo contestava Orfeo per la sua direzione del Tg1, considerando la testata ‘troppo governativa’. Si ricorderanno anche alcune recenti contestazioni a Orfeo da parte di militanti Cinquestelle, plateali e talora decisamente ‘assai poco democratiche’.
Non a caso in Cda è stato il solo Carlo Feccero, Consigliere in ‘quota grillina’, a opporsi alla designazione di Orfeo, contrapponendogli ‘provocatoriamente’ la propria candidatura a direttore generale e annunciando di voler chiedere un'audizione pubblica in Vigilanza per “sapere chi è più competente”.
Un segnale negativo ma isolato perché agli altri Consiglieri (e ai rispettivi ‘partiti di riferimento’) la nomina va invece abbastanza bene, data la dimostrata abilità di Orfeo nel gestire i rapporti politico-giornalistici ‘che contano’.
A Orfeo, 51 anni, non manca poi la professionalità, dimostrata in particolare a ‘Repubblica’, sotto la direzione di Ezio Mauro, in specifico nei ruoli prima di responsabile del servizio politico e poi di caporedattore centrale. Oltre a ‘Repubblica’, Orfeo ha poi ricoperto ruoli di vertice nei giornali dell'editore Caltagirone, prima al ‘Mattino’ e poi al ‘Messaggero’.
In mezzo a tutti questi incarichi, una prima esperienza alla Rai nel 2009 alla direzione del Tg2 e poi, alla fine del 2012, l’approdo, grazie a Gubitosi, al Tg1, dove ora bisognerà trovare un nuovo direttore. Anche qui Orfeo ha dimostrato di saper governare una ‘macchina complicata’ come quella del telegiornale della rete ammiraglia, curando appunto attentamente anche i rapporti istituzionali.
Non a caso con la gestione Campo dall’Orto e in epoca renziana, solo lui è rimasto al timone del suo Tg, mentre al Tg2 e al Tg3 sono state fatte scelte innovative.
Naturalmente governare tutta la Rai sarà tutt’altra cosa e occorrono qui anche capacità manageriali che Orfeo sarà chiamato a dimostrare. Resta da notare come con il suo arrivo alla direzione generale, un giornalista torni al vertice di Viale Mazzini, cosa che non accadeva da qualche tempo a questa parte (la memoria torna, per esempio, al ‘mitico’ e pur abbastanza contestato Pasquarelli). Così forse non sentiremo più i comunicati contrapposti e molto ‘piccati’ fra Usigrai e azienda che sono stati letti in onda nei giorni scorsi, anche se qui c’è il giallo di chi poi scrivesse quelli aziendali, essendo Campo Dall’Orto ormai fuori gioco.
Il lavoro a Orfeo non mancherà di certo, a partire da subito. La questione dei 240.000 euro incombe ancora e la presentazione dei palinsesti Rai a fine mese è già dietro l’angolo. Ci sarà tanto da fare per lui.