Masi lascia la Rai per la Consap

Si chiude davvero – ed è una gran bella notizia – l’era Masi in Rai. Due anni in cui l’azienda pubblica è andata solo in discesa, da ogni punto di vista.

Vediamo la notizia da www.repubblica.it:

«Si è conclusa l'assemblea della Consap che ha nominato amministratore delegato Mauro Masi, che lascia così l'incarico di direttore generale della Rai, da lui ricoperto dal 2 aprile 2009. È possibile che Masi formalizzi le sue dimissioni nel cda della prossima settimana, già convocato per il 4 maggio.
Andrea Monorchio, che già ricopriva l'incarico, resta alla presidenza, carica per la quale si era fatto il nome di Maria Grazia Siliquini, parlamentare di Iniziativa responsabile, poi accantonato.
Proprio la mancata nomina di Anna Maria Siliquini alla presidenza della Consap rischia di scombinare i piani di Silvio Berlusconi, che già aveva pronta la squadra di sottosegretari da presentare in Consiglio dei ministri...

Sul fronte Rai, in pole position per la guida della direzione generale sarebbe Lorenza Lei. In ogni caso, Carlo Verna, segretario del sindacato dei giornalisti della Tv di Stato, avverte il successore di Masi: servono risposte su governance Rai ed evasione del canone. E al direttore ormai uscente l'invito a non firmare alcun atto, se non ordinario, "fino alle dimissioni o all'eventuale rinuncia al nuovo incarico". "Non abbiamo bisogno di commentare ulteriormente" afferma ancora Verna, ricordando "l'inedito referendum" con cui, nello scorso mese di novembre, 1314 giornalisti manifestarono a Masi la loro sfiducia, contro 77 "sì", 18 schede nulle, 29 bianche.

Ed è solo il preludio al coro di giudizi negativi che accompagna il passo d'addio di Mauro Masi. Mentre in commissione di vigilanza Rai Giancarlo Mazzuca (Pdl) e il vicepresidente Giorgio Merlo (Pd) sottolineano l'importanza di una nuova nomina largamente condivisa per la direzione generale, i membri del Cda Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo riservano a Masi parole dure: "Oggi è una bella giornata per la Rai. La nomina di Mauro Masi ad altro incarico mette fine a una gestione negativa dal punto di vista manageriale e subalterna ai voleri della politica - afferma Van Straten - . Il metodo Masi è servito soltanto a paralizzare per mesi l'azienda. Adesso è necessario voltare pagina con una guida competente ed esperta, che abbia a cuore le sorti dell'azienda e sappia dire no all'invadenza della politica"».

Se c'è un coro così forte di giudizi negativi ci saranno evidentemente delle ragioni. È difficile rendere a Masi l'onore delle armi, perché l'impressione netta è che mai un incarico così importante sia stato assegnato alla Rai a una persona meno adatta. Masi sapeva fare il 'gran commis', il “diplomatico”, l'uomo di PR, sapeva di editoria e di uffici stampa, si poteva presentare bene in società, quando voleva (tipica la soddisfazione della popolarità conseguita dopo alcune apparizioni in video), ma non conosceva affatto la micidiale miscela della Televisione mischiata alla politica, insomma non conosceva e non sapeva muoversi alla Rai.

E si è visto: continui tentativi di accontentare Berlusconi poi naufragati, paralisi nelle decisioni dell'azienda, scelte dettate dalla politica eseguite senza discutere anche quando portavano solo la Rai verso il naufragio, ostilità verso settori importanti dell'azienda dettate da pure ragioni politiche. E continue sconfitte, nei fatti.

Alla fine un bilancio disastroso, in soli due anni, con una Rai malissimo in arnese anche dal punto di vista economico. Ma Berlusconi subirà ora una scelta meno acquiescente? Chissà…

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