Media vaticani: i tempi stringono

Il Vaticano vuole arrivare entro il prossimo Giubileo straordinario con la riorganizzazione del proprio settore media già completata. Per questo la Commissione presieduta da mons. Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano, attualmente al lavoro all’attuazione operativa del riassetto sulla base dell’elaborato della precedente Commissione guidata dall’inglese Lord Chris Patten, deve portare a termine in questi giorni un piano esecutivo definito.

Sono aspetti di cui si discute anche nella decima sessione del “C9”, il consiglio dei nove cardinali che lavora con papa Francesco alla riforma della Curia romana, appena svoltasi in Vaticano.

Per la riorganizzazione dei media della Santa Sede, sia per ragioni di maggior coordinamento e integrazione sia di puro e semplice risparmio, si punta a una direzione-segreteria centralizzata e anche a una diversa distribuzione del personale sulle diverse piattaforme in campo. Nel "Final Report" della Commissione Patten, che ha lavorato dall’estate scorsa fino all’aprile di quest’anno, si sono date diverse valutazioni e indicazioni.

Si è sottolineato, ad esempio, che attualmente l’85% della spesa della Santa Sede sulla comunicazioni servono a finanziare il giornale, cioè l’Osservatore Romano, e soprattutto la Radio Vaticana, mentre molto insufficienti sono le risorse destinate ai servizi Tv e ai social media, la cui importanza nella fruizione generale delle notizia cresce invece ogni giorno di più. Si è parlato inoltre di una Sala stampa molto “sotto organico”, che invece dovrebbe funzionare, secondo la Commissione Patten, con “un ciclo di notizie sulle 24 ore”, e quindi da rafforzare anche nel servizio in più lingue.

La raccomandazione, ha detto lo stesso Lord Patten, è stata quindi di creare “una struttura unificata di governance e di gestione”, che dovrebbe rispondere a un board esterno con rappresentanti delle Segreterie di Stato e dell’Economia, delle Conferenze episcopali, delle organizzazioni dei media cattolici e da esperti dei media. Questo nuovo Dicastero dovrebbe sovraintendere a vari dipartimenti: pastorale, amministrativo, commerciale, tecnologico, delle operazioni. Inoltre, oltre al potenziamento della Sala stampa, dovrebbe esistere un dipartimento centrale di produzione dei contenuti, da diffondere sui vari canali (Radio Vaticana, Osservatore Romano, Ctv, Vatican.va, News.va) e su un canale di social media con una più solida presenza sul web.

Tutto ciò, naturalmente, richiede interventi sia sui bilanci che sull’organico, con “una ripartizione più strategica delle finanze e del personale, per esempio, tra Radio e Televisione”. La Commissione Patten, nel corso del suo lavoro, ha incontrato e consultato i rappresentati di tutti i media vaticani.

Tuttavia le sue conclusioni suscitano attese e preoccupazioni tra i dipendenti per non essere stati mai consultati durante il lavoro della stessa Commissione. A differenza invece di quanto fatto, ad esempio, con i giornalisti che si occupano di Vaticano, cui è stato inviato un questionario. Mentre ora la successiva Commissione Viganò definisce l’attuazione pratica delle indicazioni ricevute, approvate dal “C9” e dal Papa lo scorso aprile, non pochi si chiedono quale sarà la propria collocazione nel nuovo assetto.

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