«Il digitale porta aria nuova nel mondo e ora si parla di globalizzazione e di ‘normalizzazione’, con un formato solo che sia valido per tutte le applicazioni, in una catena completa dove il segnale passa quasi immutato. La novità è che è stato standardizzato “quello che succede nel ricevitore”. L’MPEG-2 rappresenta quindi proprio la convergenza di quello che succede nel ricevitore, mentre per il resto ognuno può fare ciò che vuole, ha libertà di o…
«Il digitale porta aria nuova nel mondo e ora si parla di globalizzazione e di 'normalizzazione', con un formato solo che sia valido per tutte le applicazioni, in una catena completa dove il segnale passa quasi immutato. La novità è che è stato standardizzato "quello che succede
nel ricevitore". L'MPEG-2 rappresenta quindi proprio la convergenza di quello che succede nel ricevitore, mentre per il resto ognuno può fare ciò che vuole, ha libertà di operare in studio. E questa procedura ha dato i suoi frutti.
Un altro aspetto importante è il salto di qualità che è avvenuto nel tempo: anche gli standard cambiano a grandi passi, infatti ogni 10 anni si riesce ad abbassare il bit rate che è necessario per veicolare un segnale Tv alla stessa qualità.
Ci sono nuove industrie e società (dalle telco all'IT) che entrano nel campo dei broadcaster e sono in grado di progettare nuovi e ottimi modelli di business: le tecnologie sono solide e sono disponibili per tutti. Il concetto è che non bisogna avere paura del nuovo per non perdersi, ma è
necessario prendere le decisioni opportune. Sussiste purtroppo ancora grandissima confusione nei formati che riguardano i contenuti e soprattutto in quelli destinati al web; in ogni caso, il formato Mpeg-Dash sembra oggi molto interessante».