Tony Gunnarsson, Senior Analyst Tv della società di ricerca e consulenza Ovum, riporta i punti salienti del discorso con il quale Reed Hastings, Ceo di Netflix, ha aperto il Mobile World Congress di Barcellona.
Un tempo Netflix era considerato l'arcinemico del business televisivo e cinematografico. Oggi non è più così e a provarlo c'è il fatto che il suo Ceo Reed Hastings ha aperto il Mobile World Congress (27 febbraio - 2 marzo) menzionando il documentario realizzato da Netflix "White Helmets", premiato ai recenti Oscar 2017. Insomma, oggi molti degli operatori televisivi vedono Netflix come un altro partner broadcast. Alla domanda sul rapporto tra Netflix e gli operatori, Hastings ha detto che più della metà delle famiglie americane usa Netflix ma che al contempo la presenza della Tv rimane stabile. "Netflix è una fonte di grandi contenuti, come HBO". Questo è il motivo per cui Comcast ha integrato Netflix nei suoi set-top box, con un buon successo, e la stessa cosa ha fatto in Europa Liberty Global. Hastings ha anche aggiunto che tra cinque-dieci anni tutti i contenuti e l'intrattenimento saranno distribuiti on line. E in quello scenario Netflix sarà solo una piccola frazione dell'entertainment on line.
Hastings ha richiesto la collaborazione del settore mobile. Ha incoraggiato gli operatori a offrire tariffe che consentano agli utenti di fruire di contenuti video illimitati, aggiungendo che Netflix è disponibile a ottimizzare il traffico generato dal suo flusso video per limitare l'uso di banda e ridurre costi e la congestione della stessa. Ha anche evidenziato che Netflix sta facendo la sua parte, con tecnologie di video transcoding che riducono la banda richiesta per veicolare un flusso di alta qualità su schermi da 4-5" a 0,5 Mbps e lavorando per ridurre quel peso a 200Kbps. Non si è poi soffermato molto sulle partnership inerenti forme collaborative di video delivery e monetizzazione - come le architetture Cdn o il bundle di app mobili - ma ciò non significa che Netflix non sia interessata a questi temi. Anzi.
La parola chiave, comunque, è stata "global": Netflix è global. La distribuzione è global. Il contenuto è global. Lo storytelling è global. L'audience è global. Hastings ha anche spiegato che il contenuto non è progettato per uno specifico tipo di dispositivo o schermo ed è sembrato che, anziché parlare a un pubblico di tecnici, il Ceo di Netflix parlasse a una platea di creativi, di produttori di contenuti: "Che cosa succede dunque se diciamo che il contenuto è global?", ha detto. A differenza della Tv tradizionale, che tende a essere concentrata sui mercati locali, o dei contenuti targati Usa che storicamente hanno dominato l'home entertainment, la distribuzione globale attraverso servizi come Netflix consente l'accesso a un'audience globale. E questa audience ha bisogno di tutti i tipi di generi, di interessi e di linguaggi. Ecco perchè Netflix raccoglie storie da tutto il mondo ed ecco perchè le condivide a livello globale. Hastings ha citato una serie spagnola in arrivo, altri prodotti Netflix Originals realizzati in Brasile, Germania, UK e, ancora, lavori in corso con produttori turchi, coreani e giapponesi.
Inoltre non si tratta solo di produzioni Tv o film - a Netflix interessano tutti i generi, dalla stand-up comedy agli show televisivi ai film. "E siamo solo all'inizio", ha esclamato Hastings. Insomma, il messaggio, se ancora non l'avete compreso, è: Netflix promette anche di finanziare contenuti che non hanno possibilità di essere prodotti attraverso i più canonici canali dell'entertainment.