Abbiamo riferito nei giorni scorsi su questo sito delle norme sulle Tv locali contenute nella legge di stabilità e che cercano (abbastanza malamente) di risolvere la questione delle interferenze con l’estero e, a sorpresa, introducono clamorosamente anche nuovi criteri per le numerazione LCN, riaprendo per l’ennesima volta una questione che rende precario e eternamente instabile il settore televisivo (ma solo quello locale, va detto a chiare lettere).
Con riferimento proprio alle nuove norme per il settore televisivo locale contenute nella Legge di Stabilità 2015, torna a attaccare l’associazione Aeranti-Corallo, il cui coordinatore Marco Rossignoli, ha dichiarato:
“Le emittenti televisive locali interessate dalla dismissione delle frequenze ritenute interferenti con i Paesi esteri confinanti sono 144 e rappresentano circa un terzo delle emittenti locali attualmente operanti in Italia. Le stesse saranno costrette, entro il 30 aprile p.v., a cessare le proprie trasmissioni, con pesantissime ricadute occupazionali (con la chiusura di tali emittenti, infatti, circa 2.000 dipendenti potrebbero non avere più lavoro)”. Rossignoli ha aggiunto: “Tali emittenti stanno operando in virtù di provvedimenti di assegnazione delle frequenze ricevuti dal Ministero dello Sviluppo economico per 20 anni a seguito di gare svoltesi negli anni 2011-2012. Conseguentemente le stesse dovrebbero poter utilizzare le frequenze fino al 2031-2032”.
Per quanto riguarda le misure compensative destinate alla dismissione volontaria delle frequenze (circa euro 0,30 per abitante servito) ritenute interferenti con i Paesi esteri confinanti, Rossignoli ha lamentato che “le stesse sono del tutto irrisorie e, in molti casi, non coprono nemmeno i costi sostenuti per la transizione al digitale. Occorre altresì considerare che tali misure concorrono alla formazione dei ricavi soggetti a imposizione fiscale”.
“I canali 58 e 60, diversamente da come affermato dal Governo - ha proseguito Rossignoli - non sono canali pregiati, in quanto sono confinanti con la banda 800 MHz (e, di conseguenza, soggetti a possibili interferenze con i servizi LTE). Inoltre, tali frequenze verranno assegnate per soli cinque anni, a fronte dei dodici anni di durata delle autorizzazioni per fornitori di servizi di media audiovisivi”.
Rossignoli ha poi rilevato che con l’approvazione delle norme contenute nella legge di stabilità 2015 “viene rimessa in discussione la numerazione LCN delle Tv locali, che comporterà la modifica di quasi tutti gli attuali posizionamenti LCN, con evidenti ripercussioni estremamente negative per tutte le emittenti, che, in tal modo, perderanno la propria ricevibilità tecnica da parte di ogni decoder fino alla relativa risintonizzazione”.
Rossignoli ha quindi concluso rilevando un altro serissimo problema rimasto aperto (ne abbiamo accennato sempre nel precedente articolo): nel maxiemendamento del Governo “non è stata inserita la norma relativa alla proroga per l’anno 2014 (in attesa della definizione del nuovo regime contributivo) dell’attuale regime relativo ai contributi per i diritti di uso delle frequenze (1 per cento del fatturato, con il limite massimo, per le Tv locali, di euro 17.776,00 all’anno). La questione resta, pertanto, allo stato, irrisolta”.