Nuova grana fra Rai e Governo

L’assurda decisione del Governo Renzi di tagliare in modo demagogico 150 milioni al bilancio Rai a metà anno non cessa di far danni. La maggioranza del Cda alla fine fa ricorso contro il provvedimento. Dimissioni, polemiche, anche un po’ di caos.

Mentre ormai è cosa fatta la quotazione in Borsa di Rai Way e - dato che la decisione all'origine è stata fatta solo per far cassa senza che si capisca ancora quale sia la nuova 'mission' dell'azienda - non resta in merito che sperare in bene per il futuro, ancora ci sono pesantissime conseguenze dello scriteriato taglio di 150 milioni deciso mesi fa dal Governo, con il fumo negli occhi per la gente di colpire i famosi 'sprechi' dell'azienda. Nulla di tutto ciò è avvenuto - fatta salva appunto la parziale privatizzazione di Rai Way, il cui scopo è ancora da capire - ma nel frattempo le pessime conseguenze sono 'nelle cose', come si suol dire.

Alla fine infatti, in rapporto alla dubbia legittimità del provvedimento del Governo (come evidenziato anche dall'EBU), il Cda Rai - con una decisione inedita e assolutamente clamorosa - ha stabilito che l'azienda farà ricorso al Tar e/o al giudice ordinario nei confronti del decreto del 24 aprile scorso, quello appunto del prelievo forzoso dalle casse della Tv di Stato di 150 milioni. Il consiglio di Amministrazione Rai - nonostante il tentativo di mediazione del direttore generale Luigi Gubitosi che voleva evitare, saggiamente, riteniamo, dal suo punto di vista, la decisione - ha infatti approvato un ordine del giorno in tal senso del Consigliere Antonio Verro (area Centro-Destra, almeno in origine). Il testo impegna l'azienda a fare ricorso in tempi brevi contro il famigerato 'taglio'.

La decisione è stata presa prescindendo almeno in parte dagli schieramenti politici, visto che hanno votato a favore in Cda Consiglieri di Centro-Destra o Centro (Verro, De Laurentiis, Rositani) e 'graditi' al PD (di Bersani, però), ovvero Tobagi e Colombo, mentre rappresenta un nuovo paradosso (ma evidenzia ancor di più l'assurdità del provvedimento governativo) che sia stato favorevole anche il Consigliere Marco Pinto (un magistrato che di giurisprudenza ne sa, appunto, voluto in Rai dal Governo Monti nel 2012) che nel Cda Rai rappresenta addirittura il Ministero dell'Economia, cioè il quasi totale azionista della Rai, cioè il Governo che ha preso la stessa decisione sotto accusa. Si è astenuta la presidente Anna Maria Tarantola e hanno votato contro Luisa Todini e Antonio Pilati (anch'essi di area Centro-Destra, almeno all'origine, al tempo delle nomine).

La Consigliera Todini, poi, fa caso a sé, in quanto nominata mesi fa dal Governo alla presidenza delle Poste, aveva finora conservato anche l'incarico in Rai, pur promettendo di risolvere la questione a breve con le dimissioni dalla Tv pubblica. La decisione di oggi del Cda Rai l'ha spinta ora ad anticipare le dimissioni.

Naturalmente è già scoppiata la prevedibile bagarre politica e ci sarà materia a non finire anche per i giuristi, visti che qui si tratta pur sempre di un'azienda che fa ricorso contro il proprio azionista.

Ma siccome piove sempre sul bagnato, ecco che tutto questo caos arriva proprio nel momento in cui il Governo deve decidere sul canone Rai (e non solo), con promesse di megariforma, progressività del canone stesso, legami con i consumi elettrici (se non con la bolletta elettrica) in funzione anti-evasione e molto altro ancora, con molto fumo ancora all'orizzonte, dato che non si è ancora capito se il preannunciato (a suo tempo) legame anche con la Lotteria Italia fosse una battuta o una cosa seria, e soprattutto non si capisce se alla fine di tutta l'operazione la Rai avrà più o meno (come è più probabile) soldi a disposizione, o magari gli stessi di adesso.

Si riparla anche di nuova governance dell'azienda, cosa che sta nell'ordine delle cose (l'attuale composizione e i criteri di nomina del Cda risalgono ad altre epoche politiche) ma che ora rischia di venire visto come una 'vendetta' di un Governo, che è invece all'origine del pasticcio, nei confronti di un Cda 'ribelle'.
Non basta ancora: in tema di contratto di servizio Stato-Rai e di rinnovo della convenzione (o concessione) non c'è ancora chiarezza, dopo tantissime parole. Poi bisognerà vedere, naturalmente, cosa dirà la magistratura amministrativa e/o ordinaria.

Il romanzo (o la farsa?) prosegue, dunque.

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