L’altro ieri alla Vigilanza Rai Garimberti e Masi hanno assicurato che su Sky ‘non ci sono posizioni preconcette’. Sui rapporti Rai-Sky bisognerebbe anzi sgombrare il campo dallo “scontro di civiltà e dalle valutazioni di carattere ideologico che emergono dalla lettura dei giornali – ha sottolineato il presidente Rai Paolo Garimberti – . Non posso dire qual è la mia opinione, perché sarebbe lesivo degli altri Consiglieri, visto che la questione approda giovedì in Cda. In questa sede (giovedì) in…
L'altro ieri alla Vigilanza Rai Garimberti e Masi hanno assicurato che su Sky 'non ci sono posizioni preconcette'. Sui rapporti Rai-Sky bisognerebbe anzi sgombrare il campo dallo "scontro di civiltà e dalle valutazioni di carattere ideologico che emergono dalla lettura dei giornali - ha sottolineato il presidente Rai Paolo Garimberti - . Non posso dire qual è la mia opinione, perché sarebbe lesivo degli altri Consiglieri, visto che la questione approda giovedì in Cda. In questa sede (giovedì) inizieremo ad affrontare il tema, ognuno dirà la sua, ma non credo che decideremo in quella riunione del Consiglio. Dobbiamo valutare tutti i pro e i contro, facendo un'analisi approfondita nell'interesse dell'azienda. Si sta esaminando il rapporto costi-benefici dell'operazione, come farebbe qualsiasi azienda sana in questa situazione".
"Non ci sono posizioni preconcette - ha aggiunto da parte sua Masi - : stiamo facendo un'analisi costi-benefici nell'immediato ma anche di prospettiva. Poi vedremo l'evoluzione del mercato". Masi ha aggiunto che "non c'è alcun accordo" con altri operatori, in primis Mediaset". Nel suo intervento precedente in Vigilanza Paolo Gentiloni del PD aveva sottolineato che Sky vuole una risposta dalla Rai entro il 21 maggio.
Polemiche a parte, il Cda comincerà a discutere del merito della trattativa: l'urgenza è data dal fatto che a luglio scadrà il contratto che lega viale Mazzini alla piattaforma del tycoon Rupert Murdoch che sborsa, per assicurarsi i programmi del bouquet Raisat, quasi 475 milioni di euro spalmati su 7 anni.
Di cui 75 mln di euro sono per l'accordo di "output dial" relativi ai prodotti cinematografici di RaiCinema e altri 7 mln per i ricavi pubblicitari per un totale.
Una cifra enorme (pari quasi al doppio del capitale sociale dell'azienda che è di circa 242 milioni 518 mila euro), quasi cinque volte superiore al buco pubblicitario stimato la settimana scorsa dal neo direttore generale della Rai, Mauro Masi durante l'audizione in Vigilanza.
Nella sua nuova offerta Sky - come sottolinea il sito www.key4biz - «oltre a rimpinguare le casse Rai, rinuncia anche al diritto di esclusiva. Perché allora in Viale Mazzini l'orientamento è far cadere la proposta e impegnare risorse sul digitale terrestreO I dubbi non mancano visto che a rischiare di più sembra essere la Tv di Stato che peraltro potrebbe rischiare la beffa di un eventuale ricorso al Tar per interruzione di pubblico servizio, visto che la legge impone che i suoi programmi sia fruibile su tutte le piattaforme.
Molti ritengono che l'orientamento sia quello di far cadere l'offerta e impegnare risorse nel digitale, con conseguenze pesanti per i bilanci della Tv pubblica e il non troppo celato interesse di Mediaset di indebolire l'avanzata di Sky.
La strategia, nel caso in cui la Rai lasciasse la piattaforma Sky , sarebbe quella di riconvertire Raisat in una factory produttiva capace di ottimizzare le risorse produttive trasferendo da una parte i programmi sul digitale terrestre - tra 9 e 12 le nuove frequenze disponibili - e dall'altro fornendo prodotti anche sull'analogico».
Ma quali sono i termini economici della questioneO Paolo Festuccia sulla 'Stampa' li ha descritti con chiarezza:
«Non sarà, certo, una decisione da prendere a cuor leggero visto che Viale Mazzini (che ha già costituito con Telecom e Mediaset la piattaforma «Tivù») dovrebbe rinunciare ad un'offerta, quella di Sky, che per distribuire sul satellite i programmi di Raisat (e cioè, Extra, Premium, YoYo, Smash e Gambero Rosso) è pronta a mettere sul piatto 350 milioni di euro per sette anni (anche se Gambero Rosso non dovrebbe in ogni caso 'salvarsi in pieno'; Ndr.). Non solo, alla cifra precedente vanno aggiunti altri 75 milioni di euro (parametro relativo al contratto 2008) per l'accordo di «output dial» concernente i prodotti cinematografici distribuiti da Raicinema e altri circa 7 milioni di euro l'anno per i proventi pubblicitari ricavati dalla Rai sulla piattaforma di Sky (per sette anni sono altri 49 milioni di euro). Per un totale, dunque, di circa 475 milioni di euro.
Una cifra enorme (pari quasi al doppio del capitale sociale dell'azienda che è di circa 242 milioni 518 mila euro), quasi cinque volte superiore al buco pubblicitario stimato dal neodirettore generale della Rai, Mauro Masi durante l'audizione in Vigilanza. E i tempi, ormai, stringono: il vecchio contratto scadrà il prossimo 31 luglio e, quindi, da quella data i 15 milioni di utenti Sky potrebbero non vedere più sul satellite RaiUno, RaiDue e RaiTre e il resto dell'offerta di RaiSat, la consociata Rai che vive e ricava dalle commesse Sky, ogni anno, circa 50 milioni di euro (dieci milioni in meno del proprio fatturato). Non solo, l'offerta inviata da Sky al settimo piano di viale Mazzini prevede anche la possibilità per la Rai di non concedere in esclusiva (come è nel vecchio accordo) alla pay-tv i propri programmi ma con una riduzione del 40% sull'acquisto dei diritti. Insomma, Sky è anche pronta a riempire la Rai di soldi ma senza esclusiva.
Viene allora da chiedersi: perché la Tv pubblica (che ha un deficit consistente destinato ad aggravarsi anche in vista dell'esborso per l'acquisto di eventuali diritti sportivi nel 2010) non abbia ancora formalizzato una risposta, ma anzi, molti ritengono che l'orientamento (i Consiglieri sono a maggioranza Pdl nel Cda da poco rinnovato) sia proprio quello di far cadere l'offerta e impegnare risorse nel digitaleO E ancora - come ha sottolineato più volte il consigliere di minoranza Rai, Nino Rizzo Nervo - quale sarà la fine di RaiSat e dei suoi 120 dipendenti nel caso di un mancato rinnovoO...
Ma, soprattutto, quali sono le motivazioni strategiche (esistonoO) che spingono la Rai a non rinnovare un rapporto con un'azienda (Sky) che non è sua diretta concorrente nel mercato, a differenza di Mediaset (che ha il bouquet premium a pagamento) ma anzi contribuisce (in sostanza economica ma soprattutto legale) a diffondere, così come previsto dalla legge nel contratto di servizio pubblico (tra Rai e lo Stato) i programmi agli utenti che pagano il canoneO
I dubbi non mancano. E aumentano anche sul terreno degli scenari pubblicitari. Perché se è vero che Sky attrae pubblico e abbonati grazie pure all'offerta generalista Rai (non si spiegherebbe diversamente un'offerta commerciale così consistente) è altrettanto vero che, secondo studi fatti, la Sipra (la concessionaria esclusiva per la raccolta pubblicitaria della Rai) ricava altri 100 milioni di euro proprio da quel 2,5% di share realizzato sul satellite. Insomma, a rischiare di più dal clamoroso divorzio - sostengono molti a viale Mazzini - non sarebbe tanto Sky (che pure verrebbe penalizzata) quanto piuttosto la Tv di Stato...
Nel mezzo delle decisioni, da una parte c'è Mediaset, interessata ad indebolire la Tv di Murdoch (Pier Silvio Berlusconi ha annunciato che Mediaset per la fine dell'anno lancerà il canale Italia 2 dedicato ai giovani) e a sfruttare sinergie con la Rai, e dall'altra Tom Mockridge, ad della Tv a pagamento, che nell'attesa del responso (Viale Mazzini a tempo fino al 21 maggio, ma è certo che non sarà un termine ultimativo) si prepara al new deal, lavorando ad una serie di programmi generalisti che troveranno spazio non solo su SkyUno, ma in due nuovi canali di zecca, SkyDue e SkyTre. Murdoch, dunque, non si ferma ed è pronto a dirottare risorse anche nella fiction e nel cinema».