Chiudiamo questa serie di articoli sulla vigilia delle votazioni con le ultime news relative a una campagna elettorale abbastanza deprimente, anche e soprattutto dal punto di vista della comunicazione.

Il confronto televisivo tra i leader è balzato con prepotenza al centro dell'ultima tranche della campagna elettorale. E questo ci dispiace perché, comunque, non se ne farà nulla. Salvo clamorosi colpi di scena dell'ultima ora (ancora teoricamente possibili), a vincere sono sempre gli arcani tatticismi che ispirano le condotte mediatiche dei big. Il risultato è un dibattito 'finto' che offre una buona spalla alla noia e alla stanchezza dei telespettatori. Infatti, indipendentemente dal canale, l'offerta di queste ultime serate televisive prima del voto consiste in prevalenza in appuntamenti monotematici con lunghe interviste singole a Monti, Bersani e Berlusconi (in ordine sparso) e poi agli altri candidati. D'altro canto, però, la dinamica ci rallegra, visto che in modo abbastanza solitario abbiamo puntato sull'argomento fin dalla prima uscita di questa rubrica, che ora volge al termine.
Per noi, dunque, è tempo di considerazioni conclusive. La prima è che, in barba ad ogni ipotesi funerea, a fronte dell'avanzare dei nuovi media, la Televisione generalista ha confermato una centralità pressoché assoluta nelle strategie comunicative dei leader. In termini quantitativi - senza per forza scomodare gli osservatori veterani - si è toccato il record nella storia della Repubblica. E parliamo di presenze dei leader, non certo di altri esponenti partitici, i quali hanno 'usato' il mezzo a proprio piacimento come cow boys alla conquista del West.
L'emblema di ciò, sebbene sul versante satellitare - e passiamo subito alla seconda considerazione sulla personalizzazione della politica - è senza dubbio la defezione che Grillo ha rifilato a SkyTg24. L'evento ha dettato l'agenda degli ultimi giorni (dopo aver introdotto l'ennesima proposta di un confronto Tv tra i leader lanciata da Monti) ma non ha scosso più di tanto la redazione guidata da Sarah Varetto. Il team, infatti, ha trasformato 'l'imprevisto' in notizia, raccontando l'evoluzione della stessa con tanto di inseguimento - in diretta - del capo del M5S che in quelle ore affrontava la piazza di Genova. A condurre il tentativo, Fabio Vitale, giovane membro della testata divenuta protagonista di un modo 'alternativo' di fare informazione politica.
Al di là dei singoli programmi speciali varati in vista del voto, ivi compreso gli 'Sgommati' in versione potenziata, l'emittente ha contribuito allo 'svecchiamento' del linguaggio. E lo ha fatto ricorrendo ad un artificio tutto sommato 'tradizionale': domande semplici e incalzanti per sollecitare risposte brevi e puntuali da parte degli ospiti in studio. In fondo è quello che per oltre mezzo secolo hanno suggerito i padri del giornalismo ma che rischia di rimanere lettera morta soprattutto quando i giornalisti televisivi si trovano di fronte rappresentanti del mondo politico.
Tra gli altri esponenti del 'piglio diretto' di casa Sky, c'è anche Gianluca Semprini. Il giornalista, proveniente dall'emittenza locale romana, è pronto a condurre l'ipotetico confronto tra i candidati premier. “Le speranze - ci ha detto - sono all'1% ma abbiamo consegnato nuovi inviti a tutti per venerdì sera, nell'ultima ora utile di campagna elettorale prima del silenzio. Se non si presentano, abbiamo pronto un confronto 'virtuale' dove andremo a riproporre le risposte ai temi caldi registrate dai leader in questi mesi”.
Semprini è già entrato in azione sia per le primarie del centro-sinistra e sia per il confronto tra gli aspiranti alla poltrona di governatore delle Regioni Lazio e Lombardia. Un'esperienza che gli è valsa la conquista del titolo di 'anchorman di sostanza'. “Sono agevolato perché lavoro per una Televisione libera. L'unico riferimento sono gli abbonati, che sono di destra, di sinistra e di centro. E io li devo rispettare tutti. Quindi posso fare la domanda cattiva a chiunque. Quando il nostro telespettatore protesta, perché ritiene che la nostra informazione sia stata di parte, la prima cosa che fa è minacciare la disdetta l'abbonamento. Però noi non corriamo questo rischio perché siamo 'carini' con i nostri ospiti. Secondo me siamo incisivi con tutti”.
Tuttavia, restano da chiarire le ripercussioni a livello della Par Condicio a seguito della mancata accettazione dell'invito da parte di alcuni leader 'di peso' come Maroni in Lombardia, il quale in una comunicazione ha spiegato i motivi della scelta dicendo che i suoi avversari sono eccessivamente inclini alle offese e che lui, invece, vuole parlare solo dei programmi. Semprini difende la valenza informativa del confronto precisando che non si tratta di Talk Show. “Ci vuole una regola di buon senso - dice - . Siccome si trattano i problemi della gente, che sono molto sentiti a livello locale, è ancora più necessario partecipare senza addurre giustificazioni di varia natura. Facciamo servizio pubblico e non penso che ci si possa accusare di scorrettezza”.
Nel caso del Lazio, invece, gli ospiti sono stati sei. Assente il candidato di Rivoluzione Civile, Ruotolo. “Ruotolo - precisa Semprini - ha accettato solo la mattina del confronto dopo tre rifiuti. Così abbiamo dovuto rifiutare noi, perché avevamo già avviato la macchina. A quel punto abbiamo anche pensato di chiamare tutti i 12 candidati, ma la cosa non era fattibile dal punto di vista televisivo”.
Il tema, come un cane che si morde la coda, chiama nuovamente in causa il conflitto di interessi e tutto il resto. Timidamente qualcuno - leggi tra questi Mentana durante 'Bersaglio Mobile' - ha cercato di introdurre la questione nel dibattito politico proponendo il fantomatico rinnovamento delle regole che governano i media durante la campagna elettorale. Nessuno però ha garantito che questo sarà al vaglio dell'altrettanto fantomatico primo Consiglio dei Ministri. Il timore è che dalla prossima settimana gli argomenti di discussione siano altri e che il groviglio sulla Par Condicio resti intatto ancora per molto tempo. Gli effetti, come più volte ripetuto, sono evidenti soprattutto sul versante della Tv di Stato.
E questo apre le porte alla nostra terza e ultima considerazione. Senza mezzi termini, il Servizio Pubblico esce malconcio da questa campagna elettorale. Il riferimento è soprattutto alla parte 'istituzionale' della programmazione Rai e per rendersene conto basta vedere gli ascolti (bassissimi) realizzati dalle Tribune elettorali (tavole rotonde, interviste e conferenze stampa) in onda in questi giorni sulle Reti di Viale Mazzini. Purtroppo, non solo a causa della concomitanza con Sanremo, questi prodotti realizzati da Rai Parlamento non sono riusciti a lasciare il segno.
Eppure, all'indomani, sarebbe dovuto essere questo il tema dominante negli autobus, al bar, tra i colleghi di lavoro. L'immagine che resta in piedi, invece, è quella dell'occasione persa oppure del vestito che si tira fuori solo nelle grandi occasioni.
Pur rispettando lo sforzo, e senza voler disprezzare l'impegno dei giornalisti dell'Azienda Pubblica, evidentemente c'è qualcosa che non funziona ed è indubbio che urge un ripensamento. Ci piacerebbe che questo fosse un terreno di sperimentazione o comunque di maggiore attenzione e cura da parte degli addetti ai lavori, preferibilmente durante tutto l'arco dell'anno. Invece, dati alla mano, negli ultimi tempi, quindi durante i periodi non elettorali, le Tribune sono state letteralmente bandite dalla programmazione. Peraltro senza che nessuno abbia mai detto nulla, Commissione di Vigilanza in primis. Un silenzio che dimostra che c'è spazio solo per i Talk Show politici, nonostante alcuni siano ultradecennali e ormai poco brillanti dal punto di vista dell'innovazione linguistica.
Tornando alla competizione, ci aspetta ancora qualche ora di diretta a reti unificate prima del via libera alla maratona elettorale che ci accompagnerà fino a lunedì. Dal Viminale alle sedi dei partiti, con qualche incursione nei seggi a suon di exit pool e dei ragionamenti di qualche commentatore più o meno esperto. Poi la linea passa alle piazze per i festeggiamenti e i caroselli di rito. La cronaca sarà tempestiva ed equilibrata, con le redazioni radiofoniche e televisive che di certo daranno prova di grande professionalità e competenza tecnica.