Osservatorio IsICult Millecanali: Regione Lazio 2° dossier

Primi segnali dalla Regione Lazio in materia di politica culturale. Zingaretti e Ravera cancellano la “legge cinema e audiovisivo” Polverini-Santini, ma le prospettive restano incerte ed i budget ignoti.

I tempi sono maturi per un qualche primo bilancio, pur provvisorio, dell'intervento della Regione Lazio nel settore del cinema e dell'audiovisivo.

Nicola Zingaretti è stato eletto nel febbraio del 2013 Presidente della Regione Lazio con 1 milione 330mila voti (41%). Il 12 marzo è stato proclamato Presidente, ed il 22 marzo ha presentato alla stampa la nuova Giunta. La romanziera Lidia Ravera ha accettato l'incarico di Assessore alla Cultura ed allo Sport, con deleghe anche rispetto alle Politiche Giovanili.
L'Assessora ha mostrato presto un piglio assertivo e deciso, ma anche l'umiltà di chi ha l'onesta coscienza di dover imparare molto in materia di politiche culturali: insomma, non basta una cultura alta ed un approccio umanistico per districarsi nelle maglie della burocrazia che caratterizza il “policy making” italico, a livello di Stato centrale, Regioni ed altri enti locali. La Ravera è divenuta nota per l'agenda di appunti che reca sempre seco (le piace autodefinirsi una “sgobbona”) e per la dichiarata disponibilità dialogica.

Ad inizio giugno, Ravera ha convocato una riunione in Regione, per ascoltare le tante voci del cinema e dell'audiovisivo (ne abbiamo scritto con dovizia di dettagli su queste colonne: vedi il dossier “L'audiovisivo nel Lazio” pubblicato il 6 giugno 2013).
Cosa è accaduto nelle settimane successive, il “dietro le quinte” della gestazione normativo-amministrativa in Regione, non è dato sapere (ovvero è noto a chi frequenta le stanze dell'Assessorato, ma non è di pubblico dominio, e quindi qui non ne scriviamo).

Lunedì scorso 15 luglio, un segnale ufficiale: in occasione di un incontro promosso dal Pd nell'ambito della Festa nazionale de l'Unità, dedicata alla cultura ed all'informazione (incontro intitolato “Cinema e audiovisivo. La forza del Made in Italy”), Ravera si disvela ed annuncia a chiare lettere: intende scardinare la legge sul cinema promossa da Polverini e Santini, non intende avviare le procedure per la costituzione del Centro Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo, “struttura burocratica inutile che sarebbe costata due milioni di euro l'anno”. Nel suo intervento, Ravera è molto tranchant e forse eccessiva: “Quelli di prima rubavano, noi no”.

Premesso che quelli che rubavano (in primis Fiorito per il Pdl, Marucci per l'Idv, ovvero - come dire?! - “diversamente ladri” a destra ed a sinistra) ci risulta siano stati sottoposti alle opportune indagini e che la magistratura stia procedendo adeguatamente (se Ravera ha scoperto qualche altro dossier oscuro, magari nello specifico culturale, lo denunci alla Procura ed informi i media), riteniamo molto schematico e settario un atteggiamento in base al quale tutto quel che hanno fatto i predecessori (di avversa fazione cromatica) sia “orribile”, quasi a priori. Il manicheismo non è energia vitale della dialettica e della democrazia. Non è vero che tutto quel che ha toccato Polverini si sia tramutato in cacca (clientela, sprechi, corruzione...), così come non è vero che tutto quel che tocca ora Zingaretti si trasforma magicamente in oro (trasparenza, efficientamento, efficacia...).

Ravera ha ribadito quanto già sostenuto in occasione della sua relazione di fronte alla Commissione Cultura della Regione Lazio il 7 maggio 2013, ovvero la gravosità e gravità del debito che la Giunta Polverini ha lasciato, in materia di cultura. Si tratterebbe di 43 milioni di euro di debiti, accumulati nel corso degli ultimi anni. Da ricercatori, giornalisti, operatori del settore, saremmo grati all'Assessora se volesse rendere di pubblico dominio un documento che dettagli e spieghi questo debito, per capire meglio i disastri determinati dalla precedente Giunta. Ed anche come (e se) la Giunta attuale pensa di procedere a ripianare questo debito.

Per quanto riguarda specificamente il cinema, siamo sicuri che l'Assessore Ravera sappia che la legge sul cinema e l'audiovisivo promossa dalla inclita ed erudita predecessora Fabiana Santini, è stato frutto di una lunghissima gestazione, nella quale, nel bene e nel male, sono state coinvolte tutte o quasi le associazioni rappresentative del settore: dai produttori potenti dell'Anica agli autori effervescenti dei 100autori. Insomma, grandi e piccoli, “majors” ed “indies”. Si è trattato di una legge che ha visto il plauso di apprezzati produttori come Riccardo Tozzi e Angelo Barbagallo, certamente non sospettabili di simpatie destrorse: è divenuta un'icona una foto di Polverini e Barbagallo abbracciati (o quasi) sulla Croisette. Il diavolo e l'acquasanta, Camillo e Don Peppone, sorridenti a Cannes... in nome della numismatica a favore del cinema: santo santissimo sia il sovvenzionamento!

Ricordiamo anche che la legge è stata approvata il 14 marzo del 2012 con 36 voti favorevoli, 5 contrari e 3 astenuti. In quell'occasione, l'ex Assessora (Giunta Marrazzo) ed esponente dell'Italia dei Valori Giulia Rodano (leader dell'opposizione in Consiglio Regionale durante la Giunta Polverini) dichiarò: “Il testo approvato, ulteriormente 'mutilato' dall'eliminazione della norma finanziaria sancita nel pomeriggio in Commissione Bilancio, conferma tutte le nostre denuncie. Questa legge quadro, annunciata da mesi in pompa magna dalla Giunta, non avrà alcun capitolo di spesa corrente nel bilancio regionale: siamo di fronte ad un assurdo politico e giuridico. I 45 milioni di euro di cui parla la Giunta sono stati stanziati solo in conto capitale: non sono spendibili per contributi”.

Si osservi come Rodano ponesse l'accento sul rischio di finanziamenti annunciati e non concreti, e non manifestasse critiche di fuoco sull'architettura complessiva della norma.
A quanto ci è dato sapere (“assurdo” o non assurdo), i primi 15 milioni di euro previsti sono stati effettivamente peraltro assegnati, e sono entrati nelle case di decine e decine di imprese cinematografiche e audiovisive italiane, grandi e piccine (forse troppi soldini alle grandi e pochini soldini alle piccole, ma questo è un altro discorso).
Molti avranno peraltro notato che buona parte dei film cinematografici italiani e delle opere di fiction audiovisiva italiana che sono state proiettati nelle sale e trasmesse in Televisione nell'ultimo anno recano, in bella mostra nei titoli di testa e di coda, il “marchio” ovvero il logotipo della Regione Lazio.

La legge aveva due intuizioni oggettivamente lungimiranti: per la prima volta in Italia, considerare assieme, fin dalla titolazione, “cinema” e “audiovisivo”, e guardare al modello francese del Centre National du Cinéma et de l'Image Animée (Cnc), come struttura di disegno e gestione dell'intervento pubblico (e questa è peraltro da decenni una idea “cult” della sinistra culturale italiana). Si potrà anche sostenere che alcune intuizioni fossero... “corrette”, ma che la gestione sarebbe stata comunque... “corrotta” (notoriamente, “quelli di destra” sono tutti farabutti e ladri, no?!). Ma, suvvia, perché cancellare completamente il Centro Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo e quindi il Fondo Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo?!

Gli strumenti principali della legge “Interventi regionali per lo sviluppo del cinema e dell'audiovisivo” (legge n. 2/2012, ex proposta di legge n. 135 del 13 gennaio 2011) erano (sono: la legge è formalmente ancora in vigore) giustappunto il Centro Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo ed il Fondo Regionale, nati proprio con l'obiettivo di assorbire e sostituire le competenze della costellazione di interventi del passato, la famigerata polverizzazione policentrica degli interventi. Il Fondo Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo, dotato di uno stanziamento complessivo pari a 45 milioni di euro per il triennio 2011-2013, si poneva come primo vero Film Fund di taglio europeo di cui una Regione italiana si sia mai dotata: 15 milioni di euro l'anno sono un budget veramente importante, di grande significatività nell'economia complessiva del sistema audiovisivo italiano.
Chi scrive quest'articolo ha manifestato critiche su alcuni automatismi previsti dalla legge (legge alla cui impostazione originaria ha peraltro collaborato, in quanto consulente della Giunta Marrazzo caduto “in eredità” alla Giunta Polverini per qualche mese), così come sulla composizione della commissione di valutazione (segnalando il rischio di un qualche rischio di conflitto di interessi nei soggetti cooptati da Santini): di fatto, a chiunque avrebbe realizzato nel Lazio una certa “percentuale” della propria opera cinematografica o audiovisiva qualificata come “prodotto culturale” da uno specifico test, sarebbe stato assegnato (troppo) meccanicamente un contributo.

Non ci risulta esistano studi valutativi indipendenti sull'efficienza ed efficacia dell'intervento della Regione Lazio, né in termini di rafforzamento del tessuto industriale del settore, né in termini di estensione del pluralismo espressivo, quindi - in verità - nessuno può elaborare un giudizio sulla legge Polverini-Santini (i sovvenzionati ringraziano comunque, ma questo è ovvio): è però un dato di fatto che 15 milioni di euro rappresentino (abbiano rappresentato) comunque un'ossigenazione forte di un sistema stremato e boccheggiante (a livello nazionale e quindi regionale).

Cosa avrebbe potuto fare l'Assessore, in questi sui primi quattro mesi di governo (che sono sì pochi, ma nemmeno tanto pochi)?!
Studiare al meglio, attraverso una valutazione di impatto, gli effetti del Fondo e della nuova legge, e magari correggere le storture del nuovo impianto. Perché invece cassare tutto, col solito rischio - tipicamente italiano - di buttare, insieme all'acqua sporca, anche il bambino?! Zingaretti “sbullona” (per usare espressione che fu cara all'ex Sindaco di Roma Alemanno) quel che Polverini aveva costruito, così come Polverini aveva sbullonato la precedente costruzione di Marrazzo... Ed ogni volta, a “ri”-costruire. Avremmo necessità, in Italia, più di “costruttori” che di “sbullonatori”!
Il rischio di “carrozzoni” va certamente evitato, ma anche l'illusione che la Regione Lazio disponga di una tecnostruttura interna adeguata per sfide così complesse.
Soprattutto riteniamo non deve essere alimentata la speranza di far le nozze coi fichi secchi.

Tra l'altro, è bene ricordare che nell'agosto del 2012 la (ora) tanto contestata legge Polverini-Santini ha ottenuto anche la benedizione della Commissione Europea, che l'ha giudicata compatibile con le delicate normative in materia di aiuti di Stato, con una comunicazione a firma del Vice Presidente della Commissione, Joaquín Almunia (vedi anche la Gazzetta Ufficiale della Ue dell'11 gennaio 2013).

Lunedì 15 luglio, Ravera annuncia queste nuove linee-guida, sostanzialmente coerenti con quel che aveva preannunciato nella riunione in Regione il 5 giugno: “no” al Centro Regionale, “sì” al rientro della Regione Lazio nella Roma & Lazio Film Commission, dalla quale la Regione era uscita (perché la Polverini avrebbe voluto che la Film Commission fosse assorbita dal nuovo Centro Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo). Durante il dibattito alla Festa de l'Unità, Francesco Siciliano (Vice Responsabile Cultura del Pd nazionale sotto la segreteria Bersani, allora era responsabile Matteo Orfini, dal giugno 2013 è Antonio Funiciello): “Ma quante risorse pensate di destinare al cinema ed all'audiovisivo?”. Ravera, simpaticamente elusiva, non ha risposto.

Giovedì 18 luglio, il Presidente Zingaretti annuncia che “il ritorno della partecipazione della Regione Lazio nella Film Commission per incentivare le imprese nazionali e straniere del settore audiovisivo a investire nel territorio regionale rappresenta la principale novità contenuta nelle modifiche alla legge n. 2/2012 sulla promozione del cinema e dell'audiovisivo, approvate oggi dalla Giunta Zingaretti”.
Per le attività della Fondazione Film Commission, l'atto prevede uno stanziamento di 100mila euro per il 2013, 300mila euro per il 2014 e 300mila euro per il 2015.
Si tratta di dotazioni - sia consentito osservare - discretamente modeste.

In un'intervista a “Paese Sera” (edizione web) del 16 luglio Ravera dichiara: “La Regione rientrerà nella Film Commission, che diventerà di nuovo un cuore pulsante dell'industria cinematografica”. D'accordo, Assessore, ma con 100mila euro nel 2013, forse la Film Commission riuscirà a pagare meglio le utenze e magari qualche trasferta all'estero: insomma, un po' pochini, questi soldini, per un “cuore pulsante”: non crede?!

Zingaretti il 18 luglio ha dichiarato, facendo proprie le parole di Ravera di qualche giorno prima, che “altra scelta importante è la cancellazione del Centro Regionale per il Cinema e l'Audiovisivo, che comporterà un risparmio di circa 2 milioni di euro all'anno e l'attenzione, per quanto riguarda l'accesso ai finanziamenti, ai produttori indipendenti, ai film a basso costo e a quelli che utilizzano esordienti o attori non ancora quotati sul mercato”.

Il Presidente ribadisce “tutto l'impegno possibile per il sostegno del lavoro artistico e tecnico del settore a partire dall'insegnamento del linguaggio cinematografico in tutti gli ordini di scuola, con l'obiettivo di formare un pubblico più capace di apprezzare l'audiovisivo, sia nel dispositivo domestico della televisione che nelle sale. Un altro obiettivo raggiunto che ci consente di dare regole più certe per quanto riguarda il sostegno alle produzioni cinematografiche. In questo modo, l'audiovisivo sarà un settore trainante per la produttività e la competitività del Lazio”.

Questa frase ricorda, alla lettera, una delle tante affermazioni della sua predecessora Polverini. La parole del mantra: “filiera”, “centralità”, “sostegno”, “regole certe”, “occupazione”... E, ancora: “moltiplicatori”, “volano”, “crescita”, senza dimenticare sempre “produttori indipendenti” (“indipendenti” da chi?! la domanda la giriamo - retoricamente - anche all'Agcom ma sappiamo di dover ascoltare assordante silenzio in materia).

Il quesito che poniamo - che la collettività degli operatori del cinema e dell'audiovisivo laziale pone - è: “Prendiamo atto dell'inversione ad u, ma cortesemente ci informate dell'entità del budget che la Regione Lazio intende allocare concretamente, nel 2013 e nel 2014, a favore dell'audiovisivo?!”. La domanda è semplice, e ci auguriamo che la risposta sia chiara.
Poi, ci andrete a spiegare i criteri selettivi, sicuramente basati sulla massima trasparenza, tecnocrazia, meritocrazia.

Siamo tutti interessati alla migliore promozione della cultura, e specificamente del cinema (e che sia il più indipendente, libero, plurale, innovativo, coraggioso e finanche trasgressivo...), ma vogliamo anche avere cognizione delle risorse che la Regione Lazio intende concretamente allocare. Non basta teorizzare e proclamare un... “cambio di paradigma”.
Altrimenti, si riproduce la dinamica del 'coccodrillo, à la Bray', in fondo in fondo non diversa dalla lamentazioni di un Bondi o Galan: “Noi vorremmo fare tanto, ma proprio tanto, per l'italica cultura, ma, ahinoi, l'Europa e la spending review ci castrano...”.

Balle. Come nel caso della buffonata del tax credit: sabato 20 luglio molte associazioni del cinema hanno - finalmente - tuonato contro Bray, evidenziando le contraddizioni tra il dire ed il fare di Letta; ed il 22 luglio la stessa Ravera si è associata alle proteste, scrivendo di essere “al fianco dei lavoratori, imprenditori, autori”.

Lo stesso giorno, il 18 luglio, l'Assessore Ravera dichiara: “Le modifiche alla legge sul cinema e l'audiovisivo rappresentano un fatto molto importante perché producono risparmio di denaro pubblico, nello spirito della “spending review”, con la conseguente valorizzazione delle risorse interne, donne e uomini competenti e qualificati. L'obiettivo è quello di ottenere maggiore allargamento e facilitazione dell'accesso ai finanziamenti regionali per consentire a un numero sempre più numeroso (“numero sempre più numeroso”?! da una magistra elegantiorum come la Ravera non ci aspetta un simile scivolone stilistico; N.d.R.) di imprenditori e autori di produrre opere audiovisive, con particolare attenzione ai linguaggi innovativi, al ricambio generazionale e alla sperimentazione. In una parola a tutto quello che si muove fuori dal mercato o anticipando il mercato e aprendo nuove strade all'espressione e alla comunicazione. La proposta passerà in tempi brevi all'esame del Consiglio regionale e mi auguro si arrivi presto all'approvazione attraverso un dibattito costruttivo”.

Ci piace, e tanto, quel passaggio della dichiarazione di Ravera: “Con particolare attenzione ai linguaggi innovativi, al ricambio generazionale e alla sperimentazione”. E che bella la sensibilità rispetto al “fuori dal mercato” ovvero “anticipando il mercato”: autentiche chicche di raffinatezza da politica culturale francese.

Ottimo, Assessore! Troviamo l'eco di tesi che sosteniamo da anni, anzi decenni, e finanche l'eco di un'altra delle voci fuori dal coro: le teorie “anti-sistema” di quello spregiudicato Stefano Pierpaoli, provocatore intellettuale e politico, promotore di Consequenze Network e Retecinema Indipendente. Ma ci auguriamo che poi, questa “attenzione particolare” non si traduca in una allocazione, misera se non miserabile, come quella che avete annunciato, ahinoi, per la rigenerando Film Commission: 100mila (centomila) euro nell'anno 2013!!!

Sempre il 18 luglio, il Presidente della Commissione Cultura, Diritto allo Studio, Istruzione, Pari Opportunità, Politiche Giovanili, Spettacolo, Sport e Turismo (oh, perbacco quante deleghe!) del Consiglio Regionale del Lazio, Eugenio Patanè (Pd), ha dichiarato: “Le modifiche alla legge sul cinema e l'audiovisivo approvate oggi in Giunta puntano a valorizzare risorse e territorio della nostra regione, promuovendo lo sviluppo del settore, come motore di crescita culturale ed economica, oltre che culturale (sic; N.d.R.). Nel Lazio, cultura e audiovisivo rappresentano filiere preziose per il tessuto produttivo. Il nostro territorio, infatti, ospita il 30% delle imprese del settore, oltre ai principali broadcaster televisivi nazionali e gli storici studi di Cinecittà”.

Nihil novi, anche qui. Siamo tutti d'accordo sulla centralità dell'industria dell'immaginario audiovisivo nel Lazio (il volano della crescita, il motore dello sviluppo, e bella retorica déjà vu - “giacimenti culturali” inclusi - da decenni ormai, anche a destra), al di là delle solite cifre in libertà sulle dimensioni del settore (fatturato, imprese, occupati...), che nessuno peraltro certifica.

Prendiamo atto che con una concreta determinazione del 1° luglio, la Regione Lazio ha stanziato 3 milioni di euro, sui fondi Por Fesr 2007-2013, a sostegno degli investimenti per le piccole e medie imprese per accelerare la digitalizzazione del parco-sale cinematografiche. Una buona notizia, ma ci domandiamo se rappresentasse una priorità realmente, dato che siamo convinti che la “deadline” del 1° gennaio 2014 è molto teorica, considerando che molte sale cinematografiche d'Italia, d'Europa e del mondo intero continueranno ad essere alimentate da film su pellicola, perché uno “switch-off” radicale è oggettivamente impraticabile, nonostante le major planetarie lo teorizzino.

A livello mondiale, la digitalizzazione ha raggiunto il 75% degli schermi (circa 90mila sale), spiegava Bruno Zambardino dello Iem-Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli, durante un convegno tenutosi ad inizio luglio a Riccione: l'Italia è al di sotto del 60% di schermi digitali. In Italia, sono stati digitalizzati 2.035 schermi in 651 strutture. Le sale che mancano all'appello sono ancora 1.750 su un totale di 3.864 schermi del “campione” Cinetel...

Nutriamo seri dubbi che dal 1° gennaio 2014 vadano proprio a chiudere, questi schermi minori. La “morte della pellicola” riguarderà forse il mercato Usa nel 2014, ma non il pianeta intero. E segnaliamo una dichiarazione del 2 luglio 2013 della Kodak: “Kodak smentisce quanti affermano che a fine anno terminerà la produzione di pellicola 35mm per la distribuzione nei cinema” (...) Fino a quando il mercato lo richiederà, Kodak fornirà pellicola”.

Giosuè Gallotti, Business Manager & Strategic Accounts Eamer di Kodak, ha dichiarato: “A proposito di alcune dichiarazioni susseguitesi nelle settimane scorse aventi ad oggetto la distribuzione nei cinema delle copie in 35mm, Kodak conferma il proprio impegno a continuare a fornire il mercato filmico sia per la ripresa che per la distribuzione cinematografica, con i prodotti caratterizzati dalla consueta qualità che i clienti ben conoscono”.

Gallotti ha precisato che Kodak non sta pianificando la cessazione della fabbricazione della pellicola da stampa 35mm per la fine dell'anno in corso: “Lo smentisco assolutamente. Gli accordi recenti siglati con alcune major fino al 2015 sono ulteriore testimonianza di quanto affermato”.

Che Zingaretti abbia dato eccessivo ascolto alle pur comprensibili ragioni degli esercenti e dei distributori, che hanno promosso una campagna forse allarmistica?! E siamo poi proprio sicuri che la digitalizzazione delle sale cinematografiche rappresenti proprio il “driver” per riportare il pubblico in sala, ovvero proprio il primo elemento su cui intervenire?!

Conclusivamente, riteniamo che la cultura vada sostenuta non soltanto perché c'è anche un fondamento economico nella sua funzione, ma soprattutto perché è uno strumento di coscienza civile e coesione sociale: erano queste le tesi, che purtroppo non hanno beneficiato dell'adeguata eco, di cui alla “agenda della cultura” promossa dalla Fondazione Democratica - Scuola di Cultura nel maggio del 2012 (ben oltre le teorizzazioni del “manifesto” sulla cultura promosso dal quotidiano confindustriale).
Questo, ci piacerebbe sentire, “a sinistra”, e non la subordinazione alle ragioni economicistiche, che finiscono per essere paradossalmente speculari a quelle iperliberiste e mercatiste di un Brunetta. Qui ed ora ci sembra di assistere ad una sinistra che - anch'essa - tutto sacrifica, cultura inclusa, sull'altare dell'euro e della spending review.

Belle parole, in fondo comunque condivisibili anche queste di Patané e Ravera e Zingaretti. Come lo erano, in fondo, quelle di Polverini, o quelle di Marrazzo. Ma, almeno, la Polverini, 15 milioni di euro li aveva messi sul tavolo (comunque più di quelli che aveva messo Marrazzo, colpevole senza dubbio di troppi centri di spesa in materia di cultura). Da spendere meglio, certamente, ma quei danari c'erano. Ora... di grazia, quanto c'è?!
Attendiamo di leggere le tabelle con il budget cultura della Regione Lazio, tra bilanci preventivi e consuntivi.
Dalle parole ai fatti.
Non si vive soltanto di coraggiose e novelle progettualità, ma anche di risorse adeguate, affinché le nuove idee non restino belle intenzioni e vacui proclami.

Come dire? Attendiamo una nuova “politica culturale” che passi dalla teoria alla pratica: un “new deal” autentico di teorie nuove e nuove pratiche.

(hanno collaborato Giusy Andreano ed Elena D'Alessandri)

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell'IsICult - Istituto italiano per l'Industria Culturale (www.isicult.it) e curatore dall'ottobre 2000 della rubrica fissa “Osservatorio IsICult Millecanali” sull'edizione cartacea del mensile del Gruppo 24 Ore 'Millecanali'.

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