Ecco il primo comunicato stampo diffuso da Pagliero nei giorni scorsi: «Due delle uniche tre emittenti televisive locali rimaste in Valle d’Aosta rinunciano al digitale terrestre e retrocedono sull’analogico. Rete St-Vincent ed E21 Network tornano a trasmettere in Valle d’Aosta in modalità analogica abbandonando la sperimentazione del digitale terrestre adottata 24 ore su 24 da circa un anno. “La decisione è stata presa a malincuore – dichiara Mauro Pagliero amministratore delle due reti televis…
Ecco il primo comunicato stampo diffuso da Pagliero nei giorni scorsi:
«Due delle uniche tre emittenti televisive locali rimaste in Valle d'Aosta rinunciano al digitale terrestre e retrocedono sull'analogico.
Rete St-Vincent ed E21 Network tornano a trasmettere in Valle d'Aosta in modalità analogica abbandonando la sperimentazione del digitale terrestre adottata 24 ore su 24 da circa un anno.
"La decisione è stata presa a malincuore - dichiara Mauro Pagliero amministratore delle due reti televisive - . Purtroppo si parla di sperimentazione digitale ma non esistono regole tecnico-giuridiche chiare e trasparenti in sintonia con tutto ciò che la tecnica digitale rappresenta e che nella maggior parte dei casi impone per potersi definirsi tale e come tale essere pienamente adottata.
Ci ritroviamo con un Ministero delle Comunicazioni che spinge e finanzia la sperimentazione digitale in aree definite "all-digital" ma che poi, attraverso i propri organi periferici, costringe gli operatori locali a lavorare secondo l'interpretazione di una legge scritta esclusivamente per l'emissione analogica e che di fatto ne impedisce lo sviluppo e la sperimentazione stessa.
Chi, come il sottoscritto, ha creduto in questa nuova tecnologia investendo centinaia di migliaia di Euro senza trarne alcun vantaggio economico non viene tutelato, anzi, viene considerato e punito come un abusivo da quelle persone che nell'amministrarci purtroppo ignorano gli indispensabili fondamenti tecnici connessi ai reali vantaggi che tecnologia digitale terrestre può offrire. Non basta riempirsi la bocca con la definizione di regione "all digital" senza però conoscerne il significato tecnico della parola stessa. Un'azienda non investe nel digitale terrestre per seguire una moda, investe le proprie risorse in tecnologia e nell'ingegno delle persone che questa tecnologia conoscono e sviluppano; non bastano assessori preparati e volenterosi se poi tutto ciò viene censurato e pubblicizzato negativamente, anziché apprezzato e difeso, anche da alcuni soggetti che rappresentano l'Amministrazione Regionale stessa!
In una tale situazione tanto vale gettare la spugna e limitare i danni.
Per le ns. emittenti attendere tempi migliori (oggi la legge nazionale prevede il 2012), sarà indubbiamente un risparmio economico, ci eviterà ulteriori umiliazioni per il lavoro sprecato e per la scarsa considerazione ottenuta; peccato che a venire penalizzato sarà l'utente che, già disorientato dai problemi riscontrati in buona parte dei decoder con software obsoleti, si vedrà scomparire i 13 canali sino a ieri trasmessi.
Per il momento solo la terza emittente Studionord, che fa capo alla Sediv Spa (e che sperimenta la trasmissioni delle sedute del Consiglio Regionale), proseguirà le proprie trasmissioni digitali, congelando comunque ogni ulteriore forma di investimento per la sperimentazione e la capillarizzazione della propria rete digitale».
È seguita sul sito www.newslinet.it una replica del direttore dell'Ispettorato Piemonte - Valle d'Aosta del Ministero delle Comunicazioni. Ing. Mario Scibilia:
«Prendendo spunto dall'articolo del 17/10/07 avente per titolo: "Aosta, due emittenti tornano all'analogico", si vuole rappresentare quanto segue.
Il D. Lgs n. 177 del 31 luglio 2005 all'art. 28, comma 6, prevede che "la sperimentazione delle trasmissioni televisive in tecnica digitale può essere effettuata sugli impianti legittimamente operanti in tecnica analogica. Gli impianti di diffusione e di collegamento legittimamente eserciti possono essere convertiti in tecnica digitale. L'esercente è tenuto a dare immediata comunicazione al Ministero.
"Il medesimo art. 28, al comma 5, prevede che "il Ministero autorizza, attraverso i propri Organi periferici, le modificazioni tecnico-operative idonee a razionalizzare le reti analogiche terrestri esistenti e ad agevolare la conversione alla tecnica digitale..".
Dai disposti normativi suddetti, al momento vigenti, possono trarsi le seguenti inequivocabili considerazioni:
- possono essere convertiti alla tecnica digitale (per il servizio DVB-T) solo ed esclusivamente gli impianti legittimamente operanti in tecnica analogica (impianti censiti, inseriti nella concessione analogica ed eventualmente modificati dagli Ispettorati territorialmente competenti);
- gli Ispettorati, nell'ambito di competenza, su espressa richiesta degli esercenti interessati, possono e devono autorizzare le possibili modifiche tese a razionalizzare le reti analogiche esistenti e ad agevolare la conversione alla tecnica digitale anche autorizzando le riallocazioni (sempre previa espressa richiesta degli esercenti interessati) di impianti necessarie per realizzare tali finalità».
Infine un ulteriore comunicato di Pagliero, in tema soprattutto di gap filler (che sembrano essere almeno in parte l'oggetto del contendere):
«Qualche agenzia, nel riprendere il ns. comunicato stampa del 16/10/07, ha definito lo stesso una "notizia/provocazione". Il contenuto nulla voleva avere di "provocatorio", se non l'esternare la grande delusione che un imprenditore prova nel sentirsi abbandonato prima e messo alla gogna poi (in gergo volgare qualcuno direbbe "cornuto e mazziato").
Se l'aver investito cifre esorbitanti in un progetto da realizzarsi in una precisa area identificata come "all digital" al solo fine di raggiungere un comune obiettivo e cioè far decollare l'utilizzo quotidiano del digitale terrestre; se l'aver creato e mantenuto contatti con utenti, installatori, costruttori e distributori di decoders, costruttori degli apparati di trasmissione ecc.; se l'aver sperimentato, con ulteriori investimenti, anche l'introduzione di "gap fillers" sui quali la tecnologia SFN è basata; se tutto ciò, a senso unico e senza possibilità di confronto, deve essere giudicato con valore negativo, allora nello sviluppo del DTT in Italia qualcosa davvero non funziona, a maggior ragione nelle aree "all digital".
Occorre precisare che le emittenti che rappresento non si erano limitate al solo switch-off sulla città di Aosta ma, in cOErenza con la definizione "all digital", avevano convertito l'intera rete regionale rendendo di fatto possibile la sperimentazione DTT in chiaro (e non in pay-tv) in tutte quelle aree della Valle precedentemente servite con il segnale analogico, rinunciando con questo a lucrosi contratti pubblicitari in corso.
Nel ns. specifico caso era già possibile ricevere il bouquet digitale di Rete Saint Vincent, anche in auto e senza soluzione di continuità, da Quincinetto a Courmayeur, idem per quanto riguarda E21 Network. Personalmente avevo avviato concreti progetti di compatibilizzazione, sia con Mediaset sia con Rai, che avrebbero consentito di ottimizzare la copertura e razionalizzare lo spettro radiOElettrico, oltre che a vantaggio di nuovi eventuali operatori, soprattutto a vantaggio dell'utente finale identificabile nei telespettatori.
Purtroppo lo scoraggiante "muro di gomma" sul perdurare dell'applicazione della lacunosa e vecchia materia legislativa che nulla diceva sui "gap-fillers", unita all'interpretazione "restrittiva" della recentissima normativa che, al contrario, legittima l'installazione degli stessi senza preventiva richiesta, si è ultimamente trasformato in un dannoso, insormontabile ed intollerabile scoglio, che ha reso necessaria la pur dolorosa scelta di abbandonare le trasmissioni in tecnica digitale ed il relativo sviluppo, con ritorno alle trasmissioni analogiche».