Par condicio: Berlusconi la vuole abolire

Di nuovo in ballo il provvedimento per le Tv –

La legge sul conflitto d’interessi non s’è mai fatta ma in compenso si può eliminare la par condicio, che almeno qualche piccolo paletto lo metteva. Il Governo ci prova in ogni modo, l’opposizione insorge.

Berlusconi lo dice da sempre. Quella par condicio in Tv nel periodo elettorale (e non solo) proprio non va e meglio, molto meglio lasciar parlare di più i partiti (già) più grossi e magari anche quelli più ricchi.
Dopo i molti 'stop' subiti in passato (dalla Lega e dall'Udc soprattutto) adesso il Cavaliere ci prova davvero in Parlamento, per arrivare all'abolizione prima della campagna elettorale per le Regionali di marzo. Ma alla Camera fini si è messo un po' di traverso e quando la partita sembrava ormai persa, ecco spuntare improvvisamente la strada alternativa del Senato.
Sentite cosa riferisce l'Ansa in proposito:

«Una proposta di legge depositata in Senato per la riforma della par condicio può essere l'uovo di Colombo per aggirare l'ostacolo dei tempi farraginosi alla Camera, bloccata fino al 9 novembre per mancanza di copertura finanziaria delle leggi in commissione e successivamente occupata con la Finanziaria in arrivo da Palazzo Madama. La proposta c'è, a firma di Alessio Butti capogruppo Pdl in Vigilanza Rai (per la verità è spuntata fuori improvvisamente dopo lo stop dell'analoga proposta alla Camera; Ndr.), ed è condivisa dai capigruppo del partito e sottoscritta da cento senatori della maggioranza.

A parlarne, a Palazzo Chigi, il viceministro alle Comunicazioni, Paolo Romani, a margine di una conferenza stampa. Sollecitato dai cronisti, Romani ha detto che, per la riforma della legge 28 del 2000, ''c'e' un testo anche al Senato. Noi come Governo siamo d'accordo col provvedimento e favorevoli alla modifica della norma, di cui ci interessa soprattutto l'introduzione del principio proporzionale delle presenze radio-televisive''.
Nel testo Butti si ribadisce questo e il diritto di tribuna per le minoranze al 10%, su cui il viceministro conferma però la disponibilità a trattare fino a una percentuale del 20. Nessuna traccia del diritto di accedere a spot a pagamento sulle Tv nazionali, previsto invece dal testo Abrignani depositato alla Camera a metà ottobre (è un'altra concessione di Berlusconi per cercare di mandare avanti comunque il provvedimento; Ndr.), che aveva fatto infuriare le opposizioni. A questo punto ''la Capigruppo può decidere di iniziare il percorso della riforma proprio dal Senato'' coi tempi che ''sono quelli parlamentari'' e con un metodo ''che mi auguro sia fortemente condiviso''.
D'altra parte - ha ricordato Romani - in commissione di Vigilanza esiste già un documento approvato e votato in modo condiviso, che introduce il principio della proporzionalità delle presenze''».

L'opposizione - UDC anche stavolta compresa - è però pronta alle barricate e la Lega non è detto che sia favorevole sul serio.

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