Benigni stavolta non ha fatto il miracolo su RaiDue con la prima puntata delle sue ‘letture dantesche’ ma ci sono molte attenuanti. Resta uno spettacolo di qualità, condotto dal ‘professore che avremmo voluto avere a scuola’…
Serata all'insegna della cultura quella di ieri su RaiDue. Una grande sfida, coraggiosa e difficile: il primo appuntamento con 'TuttoDante,' durato un'ora e trenta; nonostante Benigni sia un genio, capace di catalizzare l'attenzione di molti come pochi, anzi pochissimi, sanno fare, ieri ha interessato solo 2.608.000 spettatori (pari all'8.56% di share). Certo non è facile mettersi davanti alla Tv per ascoltare Dante alle 21 di sera dopo una giornata di lavoro o di studio.
Eppure in passato gli ascolti sono stati diversi: la prima volta (nel 2002) aveva incollato al piccolo schermo ben 13 milioni di telespettatori decantando l'ultimo canto del Paradiso, mentre la seconda, nel 2007, era riuscito ad affascinare 11 milioni raccontando la passione tra Paolo e Francesca del V Canto dell'Inferno.
C'è da sottolineare anche, però, che il pubblico di RaiDue è diverso da quello di RaiUno e che proprio sulla rete ammiraglia ieri sera andava in onda l'ultima puntata della serie 'Tutta la musica del cuore', che è stata seguita da 6.074.000 spettatori pari al 20.58% di share.
Nonostante lo stile eccezionale, semplice e popolare di Benigni, a me viene da pensare che, comunque, l'evento non fosse per 'tutti', come invece 'La più bella del mondo', che non per nulla ha riscosso un successo incredibile, con un boom di 13milioni di telespettatori. Immaginiamo che chi si è messo dunque ad ascoltare Benigni fosse ben motivato; sarebbe interessante approfondire, nei prossimi giorni, la questione e capire che tipo di pubblico ieri sera ha guardato Benigni: l'età il sesso, il grado di istruzione.
Le serate, che andranno in onda una volta a settimana fino al 15 maggio, sono le registrazioni di 'TuttoDante 2012', organizzato da Lucio Presta con la produzione esecutiva di Arcobaleno Tre (società di cui è socio sempre Presta) e prodotto dalla Melampo di Benigni e della moglie Nicoletta Braschi, realizzate a Firenze in Piazza Santa Croce la scorsa estate. Un evento grandioso, diretto da Stefano Vicario con la fotografia di Massimo Pascucci, che ha coinvolto uno staff di oltre cento persone.
Inoltre, per la prima volta in uno spettacolo del genere, è stata utilizzata la spidercam, che ha permesso di immortalare Firenze da un'altezza di 42 metri, offrendo inquadrature mozzafiato e dettagli del palco.
La serata è stata piacevole e che Benigni sia convinto di poter portare la cultura in Televisione in prima serata regalandoci perle di vero spettacolo a noi personalmente non può che fare piacere.
Benigni, solo, in mezzo ad una piazza meravigliosa e grande, come piazza Santa Croce di Firenze sa essere, ha cominciato a spiegare il Canto XI della Divina Commedia. Un canto tra l'altro difficile, che molti critici hanno definito minore, dove come Benigni stesso ci racconta, dicono che Dante si sia addormentato per la poca intensità e il poco interesse suscitato dal canto stesso.
Eppure Benigni lo definisce un capolavoro e riesce a convincercene. L'attore toscano riesce, infatti, come sempre a incantarci, con le sue parole, con la sua mimica, con la sua simpatia, la sua bravura ma direi soprattutto con l'amore che mette nelle cose che fa e che riesce a trasmettere anche attraverso il teleschermo.
Torniamo alla scenografia costituita solo dalla piazza allestita a teatro: sullo sfondo la cattedrale di Santa Croce, semplice, bianca, ma al contempo maestosa, primeggia dietro ad un piccolo palco rialzato, semicircolare, abbellito solo da poche quinte di legno anch'esse a forma semicircolare, a mezzaluna, un leggio e un Benigni che ci sembra ancora più 'piccolo', colla sua camicia bianca e un completo blu. Anche le luci sono semplici: una luce blu illumina la piazza e ne sottolinea la magia, mentre una luce bianca si concentra sull'attore.
Luce che diventerà rossa, come fossimo entrati nell'Inferno, nel momento finale, quando Benigni, dopo aver parafrasato il Canto, lo reciterà a memoria.
Solo qui Benigni perderà il sorriso, si farà drammatico quasi irriconoscibile nello sguardo e si rivelerà, ancora una volta, attore a tutto tondo dalla magistrale bravura.
Di fronte al palco, i posti a sedere, con un pubblico di ben 70mila persone. Per questa edizione, registrata l'estate scorsa a Firenze, che ha visto la lettura dei canti dall'XI al XXII, sono stati, infatti, triplicati anche gli abbonamenti rispetto alle serate del 2006. Ed è stato proprio il gradimento di pubblico di sei anni fa a convincere Benigni a proseguire nella sua opera di divulgazione della Divina Commedia.
Come dicevamo, ieri sera si è cominciato con il canto XI: “Dante ci dice, con la stessa perizia di uno scienziato, com'è fatto l'Inferno, ci parla della sua struttura topografica e morale - ha aggiunto Benigni - . È uno dei canti più straordinari per me”. Il poeta, sull'orlo del sesto cerchio, si serve di questo canto per definire la gerarchia dei peccati e la loro dislocazione.
“Parla del lavoro, della finanza, dell'usura, di quei farabutti che ci fregano oggi come ieri. Dante - ha detto Benigni - ci ha indicato una via di speranza, andando a scrutare i barlumi, le premonizioni e i tentennamenti dello spirito umano. È riuscito a dare a qualsiasi cosa del visibile e dell'invisibile un nome, a esprimere l'inesprimibile, a dare materia allo spirito. Ha usato lo stesso amore e lo stesso numero di parole per descrivere gli ordini angelici, il fondo del male e l'altezza del bene. A noi non resta che credergli, perché lui esige di essere creduto, perché quel viaggio lo ha fatto davvero”.
È bello ascoltare Benigni perché mette anima e corpo in quel che dice e mentre ci viene voglia di rileggere tutta la Divina Commedia ci accorgiamo che lui è l'unico professore che avremmo voluto avere quando andavamo a scuola, o che vorremmo oggi, per i nostri figli.
Benigni usa parole dirompenti, usa toni che passano dall'ironico al drammatico e ci spiega con esemplare semplicità ogni terzina. Parla di 'entrare' nel Canto proprio come se il canto 'infernale' fosse un luogo fisico, un posto reale dove farci accompagnare da Dante e Virgilio: perché la “Divina Commedia è il nostro viaggio, non il suo viaggio”. Perché Dante nel suo narrare “usa tutti i sensi”: ci fa vedere i cerchi, ci fa sentire gli odori, ci fa vivere le emozioni.
Da sottolineare infine gli innumerevoli applausi alla fine dell'evento dalla piazza e nessuna pausa pubblicitaria in Tv, se non fra l'anteprima e l'inizio vero e proprio della puntata che si dice costi, ognuna, circa 300mila euro. Rai 5 trasmetterà ogni puntata del programma il giorno seguente dalle 19.15.
Non ci resta che aspettare il prossimo appuntamento con la curiosità di sempre, sia per Benigni che per le strategie di comunicazione che saprà approntare la Rai per pubblicizzare, meglio di questa volta, le trasmissioni.
Possiamo infatti pensare che il parziale 'insuccesso d'ascolto' di ieri sera sia da attribuire proprio a una mancata costruzione del nuovo 'evento' da parte della Rai (contrariamente a quello sulla Costituzione) e alla vicinanza con i 'tumulti elettorali' di questi giorni, che hanno sviato l'attenzione altrove. Ci sarà tempo per raddrizzare la comunicazione, riteniamo, a tutto favore di una RaiDue reduce dalle prime serate di 'Tribune elettorali' (1% di audience) e quindi assolutamente bisognosa di ascolti per poter ritrovare una ragione di vita.