Polemiche sulle dichiarazioni del direttore generale della Rai, che ritiene che la Tv sia di per sé “amorale”: “inseguendo gli ascolti non ci si possono porre troppi dubbi etici”. Baldassarre di certo non è d’accordo…
Siamo alle solite. Alle belle parole (nuovo codice Tv e Minori, nuovo contratto di servizio con lo Stato) alla Rai non seguono i fatti, anzi...
Se Alda D'Eusanio, pur poco apprezzata sia dal presidente Baldassarre che dall'altro consigliere superstite Albertoni, non può però (almeno pare) essere toccata perché è una delle poche "certezze" di discreti ascolti di RaiDue, ecco che il direttore generale Saccà inprudentemente ha pensato di spiegare bene questa e altre situazioni simili con questa significativa dichiarazione:
"La televisione è amorale e insegue la massimizzazione dell'ascolto, Dunque chi la deve governare non può porsi troppi dubbi etici, Al massimo estetici, perché bello e buono spesso coincidono".
Saccà deve essersi dimenticato che certe cose appartengono per tanti alla serie di quelle che magari si fanno ma di sicuro non si dicono, perché la verità, si sa, è sempre "rivoluzionaria". Poteva essere diffusa con disinvoltura, infatti, una dichiarazione di questo tipo all'indomani della firma del contratto di servizio Stato-Rai e pochi giorni dopo la stesura del Codice di autoregolamentazione su "Tv e minori"O
No che non poteva e Saccà ha fatto le spese della sua ingenuità, provocando proteste dal mondo politico di destra e di sinistra (Bonatesta di AN, Giulietti dei DS), della "società civile" (Antonio Marziale, presidente dell'Osservatorio dei minori) e un significativo no-comment anche da parte del ministro Gasparri (Baldassarre, si sa, già non lo amava prima).
Poi è arrivata la nota di "puntualizzazione" della Rai, che arrampicandosi un po' sugli specchi ha ricordato che, per il dizionario della lingua italiana Battaglia, amorale e immorale non sono la stessa cosa e dunque l'amorale di Saccà significava "solo" "che prescinde dalla legge morale, estraneo a ogni preoccupazione morale".
Chissà allora se paghiamo il canone per un servizio pubblico "amorale"...