Per una Rai del domani

Pubblichiamo parzialmente un interessante documento sul futuro della Rai, elaborato in questi giorni nell’ambito del Sindacato Autonomo Libersind – CONFSAL.

«Il presente documento costituisce un primo contributo del Libersind CONFSAL al dibattito aperto dal Presidente Claudio Petruccioli con la relazione "Per una discussione su televisione e servizio pubblico dentro e fuori la Rai". L'avvio dall'interno della Rai di una discussione che investe in primis l'azienda radiotelevisiva pubblica e si proietta sugli scenari esterni, immediati e futuri, può rappresentare un metodo innovativo e proficuo anche per la possibilità di attivo coinvolgimento delle parti sociali e del sindacato in particolare. Il metodo è elemento imprescindibile di lavoro quando i temi in discussione riguardano gli interessi più profondi e delicati della società, e l'impostazione data all'iniziativa coglie questa esigenza condivisa dal Libersind CONFSAL.

Il cambiamento in corso nel settore della telecomunicazione integrata, le prospettive di sviluppo ed evoluzione tecnologica del sistema, l'ambizione di un allargamento del pluralismo e della partecipazione, le stesse dinamiche economico-finanziarie connesse, impongono un ragionamento adeguato ai tempi rispetto al ruolo e alla funzione del Servizio Pubblico Radiotelevisivo.

Una riflessione particolare merita il concetto stesso di Servizio Pubblico radiotelevisivo almeno in merito a due elementi essenziali: 1) la collocazione strutturale all'interno di un sistema radicalmente modificatosi rispetto alla visione classica e un po' statica che ancora se ne ha; 2) le modalità di offerta che ne giustifichino la conservazione.

Collocazione strutturale. Il moltiplicarsi dell'offerta radiotelevisiva pone sempre più forte la domanda se ha senso garantire ancora nel panorama la presenza del Servizio Pubblico la cui funzione, non più monopolista da decenni, e' in molti casi surrogata anche dai network privati. La risposta non può ovviamente che essere politica. L'esperienza sta a insegnare che, anche in altri ambiti di attività, le garanzie offerte dalle leggi di mercato e da un ridondante e non poche volte subdolo iperliberismo non incidono pienamente sul piano dei diritti collettivi ed eludono nella sostanza i fondamenti che sono alla base dei valori di civiltà di un Paese progredito e democratico. Tale considerazione vale soprattutto nel settore della comunicazione e in particolare della televisione nell'accezione più ampia del termine. Per quanto vasta e garantita da norme possa essere l'offerta privata, rimane essenziale l'esigenza che l'organizzazione statuale possa assicurare attraverso la sua offerta e presenza un soggetto equilibrato e non condizionabile dagli appetiti economici e finanziari tipici dell'impresa privata, in grado di salvaguardare la garanzia certa di pluralismo e alto e molteplice livello qualitativo alle aspettative e ai bisogni dei cittadini.

Non è un caso che nell'immaginario collettivo, il Servizio Pubblico, per quanto discusso e discutibile, mantenga un ruolo centrale e in qualche misura rassicurante, e non e' neanche un caso che in Europa i Servizi Pubblici radiotelevisivi, pur in condizioni normative differenziate, vedano confermata la loro centralità e che negli stessi Stati Uniti il trascurabile Servizio Pubblico americano abbia teso in questi ultimi anni a espandersi e a caratterizzarsi maggiormente.

Sarebbe arduo pensare che un Paese civile possa affidare le sorti della comunicazione culturale e sociale esclusivamente agli operatori generati dal mercato e animati dall'interesse e dagli obiettivi propri dell'impresa. Proprio nel campo della comunicazione diventa essenziale la certezza della presenza pubblica che garantisca i meccanismi democratici e pluralistici di consumo radiotelevisivo, e sottragga le aspettative civili alle tentazioni sempre possibili di influenzare la formazione o deformazione del giudizio e/o del consenso.

Modalità di offerta. La collocazione strutturale del Servizio Pubblico all'interno del sistema delle comunicazioni non può prescindere dalle modalità di offerta del prodotto. L'evoluzione e lo sviluppo tecnologico determinano l'ampliamento delle reti di diffusione, accrescono il livello di qualità tecnica dei segnali, favoriscono l'integrazione cosiddetta multimediale ma non sostituiscono la missione del network, sia privato che pubblico, che rimane l'ideazione e la realizzazione del prodotto, la costruzione della programmazione, la trasformazione del pensiero e dell'ingegno umano in un bene immateriale offerto al consumo intellettuale dei cittadini. Il cuore del network e' il prodotto, il bene che attraverso elaborati processi creativi e produttivi si trasferisce da un nucleo ideativo e realizzativo alla comunità che ne stabilisce il gradimento, ne valuta individualmente il valore, lo assorbe nel proprio immaginario e lo metabolizza fino a tradurlo anche in scelte e comportamenti.

In questo meccanismo complesso e delicato, al Servizio Pubblico sono inevitabilmente riservate responsabilità e attenzioni maggiori rispetto ai network privati che pure debbono o dovranno in qualche misura ispirarsi a codici base di offerta e di rispetto dell'interesse generale. Tale considerazione non deve implicare da parte del Servizio Pubblico la proposta di prodotti che abbiano scopi pedagogici o semplicemente formativi, seriosi o addirittura noiosi per un puro disegno intellettuale dai rischi elitari o per paradosso astratti e non corrispondenti alla realtà variegata dei bisogni. Nè gli obiettivi del Servizio Pubblico possono essere limitati alla mera garanzia di un'informazione equilibrata e pluralista. Anche il prodotto e l'offerta della Rai debbono abbracciare la molteplicità dei generi impliciti nell'attività e nella funzione radiotelevisiva. Importante, e dirimente rispetto ai compiti e alle finalità dei network privati, è il livello di qualità che si richiede al Servizio Pubblico. Un buon programma di intrattenimento o un dibattito gestito seriamente non sono meno qualificanti di un documentario o di una rubrica informativa precisa e attendibile. Dovere del Servizio Pubblico e' anche mantenere un pubblico vasto e con interessi e aspettative tra loro diverse.

In questa logica della qualità che deve prevalere, fondamentale per un Servizio Pubblico è la differenziazione dell'offerta, l'equilibrio e il pluralismo dell'informazione, la rispondenza culturale e sociale alle aspettative della società. L'accrescimento della credibilità della Rai deve svilupparsi attraverso un rapporto con l'utenza fondato sulla capacita di sollecitarne la curiosità, stimolarne l'interesse intellettuale, accrescerne la fiducia rispetto all'offerta informativa, soddisfarne i desideri e i bisogni connessi al tempo libero e così via. Sulla base di queste premesse, si può immaginare di rinnovare articolazioni, strutture e modalità di finanziamento del Servizio Pubblico in previsione del 2016, anno di scadenza della Convenzione Stato-Rai».

(omissis)

Libersind - CONFSAL

Il Segretario Generale

(Giuseppe Sugamele)

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