La fiction della Lux Vide su Papa Pacelli ha sollevato molte polemiche da parte della comunità ebraica, che contesta una ricostruzione ritenuta parziale e poco attenta ai fatti storici.
Fare una fiction su un personaggio storico è sempre rischioso. Se poi si tratta di un pontefice discusso come Pio XII, papa dal 1930 al 1959, la polemica è inevitabile. E così è stato.
“Sotto il cielo di Roma” è una fiction prodotta da Lux Vide di Ettore Bernabei, andata in onda su RaiUno in prima serata nei giorni scorsi, che si svolge lungo un anno, tra il 1943 e il 1944 e racconta la Roma di quegli anni vista da tre prospettive: la vita nel ghetto ebraico di Roma, la gestione dell'alto comando tedesco e i fatti che succedono in Vaticano intorno alla figura e al pontificato di Pio XII. Una fiction che, messa in contrapposizione con il Grande Fratello, lunedì sera ha totalizzato 5.500.000 spettatori, 1.300.000 in più del reality di Endemol.
In genere i prodotti di Lux Vide sono un successo assicurato, indipendentemente dal modo in cui vengono trattati i contenuti. La società di Bernadei, uomo di Televisione, può contare su professionalità di alto livello, ma a sollevare le polemiche tra la comunità ebraica è il modo in cui è stato rappresentato Papa Pacelli e il suo operato in relazione alle leggi razziali e alla situazione degli ebrei in quegli anni. Insomma una contestazione basata soprattutto sulla ricostruzione storica dei fatti.
Dalla rappresentazione della Lux Vide sarebbe uscita, come accusa il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, una narrazione “a senso unico, con l'aggravante di un'impostazione storica carente, piena di errori e imprecisioni, con “scelte politiche gravi” come la “rimozione delle responsabilità fasciste” nell'emanazione delle leggi razziali e troppo a favore di un Papa per il quale è in corso il processo di beatificazione.
Difende la fiction (come ovvio) Ettore Bernabei, che sottolinea la natura filmica e non documentaristica di “Sotto il cielo di Roma”.
Bernabei, ovviamente, respinge ogni accusa, soprattutto la presunta natura agiografica di “Sotto il cielo di Roma”. “Questa è una ricostruzione drammaturgica non un documentario - ha spiegato Bernabei - . Sceneggiatori, registi, attori sono professionisti a gran livello. E tutti sono stati rigorosissimi nell'attenersi ai documenti storici ormai noti, grazie agli atti del processo di beatificazione di Papa Pacelli”.