Polonia: precipita la situazione di TVP, dimissioni dei direttori

In Polonia si sono clamorosamente dimessi a Capodanno i direttori dei principali canali della Tv pubblica Tvp per protestare contro la controversa legge sui media voluta dal partito di destra del leader Jaroslaw Kaczynski, tornato da poco alla guida del Paese dopo i clamorosi risultati delle ultime elezioni.

La legge in questione era stata varata addirittura poche ore prima, ovvero il 31 dicembre, con grande urgenza dunque, dal Parlamento di Varsavia. Sempre in segno di disaccordo, e per "avvertire tutti gli ascoltatori della minaccia per la libertà di parola e del pluralismo", il principale programma della radio pubblica polacca, Polskie Radio, trasmette ogni ora l'inno europeo (l'Inno alla gioia, tratto dalla nona sinfonia di Beethoven) alternata con quello nazionale, La Mazurka di Dabrowski.

La contestata legge, che richiama le riforme introdotte in Ungheria dal premier Victor Orban (un esempio affatto rassicurante e che dovrebbe preoccupare molto l’Europa e gli organismi della UE, che non sembrano per la verità, invece, molto consapevoli della situazione) prevede l'immediata sospensione di tutti i componenti delle direzioni nonché dei consigli d'amministrazione dei media pubblici polacchi e conferisce al ministro del Tesoro la facoltà di nominare i nuovi responsabili senza il dovere di scegliergli attraverso i concorsi (che finora venivano organizzati dal Consiglio nazionale della radio e televisione, un organo costituzionale).

Si dà per scontato che la legge voluta dal partito Diritto e giustizia (Pis) di Kaczynski verrà presto firmata dal presidente Andrzej Duda e che dunque il controllo della destra al Governo su TVP sarà ferreo.

Secondo analisti non-governativi si tratta di un tentativo di mettere i media pubblici al servizio dell'unico partito al governo. “È un ritorno al modello di media ideologizzati, che funzionava nella Polonia prima della svolta democratica del 1989” - ha sottolineato Dorota Piontek dell'Università di Poznan.

Contro questi cambiamenti hanno già espresso perplessità diversi enti polacchi e internazionali temendo che in Polonia vengano messi in pericolo diritti fondamentali. In una lettera aperta rivolta al governo di Varsavia, l'Associazione europea dei giornalisti (Aej) ha espresso il timore che la riforma voglia mettere i media polacchi sotto il controllo diretto dell'esecutivo del premier Beata Szydlo (legata a Kaczynski).

Simile preoccupazione è stata espresso dal primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans.

Naturalmente per il Governo di Varsavia tutto è invece in regola. Secondo il viceministro della Cultura e responsabile per media, Krzysztof Czabanski, si tratta di un primo passo della riforma cioè vanno cambiati i "quadri" dirigenziali. Fra qualche mese, ha ricordato, sarà modificato anche lo status legale dei media polacchi che da "pubblici" diventeranno "nazionali" e come tali godranno anche di un nuovo sistema di finanziamento (la questione interessa dunque da vicino anche l’associazione europea delle Tv pubbliche, l’UER-EBU, che infatti si è mossa, inviando una lettera al presidente Duda e al Parlamento polacco, chiedendo di non varare la citata legge sui media).

Intanto però si temono "purghe" fra i giornalisti non riconosciuti come "fedeli" dal Pis. Dimissioni di protesta sono state date, come detto, da Piotr Radziszewski di Tvp 1, Janusz Kapuscinski di Tvp 2, Katarzyna Janowska di Tvp Kultura e Tomasz Sygut dell'Agenzia televisiva d'informazioni nonchè dal direttore del personale Tvp, Ewa Ger.

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