Non siamo volutamente tornati su queste colonne sulla vicenda Bolloré-Premium, dopo la clamorosa rottura di inizio estate, perché siamo rimasti in attesa, come tutti, di una conclusione della ‘querelle’ e anche perché a lungo è sembrato che a tutta questa storia mancasse solo l’inevitabile ‘happy end obbligato’, poiché da una parte (quella di Mediaset) il problema di Premium deve pur essere risolto sul serio e definitivamente, dall’altra (quella di Bolloré) sembra inverosimile che la questione possa essere trascinata ancora a lungo, peraltro sulla base di argomentazioni che sembrano debolucce (la ‘non conoscenza’ della reale situazione economica di Premium).
In questi mesi si sono sprecati gli articoli dei giornali e gli annunci di mirabolanti cause giudiziarie da parte di Mediaset e di Fininvest, che potrebbero peraltro avere basi legali di un certo fondamento. Ma non si è ancora - inaspettatamente, come inaspettata era stata la prima rottura - arrivati al dunque e la prima scadenza prevista, quella di fine settembre, che negli intenti originari doveva sancire il passaggio di Premium ai francesi, è passata senza alcuna certezza su quanto accadrà adesso.
L’ultimo Cda di Mediaset ha dunque dato mandato ai vertici di proseguire nel contenzioso con Vivendi relativo alla cessione di Mediaset Premium. Il Consiglio è stato ampiamente informato su tutti i passi compiuti nello scontro legale con la società guidata da Vincent Bolloré e ha espresso apprezzamento per le mosse attuate dal management in difesa degli interessi del gruppo, raccomandando di prendere, se necessario, ogni opportuna iniziativa per portare i francesi a onorare il contratto.
Sullo sfondo c’è persino l’eventualità che Mediaset possa chiedere che il contratto divenga effettivo attivando la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 700 del codice di procedura civile.
Secondo i francesi, invece, superata la data del 30 settembre, l’accordo, se non perfezionato, sarebbe da ritenersi nullo e la richiesta di approvazione all’Antitrust, infatti, non è mai stata inoltrata.
Ma appare un po’ inverosimile che Bolloré voglia esporsi a seri rischi legali e finanziari per sostenere questa sua posizione un po’ ‘di puntiglio’ (in sostanza, ‘volevamo Premium perché ci era sembrata una società economicamente molto più solida di quel che abbiamo scoperto in seguito’), anche perché Canal Plus non sembra affatto a sua volta in ottima salute e i mirabolanti progetti di creazione insieme a Premium di un ‘polo europeo’ da contrapporre a Sky sembrano per ora poco più che auspici.
L'amministratore delegato di Vivendi (il gruppo proprietario di Canal Plus) Arnaud de Puyfontaine (vicepresidente anche di Telecom Italia) si è detto infatti ottimista: “Mediaset è una società molto bella, abbiamo delle discussioni in corso, sono fiducioso”.
Un’ipotesi di possibile nuovo accordo potrebbe prevedere non più il passaggio graduale ma totale di Premium ai francesi ma un possibile acquisto da parte di Vivendi di solo il 40% della pay-tv del Biscione; Mediaset, in questo scenario, manterrebbe in portafoglio l'altro 40% (accollandosi dunque ancora parte delle perdite previste), mentre il residuo 20% potrebbe rimanere parzialmente a Telefonica o essere ceduto a nuovi investitori. Tramonterebbero però così i progetti di scambi azionari fra Vivendi e Mediaset per le ‘capogruppo’, altro scenario che nel precedente accordo sembrava plausibile.
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