“Google Art Project”: video ed interattività per stimolare la fruizione museale. Google procede nella sua attività di lobbying, stavolta puntando ai beni culturali: ma è autentico neo-mecenatismo?
Si è svolta a Roma martedì mattina 3 aprile, nella Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, la conferenza stampa di presentazione del nuovo progetto di Google, ovvero “Google Art Project”, sviluppato d'intesa con il Comune di Roma e Zétema. Oltre a Simona Panseri, Corporate Communications and Public Affairs Manager di Google Italia, e Aldo Spivach, Strategic Partner Development Manager di Google Italia, sono intervenuti il Sovrintendente ai Beni Culturali Umberto Broccoli, l'Assessore Capitolino alla Cultura Dino Gasperini e il Presidente di Zétema (la società controllata dal Comune di Roma che gestisce buona parte dei beni museali della Capitale), Francesco Marcolini. Atteso il Sindaco Gianni Alemanno, che ha dato forfait all'ultimo minuto.
Per quanto l'affluenza sia stata modesta, grande è stato l'entusiasmo manifestato dai presenti. Broccoli (eccellente conduttore televisivo e raro caso di divulgatore culturale, prestato alla pubblica amministrazione romana) ha aperto la conferenza esordendo con “quello dei Musei Capitolini è l'unico sistema museale romano a partecipare all'iniziativa di Google, che cerca di coniugare, magistralmente, antico e moderno”.
Google Art Project è un portale che consente di effettuare una visita virtuale ai sistemi museali che aderiscono all'iniziativa.
Google - ribadiranno più volte sia la Panseri sia Spivach - non ha promosso questa iniziativa per sostituire la visita virtuale a quella reale, ma, al contrario, per stimolare nuovi visitatori, e per consentire, anche a coloro che non possono consentirsi una visita reale, di conoscere prestigiose opere d'arte e poli museali d'eccellenza. I video - per così dire - “dimostrativi” hanno suscitato un indiscusso “appeal” nei presenti.
In Italia, finora hanno aderito soltanto i Musei Capitolini e gli Uffizi di Firenze, ma ad oggi, a livello planetario, Google Art Project annovera, nel suo “portafoglio”, 151 musei in 40 diversi Paesi. Sono oltre 30.000, ad oggi, le opere disponibili in alta risoluzione…
Il progetto è stato realizzato in 18 mesi, con l'obiettivo di informare e finanche “educare”: esiste, infatti, una specifica sezione del portale che contiene testi (in molteplici lingue), e finanche test, che si rivolgono a studenti di scuola superiore e università.
Il portale offre inoltre la possibilità di organizzare “video-ritrovi”, ovvero vere e proprie “conferenze online” per discutere e confrontarsi su specifiche tematiche d'interesse: insomma, un mix evoluto di tecnologie, tra video e multimedialità, per promuovere le cose museali.
Nella fase sperimentale, durata sei mesi, il portale in versione “beta” ha beneficiato della partnership di 17 musei in 9 Paesi, registrando oltre 20 milioni di visite e la creazione di oltre 200.000 “collezioni private” (ogni utente, infatti, può diventare “curatore” di una propria collezione).
Entusiasta la reazione dell'Assessore Gasperini, estimatore delle nuove tecnologie, che ha aperto il proprio intervento con un quanto mai esplicativo “benvenuto ai cittadini del mondo che da oggi visiteranno i Musei Capitolini”.
Interessante un intervento dal pubblico a margine della presentazione, che chiedeva precisazioni in materia di “diritti di riproduzione delle opere”, tema piuttosto caldo in questo periodo...
La Panseri si è affrettata a precisare che titolari dei diritti delle opere sono i musei e che comunque il nuovo portale non consente le funzioni “downloading o stampa, non correndosi così il rischio di alcuna violazione del diritto d'autore e del “copyright”.
Questa iniziativa di Google si inserisce in una strategia di “lobbying” mirata, ormai di lungo periodo: notoriamente, il colosso di Mountain Views viene accusato da alcuni di essere un “parassita” del sistema mediale e culturale, approfittando del proprio ruolo dominante di “aggregatore”, che produce utili facendo leva su contenuti realizzati da altri, siano essi “user generated content” piuttosto che contenuti di qualità professionale. Incarnando il ruolo di neo-mecenate, Google - con operazioni come Art Project - cerca di riscattare la propria immagine. Mentre, piano piano, continua lo sviluppo di Google Tv…
(*) Responsabile di ricerca IsICult - Istituto italiano per l'Industria Culturale.