I truccatori lavorano per migliorare aspetto e immagine di conduttori, giornalisti e ospiti delle reti Mediaset. Ma l’azienda della famiglia Berlusconi ora vuole utilizzare un appalto esterno. E così a Mediaset c’è stato uno dei pochi scioperi della sua storia. Poi, le rassicurazioni dell’azienda.
È stato forse il primo sciopero vero e proprio nella storia di Mediaset. In particolare i truccatori e i parrucchieri dell'azienda televisiva privata, spalleggiati da molti altri lavoratori (come i tecnici), hanno incrociato le braccia contro la decisione dell'azienda di esternalizzare il lavoro dell'intero reparto del trucco, che occupa 56 persone, ad una ditta esterna, la Pragma, che i truccatori Mediaset ritengono “priva di qualsiasi qualifica ed esperienza del settore”.
Uno sciopero che ha avuto il sostegno dei sindacati e anche dei giornalisti delle reti Mediaset. Le truccatrici hanno inviato una lettera aperta a Silvio e Piersilvio Berlusconi e a Fedele Confalonieri.
“Fin dall'inizio - scrivono i truccatori - le reti televisive del gruppo Mediaset hanno fatto della cura dell'immagine e della professionalità dei collaboratori una delle chiavi del loro successo. Ci rivolgiamo a lei perchè riteniamo che la strada dell'espulsione dall'azienda delle risorse umane che ne hanno consentito lo sviluppo, in favore di soluzioni fragili e precarie, sia sbagliato e controproducente. Siamo e vogliamo restare parte di Mediaset”.
Da registrare anche qualche polemica per la mancata messa in onda di un comunicato sindacale nel Tg5 delle ore 20 di domenica e alcune polemiche su come l'azienda abbia garantito la regolare (o quasi) diffusione delle trasmissioni.
Dopo le polemiche, comunque, ora è tempo di mediazioni. Mediaset ha infatti precisato che nessun posto di lavoro è a rischio e che giovedì ci sarà un incontro con i sindacati per "chiarire e risolvere tutti i dubbi".
L'azienda ribadisce il "proprio impegno a investire in tutte le attività legate alla produzione televisiva, area che resta strategia per il futuro dell'azienda". La società, precisando che nel 2009 ha aumentato il numero dei dipendenti in Italia, ha definito l'esternalizzazione "un intervento organizzativo che razionalizza e modernizza un'area circoscritta di Mediaset" che è stato "certamente male interpretato".
Nella nota, Mediaset precisa ancora che "nessuno viene licenziato" e che "tutte le persone interessate avranno un posto di lavoro fisso ed entreranno a far parte di una società specializzata nella fornitura di servizi per la Televisione, che oltre a operare per Mediaset fornisce le proprie attività anche ad altre primarie aziende dell'entertainment".
Per giovedì prossimo, aggiunge il comunicato, è già stato fissato un incontro con i sindacati per il quale “siamo fiduciosi che troveremo un terreno comune di dialogo per chiarire e risolvere tutti i dubbi dei lavoratori in merito alle tutele retributive e contrattuali delle persone coinvolte”.
I sindacati di categoria temono invece che le esternalizzazioni possano riguardare in futuro anche altri settori, sedi o attività del gruppo.