Nei terribili giorni dell’alluvione di Genova, due anni fa, Primocanale aveva fatto una diretta di quasi 36 ore, un lavoro da vero servizio pubblico. Sabato 27 febbraio, giorno di allerta meteo, l’emittente ha invece deciso di andare in onda solo con l’audio per protesta. Tutto il personale ha scelto i giorni dell’allerta meteo per attuare una singolare protesta sulla questione, che si trascina da anni in Parlamento. Da venerdì 26 alle 23 a domenica 28 alle 13 (giornate di allerta meteo) ha mandato in onda c’è l’immagine fissa di un vetro con la pioggia e il testo di un comunicato ai telespettatori. I giornalisti televisivi non erano in onda e davano informazioni solo in audio.
La protesta per vedersi riconosciuto un ruolo di servizio pubblico come spiega il direttore Giuseppe Sciortino. «Nel tempo abbiamo assunto sempre di più il ruolo di emittente che fornisce un servizio pubblico – spiega Sciortino – come nel caso del G8 o dell’ultima alluvione, che abbiamo seguito con una diretta di 36 ore. Questa protesta per sensibilizzare gli ascoltatori su questo tema e chiedere che, alla scadenza de ella scadenza, il 6 maggio 2016, della convenzione relativa all’affidamento del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale, venga indetto un bando di gara europeo per l’informazione a livello regionale, come in Germania o altri paesi europei. Un bando che garantisca ai cittadini e abbonati Rai il migliore servizio al minor costo possibile. Attualmente questo ruolo è attribuito solo alla Rai che percepisce 1 miliardo e 650 milioni dal canone ».
La protesta di Primocanale ha riscosso la solidarietà dell’assessore regionale Ilaria Cavo, giornalista di Mediaset (attualmente in aspettativa). «E' indubbio che un emittente come Primocanale svolga – afferma Cavo - di fatto, un ruolo di servizio pubblico nella nostra regione, con dirette che trasmettono in tempo reale aggiornamenti ai cittadini liguri (come nel caso del l'allerta meteo, ma non solo). E' altrettanto evidente che una parte del gettito aggiuntivo che il governo incasserà con il canone Rai in bolletta dovrebbe essere destinato alle realtà locali in grado di garantire un servizio puntuale ai cittadini. In un momento difficile per il mercato editoriale, di fronte agli sforzi evidenti di molti imprenditori, il governo non può solo incamerare risorse aggiuntive senza ridistribuirle sul territorio».