Alcune interessanti valutazioni sul Prix Italia, sul ruolo della Rai e della sua produzione e un resoconto su un dibattito del Prix che verteva sulla intensa produzione ‘seriale’ della Turchia.

Pian piano, Prix Italia sta tornando ad essere quello di una volta: il primo e piú importante festival radio-Tv e Web del mondo. Organizzato dalla Rai, ed ora sotto l'ombrello di Rai World,
Prix Italia ha celebrato la sua 64ma edizione a Torino, cittá che lo ha ospitato negli ultimi 4 anni. Il sindaco Piero Fassino é talmente soddisfatto del Prix che sembra volerlo abbinare ad una concomitante fiera dell'audiovisivo.
Con la scomparsa del Mifed di Milano, l'Italia non é riuscita ancora a creare un'altra fiera audiovisiva di successo, pertanto la cosa é molto sentita tra gli operatori dell'industria dei contenuti.
Il fatto che il Prix é ora sotto l'ombrello Rai World, la divisione Rai che cura il marketing e la vendita dei canali Rai all'estero, ha dato al festival un'impronta piú pragmatica del solito.
Seppur l'elemento 'artistico' sia ancora molto presente, quest'anno il Prix si é distinto per alcune conferenze che hanno analizzato gli aspetti economici, dando cosí un after life al festival, fino ad oggi confinato dentro 6 giornate di lavori iniziate il 16 settembre.
Altre novitá sono state la pubblicizzazione sulle riviste specializzate internazionali dei programmi vincitori e la presenza a fiere Tv come Mip-Tv e Mipcom di Cannes, tramite Rai World.
Il tema di quest'edizione é stato 'Il mondo allo specchio', che, forse involontariamente, ha messo il dito sulla piaga di un'industria audiovisiva italiana che non torna a sfondare a livello internazionale. Piú appropriatamente, il Prix si é rivelato lo specchio di un'industria che ha tutti gli elementi per tornare a risplendere, ma é troppo frammentata per creare la necessaria massa critica per competere con le grandi societá inglesi, canadesi, latino americane ed americane.
Ad esempio, é stato fatto notare che, per paura di concentrare troppo potere in un solo dirigente, in passato i vertici Rai hanno sempre scartato l'idea di creare una societá stile Bbc World, che raggruppasse tutte le attivitá internazionali della Rai. Oggi si é fatto un passo avanti con Rai World che, oltre ai canali internazionali, cura anche il marketing del Prix Italia. Ma rimane il nodo di Rai Trade, il reparto vendite internazionali, ancora isolato e senza una guida efficace.
I problemi dell'industria audiovisiva italiana sono emersi durante il 'Focus sulla Turchia', una conferenza su 'Le nuove frontiere della coproduzione di fiction televisiva'.
Organizzata da Giovanni Celsi di Rai World, la conferenza ha visto la partecipazione di due produttori-distributori turchi, di un organizzatore della fiera Tv Discop Istanbul e della corrispondente in Italia della rete Tv turca Ntv. L'Italia era rappresentata da due dirigenti Rai.
Sono emersi diversi problemi, a cominciare dalla durata e lunghezza delle serie. Michele Mazza di Rai Fiction ha fatto presente che in Italia le 'soap' per le fasce pomeridiane durano 25 minuti e fino a 100 minuti quelle di prima serata. Can Okan, presidente di Inter Medya, ha invece spiegato che le Tv turche trasmettono serie che vanno dai 60 ai 90 minuti. Poi, mentre in Italia le serie in prima serata durano in media 8 episodi, in Turchia continuano per 140 episodi.
Per quanto riguarda i costi, in Italia per una soap 'diurna' variano da 55.000 euro fino a 90.000 ad episodio e arrivano a 600.000 euro l'ora per una serie di prima serata; in Turchia si va da 27.000 euro a 42.000.
Ma anche i metodi di produzione variano. In Turchia le serie vengono consegnate alle reti anche un paio di giorni prima della messa in onda perché i produttori adattano i copioni sulla base di come il pubblico reagisce ai personaggi.
Infine sulla diversitá dei soggetti, Sesto Cifola di Rai Trade ha sottolineato come esistano molti temi che appartengono sia alla storia turca che a quella italiana, e si potrebbero esplorare.
Seyda Canepa della rete turca Ntv, che ha anche co-moderato il dibattito (assieme a questo giornalista), ha sottolineato come i servizi sull'Italia riguardano la Mafia e gli scandali. Elvan Albayrak, titolare della casa di produzione Ares Media, ha illustrato i vantaggi economici e tecnici del produrre in Turchia, a partire dall'Iva (dall'8 al 18%) con possibilitá di rimborso e, a partire dal prossimo anno, un sussidio fino al 50% del budget di produzione.
Seyda Canapa ha poi illustrato come le serie turche ora vengano vendute in 77 Paesi del mondo, cosa che gli italiani ancora non riescono a fare con le loro produzioni Tv.
Infine, Elina Neterova, che organizza la fiera Tv Discop Istanbul, ha offerto ai produttori e distributori italiani che volessero partecipare alla prossima edizione della fiera, nel febbraio 2013, ingressi gratuiti.
Nella foto: Can Okan di Inter Medya, Elvan Albayrak di Ares Media, Sesto Cifola di Rai Trade, Elina Neterova di Discop Istanbul, Michele Zatta di Rai Fiction e, co-moderatori, Seyda Canepa di Ntv e Dom Serafini, direttore di VideoAge (Usa).