Il tema del conflitto d’interessi torna a riproporsi (e non solo quello) dopo la pubblicazione di un articolo de ‘Il Sole 24 Ore’ sulla pubblicità istituzionale e le reti Mediaset. In ballo ci sono alcuni milioni di euro.
Nel periodo gennaio-marzo del 2005 il 96,2% dei 5 milioni di euro che il Governo ha destinato alle campagne di informazione istituzionale sono andati alla televisione. Di questo 96,2%, ben il 92,2% è andato alle reti Mediaset.
È quanto si legge su 'Il sole 24 Ore' di venerdì scorso (sulla scorta dei dati elaborati da Francesco Siliato, che si è a sua volta basato sui risultati di studi Nielsen), tema poi ripreso dalla maggior parte dei quotidiani.
Il fatto è grave, dal momento che non verrebbe così applicata la legge Gasparri e chiama direttamente in causa anche l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, per non parlare poi dell'irrisolto e ricorrente tema del conflitto di interessi (malamente 'rabberciato' con la leggina approvata nei mesi scorsi in Parlamento). Basterà pensare che la Presidenza del Consiglio - cioè Berlusconi - , se le cifre fossero esatte, sceglierebbe per la propria pubblicità in modo 'intenso' un gruppo televisivo di cui lui stesso resta 'l'azionista di riferimento'...
La legge Gasparri prevede poi che il 60% delle comunicazioni istituzionali delle pubbliche amministrazioni sia destinato a quotidiani e periodici. In base ai dati riportati da Siliato su 'Il sole 24 Ore', questa percentuale nei primi tre mesi del 2005 non è stata del 60 ma del 2%. Come se non bastasse, la maggior parte delle campagne istituzionali è andata sulle reti Mediaset, quindi a pagamento, invece che sulla Tv pubblica Rai, che per legge deve destinare parte del proprio spazio pubblicitario (gratuitamente) alla comunicazione istituzionale (parte delle campagne istituzionali devono poi essere detinate obbligatoriamente, nella misura di almeno il 15%, anche a Radio e Tv locali).
I dati si riferiscono al periodo gennaio-marzo di quest'anno, ovvero alle settimane che hanno preceduto le elezioni regionali. La legge sulla par condicio, in questo quadro, vieta alla Pubbliche Amministrazioni di fare attività di comunicazione in periodo elettorale, "ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per l'efficace assolvimento delle proprie funzioni". Ma nel periodo preso in esame l'attività di comunicazione è stata addirittura pari a tutta quella fatta nell'intero 2004.
Berlusconi, per strano che possa sembrare, si è detto all'oscuro della situazione: "La sproporzione a favore di Mediaset è un dato che non conosco - ha affermato - e quindi non posso commentarlo".
Il commento ufficiale è comunque arrivato, tempestivo, da Palazzo Chigi in quanto 'istituzione', che ha definito i dati "contrari al vero". La Presidenza del Consiglio parla così di "una spesa complessiva di quasi quattro milioni di euro, con una percentuale del 37% per stampa quotidiana, periodica e Radio equiparate (RadioOOO; Ndr.), del 24% per le televisioni e radio locali e del 39% per le reti televisive nazionali e satellitari, tra cui Mediaset, che ha ricevuto 870.000 euro".
Continua Palazzo Chigi: "Le campagne relative al trimestre indicato, cadute nel periodo elettorale, sono state autorizzate sempre dall'Autorità per le Comunicazioni. È dunque errato parlare di violazione delle vigenti norme sulla distribuzione della spesa dei vari media da parte di Palazzo Chigi, anche perché tali norme fanno riferimento alle spese complessive su base annua e non a quella dei singoli periodi. È anche da sottolineare che tutte le campagne sono state diffuse sulla Rai gratuitamente. E i criteri di ripartizione sono rimasti, in questa legislatura, gli stessi della precedente, quando il Governo aveva un diverso orientamento politico".
Nielsen, chiamata in causa, ha risposto affermando che "le stime degli investimenti sono effettuate utilizzando dei fattori di ponderazione medi, che non tengono pertanto conto delle diverse realtà del singolo cliente: in particolare alcune tipologie di investitori (come ad esempio i Ministeri) beneficiano di condizioni commerciali particolari o possono addirittura usufruire di spazi gratuiti, dei quali ovviamente Nielsen non può avere conoscenza".
Comunque sia, il dato della comunicazione istituzionale riservato alla carta stampata resta ben al di sotto di sotto quello previsto del 50%. Ma il Governo risponde: "Equilibreremo nei prossimi trimestri". Si vedrà...