Ridda di voci sul decreto che il Governo sta preparando per cambiare profondamente il canone, sostituendolo con qualcosa di legato alla ricchezza familiare e persino alla Lotteria Italia. Bizzarrie o disegno logico e coerente? E la Rai che conseguenze finanziarie ne avrà?
Un tema di grandissima rilevanza - che nei prossimi giorni sarà al centro dei lavori della pregevole iniziativa romana 'Eurovisioni' - è quello del canone o meglio del finanziamento delle Tv pubbliche a livello europeo (e anche mondiale). Su tale questione il Governo ora prepara addirittura un decreto, che sembra congegnato in modo tale da entrare in vigore subito, con conversione entro fine anno, a scanso di incertezze sulla prossima scadenza di gennaio per il canone Rai (e per il finanziamento della nostra Tv pubblica per il prossimo anno).
Secondo notizie di agenzia, c'è un vero conto alla rovescia per l'approvazione del decreto legge che dovrebbe rivoluzionare il pagamento del canone Rai, i finanziamenti alle Tv locali e all'editoria (sì c'è dentro anche tutto questo! E forse anche un tentativo di rimediare alle pessime decisioni dell'Agcom sui canoni per le frequenze Tv). Il provvedimento, già battezzato 'decreto tv', è allo studio del sottosegretario allo Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli, e sarà all'attenzione del premier Matteo Renzi nei prossimi giorni con l'obiettivo di arrivare ad un via libera entro ottobre (si punta a non superare la metà del mese), per consentire di pagare la tassa con il nuovo sistema già il prossimo anno.
L'obiettivo è azzerare l'evasione del canone (che attualmente si aggira intorno al 25%), alleggerire l'ammontare a carico dei cittadini e, allo stesso tempo, incrementare il gettito (che allo stato è di circa un miliardo e 700 milioni), grazie ad un contributo, seppur marginale, legato a giochi e lotterie.
Il meccanismo messo a punto dallo staff di Giacomelli è parametrato alla capacità di spesa delle famiglie, e non al reddito, e - nelle intenzioni del Governo - dovrebbe rendere la tassa meno impopolare: l'importo annuo sarà dunque variabile e ridotto di alcune decine di euro in media rispetto ai 113,50 euro attuali. Il provvedimento, con il quale verrebbe anche modificato il finanziamento alle Tv locali, concesso non più agli operatori di rete ma alle emittenti che producono i contenuti, potrebbe contenere anche nuove norme per i contributi all'editoria, alle quali sta lavorando il sottosegretario con delega al settore, Luca Lotti.
Tv pubblica, reti locali e giornali andrebbero così ad attingere ad un unico fondo, una sorta di fondo per il servizio pubblico, finanziato anche con i contributi annuali pagati per l'uso delle frequenze. Per questo il Governo è intenzionato a bloccare (con una norma nel 'decreto tv' o con un emendamento ad un altro provvedimento) gli effetti del provvedimento dell'Agcom che ha modificato i criteri per la determinazione degli importi, riducendo quelli a carico di Rai e Mediaset e nel complesso il gettito per lo Stato. In Rai si guarda con interesse, ma anche preoccupazione, alle mosse del Governo, in attesa del disegno di legge che dovrebbe modificare la governance, creando un modello simile alla Bbc con un Consiglio di sorveglianza di nomina istituzionale che indicherebbe amministratore delegato e Cda. La riforma dovrebbe arrivare entro la scadenza dell'attuale vertice, la prossima primavera, per consentire il rinnovo con il nuovo sistema.
Prima di allora il dg Luigi Gubitosi conta di portare a termine la riforma dell'informazione, con la creazione di due newsroom e la quotazione di RaiWay. L'operazione è tornata all'esame del Cda con l'obiettivo, non scontato, di concluderla entro fine anno e raddrizzare così i conti aziendali. La gestione 2014 appare, infatti, destinata a chiudersi in rosso a causa - come rileva Viale Mazzini - del taglio di 150 milioni dei ricavi da canone deciso dal Governo. La semestrale, approvata all'unanimità, ha registrato una perdita di 77,9 milioni di euro. Senza l'intervento dell'esecutivo i risultati sarebbero stati in linea con il 2013.
Complessivamente - ci pare - il Governo si muove di nuovo in modo confuso e affatto chiaro e trasparente (almeno al momento) su materie di grandissima rilevanza come queste. L'idea poi di procedere per decreto e senza consultare nessuno - nello stile renziano - sembra davvero commentarsi da sé.