L’attuale enorme domanda di dati richiede un utilizzo sempre maggiore e più efficiente dello spettro frequenziale, che deve essere regolato a livello nazionale ed europeo. Se ne è discusso in un interessante convegno svoltosi a Roma…
Il traffico dati è in costante, esponenziale aumento. Nell'ultimo triennio il livello è più che raddoppiato di anno in anno e nel prossimo decennio la domanda sarà di circa 1.000 volte superiore a quella odierna.
È proprio da questa scioccante previsione che ha preso il titolo la kermesse organizzata da Qualcomm (crasi di “Quality Communications”, nata nell'85, e ormai player mondiale nell'ambito industria delle telecomunicazioni) a Palazzo Rospigliosi a Roma il 24 ottobre, “1000x Mobile Data Challenge. Economia dello spettro e innovazione regolamentare”.
Il tema della mattinata, densa di interventi (forse troppo) di specialisti e istituzioni nazionali ed internazionali è stata introdotta dal Professor Pier Luigi Parcu, Direttore dell'Area Media e Comunicazioni della Florence School of Regulation (partner dell'evento). Parcu ha evidenziato che questa enorme domanda di dati richiede un utilizzo sempre maggiore e più efficiente dello spettro frequenziale che deve essere regolato a livello nazionale ed europeo. Molto spesso infatti, a fronte di una domanda in continua espansione, si riscontrano porzioni di spettro male o sottoutilizzate.
Recentemente la Commissaria per l'Agenda Digitale Neelie Kroes ha lanciato un grido d'allarme per il rischio di uno “spectrum crunch” per l'Europa, ovvero l'impossibilità del Vecchio Continente di far fronte alle richieste imposte dall'evoluzione tecnologica, che determinerebbe una frenata di un settore fondamentale per l'impossibilità di soddisfare domanda di banda, con evidenti e gravose ripercussioni sul piano economico.
3 sembrano essere le strade percorribili: il mercato, attraverso meccanismi di incentivazione e tramite il recupero dello spettro male o sottoutilizzato; gli ingegneri, che possono contribuire attraverso l'architettura di reti più dense e un'evoluzione tecnologica che consenta maggiore traffico sulle medesime frequenze; la regolazione e i governi, cui spetta di trovare modi efficienti per dividere lo spettro e adottando anche misure di condivisione dello stesso come l'ASA (Authorized Share Access).
La soluzione migliore, suggerisce Parcu, risiede nel giusto mix delle tre prospettive.
Il presidente dell'Autorità Antitrust italiana Giovanni Pitruzzella si è soffermato sull'importanza - anche economica - dello spettro frequenziale. Uno studio britannico del 2012 ne ha stimato il valore pari a 61miliardi di dollari. Questa constatazione porta ad assegnare un ruolo preminente allo spettro anche per la crescita/ripresa economica. Pitruzzella ha ricordato il ritardo italiano rispetto ad altri Paesi dell'Europa occidentale per quanto riguarda la penetrazione di banda fissa, cui fa però da contraltare un primato nell'utilizzo del mobile. Il presidente Agcm ha concluso esortando il Governo italiano a concentrare le proprie energie su policy a favore dello sviluppo di banda per il pieno dispiegarsi dell'era digitale.
Il commissario Agcom Antonio Preto ha ricordato quanto emerso dall'incontro di pochi giorni prima sull'Agenda Digitale italiana (promosso il 21 ottobre a Roma da Confindustria Digitale), ovvero che 4 italiani su 10 sono ancora del tutto estranei ad internet e all'era digitale. Il commissario Agcom ha sottolineato quindi come lo spettro sia - e debba esser considerato - un bene comune, importante per il dispiegamento dell'era 2.0 tanto quanto per la più generale ripresa dell'Italia. L'esplosione della domanda di servizi in mobilità (che quindi utilizzano lo spettro) è innegabile. L'Agcom stessa riporta che nel primo semestre 2013 c'è stato un incremento di traffico del + 33% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente su smartphone e tablet. Ciò nonostante, in questo Paese “a due velocità”, la maggior parte dei cittadini continuano ad informarsi attraverso il mezzo televisivo e i telegiornali. La sfida del regolatore - secondo Preto - risiede quindi proprio nel saper conciliare vecchio e nuovo e dare quindi spazio ad entrambi.
Il problema principale in agenda è quello relativo all'allocazione della banda 700 MHz (in Italia occupata dalle Televisioni); alcuni Paesi europei si sono già pronunciati in argomento, altri - come l'Italia - non ancora. Fondamentale resta adottare un approccio che miri ad eliminare da una parte le rendite di posizione e dall'altro far sì che l'allocazione di spettro a favore di determinati soggetti aiuti a favorire le diversità linguistiche ed il pluralismo mediale.
L'intervento delle autorità è stato seguito da due tavole rotonde, moderate entrambe dall'editorialista de “Il Corriere della Sera” Antonio Polito, cui va riconosciuto il merito di esser riuscito a contenere nei tempi previsti i numerosi interventi.
Interessante - tra gli altri - l'intervento critico di Antonio Sassano, Professore di Ricerca Operativa a “La Sapienza” di Roma e uno dei massimi esperti italiani sul tema. In questa situazione di costante evoluzione a livello di Unione Europea, ma anche di Itu (International Telecommunication Union), l'Europa ha promosso un Radio Spectrum Policy Report per comprendere come venga utilizzato lo spettro frequenziale di ogni singolo Stato Membro - anche perché entro il 2015 andrà liberata una porzione di spettro pari a 1.200MHz. L'Italia, a differenza della maggior parte dei Paesi “interrogati”, non ha fornito risposte.
E questo, sottolinea Sassano, non per “scortesia”, ma perché in verità non esiste un quadro chiaro della situazione.
All'interno della discussione sono emersi elementi di anomalia del sistema italiano. Se infatti a livello di Ue le reti di nuova generazione passano per il 57,4% tramite Tv via cavo, in Italia la Tv via cavo non si è mai sviluppata. A questo si è aggiunta, nel corso dei decenni, la mancanza di consapevolezza da parte dei Governi del valore economico dello spettro che ha portato ad assegnazioni talvolta discutibili.
L'onorevole Paolo Gentiloni, Pd, deputato della Commissione Affari Esteri e Comunitari, ex Ministro delle Comunicazioni, ha ribadito l'importanza dello spettro come risorsa preziosa quanto strategica. Basti considerare che tra il 2000 e il 2011 si è assistito a 3 aste, di cui l'ultima, sulla banda 800 MHz, ha portato nelle casse dello Stato introiti pari a circa la metà di quelli allocati per la Legge di Stabilità. Se da più parti viene ribadita l'importanza della regolamentazione, Gentiloni sostiene che alle regole vada abbinata la flessibilità, per il perseguimento di una strategia, raggiungibile attraverso il rispetto di 4 principi: armonizzazione, non soltanto a livello europeo, riallocazione di porzioni di spettro, ottimizzazione del suo utilizzo e stimolazione alla condivisione dello stesso.
Ovviamente per il perseguimento di questi obiettivi serve una collaborazione, una “partnership” tra l'Agcom e il Governo, anche perché questa rappresenta, una delle partite più importanti per il Paese, sia per la finanza pubblica, sia per l'innovazione.
Il Coordinatore per le politiche di spettro della Dg Connect, Peter Stuckmann ha posto sul piatto due grandi problemi: la grande frammentazione del mercato europeo e le enormi difficoltà nel liberare le frequenze. Ha quindi evidenziato la necessità di un approccio collaborativo tra Authority, governi Nazionali e Commissione Europea.
Gianni Pittella, Vice Presidente del Parlamento Europeo (gruppo Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici) e uno dei possibili candidati alla segreteria del Pd, ha sottolineato, con grande preoccupazione, lo stato di forte ritardo del nostro Paese. Da una parte occorre agire con celerità, allocando anche le risorse provenienti dall'Ue per lo sviluppo di nuove infrastrutture. Dall'altra parte, a livello europeo, Pittella ha rimarcato la necessità di archiviare politiche di austerità e rigore e rifare un patto di stabilità prima che sia troppo tardi.
Fabio Colasanti, ex Direttore Generale della Commissione europea, in chiusura (data l'assenza del Ministro Zanonato) ha ricordato quanto quella dello spettro sia una grande opportunità che esiste e necessita di essere affrontata con un differente discorso sulle reti fisse (in cui si riscontra un calo di ricavi) e sul mobile (nel quale c'è una sempre crescente domanda). Le aste sono certamente insostituibili, ha sostenuto Colasanti, ma nella maggior parte degli Stati Membri si persegue soltanto l'obiettivo, di brevissimo periodo, della massimizzazione dei ricavi. Colasanti ha quindi suggerito una standardizzazione di procedure per le aste a livello europeo all'interno della quale gli Stati Membri possano gestire le proprie aste. Una sorta di frame work regolamentare di riferimento.
In chiusura Pier Luigi Parcu ha “tirato le somme”, rimarcando la condivisione sul problema di domanda crescente dello spettro, evidenziando quanto questa questione sia seria anche in termini economici e quanto, all'interno di questo scenario sia importante il quadro regolamentare, e l'impegno attivo della politica. Sicuramente si tornerà sull'argomento la prossima primavera, anche se Parcu ha ipotizzato la necessità di un incontro intermedio nel marzo 2014.
Il problema delle frequenze in Italia riporta sempre in campo le Tv locali e quindi Aeranti-Corallo, l'associazione che rappresenta Tv e Radio locali che, dal passaggio al digitale (lo switch off in Italia si è concretizzato nel luglio 2012) chiedono al Governo forme di indennizzo per le piccole emittenti televisive che hanno dovuto dismettere le frequenze di trasmissione o che hanno ricevuto l'assegnazione di frequenze interferite. Marco Rossignoli, coordinatore di Aeranti-Corallo, ha dichiarato soltanto poche settimane fa: “Si tratterebbe di una misura doverosa a favore di soggetti che hanno dovuto cessare o ridimensionare la propria attività dopo decenni di trasmissioni”.