Radio Popolare: difficoltà, non ‘emergenza’

Dopo un articolo del ‘Fatto Quotidiano’ che parlava di un grosso buco di bilancio e di seri contrasti interni, Radio Popolare di Milano replica in un suo programma con dati e notizie meno ‘allarmanti’: i problemi finanziari ci sono, la cassa integrazione forse, il futuro potrebbe essere diverso.

Ecco il 'senso' dell'articolo del 'Fatto Quotidiano' di oggi:

“La Errepi, società proprietaria di Radio Popolare, non naviga in acque tranquille: l'ultimo bilancio riporta perdite per 270 milioni di euro su un fatturato di 3,3 milioni. Ragion per cui l'azienda ha presentato un piano che prevede la cassa integrazione per i suoi dipendenti al 20% dello stipendio per 12 mesi.
Un piano al quale giornalisti, tecnici e conduttori (in tutto una quarantina di persone che lavorano nella sede di via Ollearo, coadiuvati da un buon numero di collaboratori esterni) hanno replicato con un comunicato dai toni forti, in cui si denuncia che "il Cda e il comitato esecutivo hanno deliberato l'applicazione della cassa integrazione senza cercare un confronto preventivo con i lavoratori e senza informare per tempo della grave situazione che si stava prospettando".

Inoltre, “fra i dipendenti di Radio Popolare c'è chi fa intendere che il buco nel bilancio sarebbe da addebitare più a una gestione scriteriata che a una reale crisi, evidenziando che molti lavoratori, giornalisti e non, ricevono stipendi da quadro o da dirigente, mentre ci sarebbero pure due ex direttori e un ex caporedattore che hanno mantenuto i compensi legati alla loro carica. Senza contare che, solo poche settimane fa, il cambio dei vertici della testata giornalistica ha portato a una moltiplicazione delle poltrone che a molti è apparsa inopportuna, passando da due a tre direttori. Allo stesso modo, la gestione della società è passata da un amministratore delegato a un esecutivo composto da quattro persone, con relativi stipendi”.

Stamattina alle 9.35 Radio Popolare ha 'replicato' con una trasmissione cui, nella tradizione dell'emittente, erano presenti tre delle 'controparti' della complessa struttura dell'emittente: da una parte Sergio Serafini, ora presidente delle Errepi spa (la società cui fa capo Radio Popolare), Lele Liguori per la direzione (è uno dei tre direttore da poco nominati) e Cecilia Di Lieto per i lavoratori.

Prima nota importante: il 'buco' del bilancio che si chiude in questo caso al 31 marzo, ha detto Serafini, evidentemente non può essere di 270 milioni su soli 3 e passa di fatturato ed è dunque di 'soli' 270.000 euro, cosa un po' diversa, evidentemente. Le cause della situazione, seria anche se non ancora 'da panico', sono nel calo delle entrate, soprattutto quelle pubblicitarie (40-50 delle entrate stesse), in particolare quelle della pubblicità 'locale' (manifestazioni, eventi sul territorio ecc.) cui non sopperisce a sufficienza la pubblicità nazionale (secondo altre fonti, sarebbero in calo anche gli abbonamenti).

Per far fronte alla situazione c'è in effetti l'ipotesi di una cassa integrazione al 20% per tutti quelli che lavorano a Radio Popolare (nessuno escluso) che di fatto corrisponde a un contratto di solidarietà: meno orario di lavoro per tutti, meno stipendio. Ma la cosa non è semplice, perché in Lombardia i fondi per finanziare la cassa integrazione sono al momento esauriti, come noto.
Oltre a questo, si farà appello agli ascoltatori per una contribuzione finanziaria straordinaria.

Cecilia Di Lieto ha detto che la questione è stata discussa in diverse assemblee dei lavoratori e che la situazione è ancora in fase 'di attesa': si vuole discutere con tutti i dati a disposizione, perchè il sacrificio chiesto ai lavoratori con gli stipendi non certo floridi che sono la norma a Popolare, non è di poco conto, evidentemente.

Lele Liguori ha spiegato che una riorganizzazione dei turni e dei carichi di lavoro per far fronte ai nuovi orari ridotti è in fase di studio e eventuali conseguenze sui palinsesti non sono al momento ancora calcolabili.

Poi un'altra serie serie di precisazioni da Serafini: a Radio Popolare per tutti (giornalisti e non giornalisti) è applicato il contratto dell'emittenza (si suppone Aeranti-Corallo) con un successivo contratto integrativo. In questo quadro si spiegherebbero gli 'sprechi' e i 'privilegi' di cui parlava 'Il Fatto': “L'integrativo prevede che chi anche per un periodo di soli due anni ricopra una carica tipo caporedattore o simili, poi mantenga anche a posteriori il relativo inquadramento economico come indennità”.

Nel complesso, dunque, a Radio Popolare una situazione delicata ma non ancora 'da emergenza'.

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