La Corte di Cassazione ha respinto l’assoluzione dei responsabili di Radio Vaticana per inquinamento elettromagnetico decretata tempo fa dalla Corte d’Appello e ha ordinato un nuovo procedimento.
Martedì scorso la terza sezione penale della Corte di Cassazione, ha deciso che si celebrerà un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Roma a Radio Vaticana per inquinamento elettromagnetico, dopo che in quello precedente erano state decise le assoluzioni del cardinale Roberto Tucci, presidente del comitato di gestione della Radio Vaticana, e di padre Pasquale Borgomeo, direttore dell'emittente all'epoca dei fatti.
La Cassazione ha infatti annullato con rinvio le assoluzioni pronunciate nel giugno 2007 per i due, accusati di 'getto pericoloso di cose' in relazione all'emissione nociva di onde elettromagnetiche provenienti dagli impianti dell'emittente radiofonica a Santa Maria di Galeria; vi sarà dunque un nuovo processo.
La Cassazione non ha condiviso le motivazioni dei giudici di secondo grado che avevano assolto i due religiosi ritenendo che l'emissione di onde elettromagnetiche non potesse rientrare nel reato di 'getto pericoloso di cose', previsto dall'art. 674 del Codice Penale.
Nella Capitale resta aperta un'altra inchiesta sugli impianti di Radio Vaticana, riguardante le morti per leucemia riscontrate nelle zone di Cesano e La Storta, la cui causa, secondo alcuni, va attribuita alle onde elettromagnetiche provenienti dagli impianti dell'emittente e da un sito della Marina Militare. In questo filone di indagine Tucci e Borgomeo risultano iscritti sul registro degli indagati assieme a Costantino Pacifici, vicedirettore tecnico di Radio Vaticana, Gino Bizzari, Vittorio Emanuele Di Cecco ed Emilio Roberto Guarini, responsabili degli impianti della Marina.
La direzione della Radio Vaticana esprime "rincrescimento" per la decisione della Cassazione che - afferma una nota - "si inserisce all'interno di una vicenda processale lunga e tormentata e che ha visto l'emittente pontificia oggetto di accuse ingiuste". Pertanto "si propone comunque di far valere le proprie ragioni nelle prossime fasi del giudizio, tramite i propri difensori".