RadioRai fa ricorso contro il Ministero

Al Tar del Lazio è in discussione il ricorso presentato dalla Rai contro le linee-guida per la trattazione delle problematiche interferenziali tra la stessa Rai (Radio) e i privati emanate di recente del Ministero delle Comunicazioni, Un’iniziativa ‘isolata’ che non ha mancato di sorprendere…

Proprio mentre va in discussione al Tar del Lazio, in queste stesse ore, il ricorso presentato dalla Rai contro le linee-guida per la trattazione delle problematiche interferenziali tra la stessa Rai (Radio) e i privati emanate di recente del Ministero delle Comunicazioni, diamo conto di seguito di un interessante articolo dell'amico Nicola Franceschini che riepiloga molto bene la vicenda, che riprendiano dal sito www.newslinet.it. Eccone il testo integrale:

«Il sito di (Massimo) Lualdi (www.newslinet.it; Ndr.) tiene costantemente monitorato l'evolversi del contenzioso tra Rai e privati. L'Italia è il secondo Paese al mondo in termini di sovraffollamento di emissioni radiofoniche, a seguito di una mancanza di regolamentazione dell'etere, mai avvenuta anche dopo l'entrata in vigore della L. 223/90 (cd. legge Mammì), che in realtà prevedeva la redazione di un Piano di Assegnazione delle Frequenze. Migliaia di segnali che saturano la banda Fm e che spessissimo provocano problemi di convivenza per l'assenza di un sufficiente rapporto di protezione tra una frequenza e l'altra. Il problema ha assunto particolare rilevanza da alcuni mesi.

Nel maggio 2004, la Rai ha deciso unilateralmente la dismissione degli impianti in onde medie per la seconda e la terza rete, probabilmente considerati obsoleti, sottovalutando l'alta percentuale di seguito di cui ancora godevano. Molti ascoltatori non sono stati in grado di risintonizzare il medesimo programma in modulazione di frequenza, in seguito alle numerose interferenze cui dalla liberalizzazione dell'etere (1976) sono soggette diverse emissioni Rai, sovente accentuate dall'ubicazione degli impianti stessi, conseguente ad un'antica pianificazione risalente agli anni '50-60, quando ancora non operavano soggetti privati e l'etere era privo di segnali.

In Lombardia, per esempio, le reti di Stato trasmettono dalla storica postazione del monte Penice, utile per essere ricevibile su buona parte della regione in assenza di interferenti, ma ormai impossibile per servire la città di Milano, oggi satura di segnali locali e di emissioni dal più incombente (ed adatto) sito montano di Valcava. E proprio un caso legato al monte Penice è stata la causa che ha contributo alla nascita del Comitato Radio-tv a sostegno dei privati e contro gli ormai inaccettabili "privilegi" della Rai (in un contesto di parità giuridica, essendo tutti i soggetti attivi "concessionari dello Stato").

A seguire l'evolversi delle situazioni ci sta pensando Nl Newsline, periodico internet specializzato nell'informazione giuridica, tecnica ed economica in ambito radiotelevisivo, il cui direttore Massimo Lualdi - peraltro, giurista d'impresa della struttura di consulenza full-service Consultmedia - ci ha raccontato l'incipit di un caso che ha assunto anche forti connotazioni politiche.

«La vicenda scatenante risale a circa un anno fa, quando l'emittente milanese Radio Disc Jockey Classic, diffusa in città sulla frequenza 100 MHz, veniva disattivata in seguito ad una minimale interferenza rilevata nella zona periferica di Melegnano (presso il cimitero) ai 99.9 di RadioTre da Monte Penice. Sebbene quest'ultima disponga di un secondo canale locale più potente e diffuso sui 99.4, per Disc Jockey Classic è stato imposto l'oscuramento a Milano, tuttora operativo,

senza che Rai abbia tratto un concreto beneficio dallo spegnimento».

L'azione della Rai, con la collaborazione degli Ispettorati locali del Ministero delle Comunicazioni, ha coinvolto diversi altri soggetti. Il Comitato Radio-tv, in parallelo con alcune delle associazioni di categoria spronate dalle emittenti associate che rischiavano una sorte analoga, ha fatto pressioni sugli organi di informazione, sul Ministero delle Comunicazioni e sulle forze politiche, che hanno condotto ad una nutrita serie di interrogazioni parlamentari (sia della maggioranza che dell'opposizione), le quali hanno chiamato in causa direttamente l'allora ministro Gasparri.

«A quel punto - racconta Lualdi - il Ministero delle Comunicazioni ha dovuto ammettere che un etere non regolamentato, qual è quello italiano, produceva problemi non risolvibili con gli strumenti classici di un regime pianificato (norme CCIR), ma necessitava di un approccio più articolato da dimensionare e trattare caso per caso».

Analizzando ancora una volta l'etere lombardo, il problema reale che coinvolge le emissioni Rai è una difficoltà di sintonizzazione anche dove il segnale risulta privo di interferenze. Spesso l'intensità non raggiunge i livelli delle altre emissioni in area e il problema talvolta sorge dunque dalle stesse reti di Stato che dovrebbero potenziare o riposizionare i propri impianti per garantire una ricezione migliore (in una parola, adeguarle al nuovo assetto dell'etere ed allo sviluppo tecnologico).

Se fino alla scorsa estate, le proteste e le interrogazioni parlamentari sembravano aver parzialmente sopito la Rai grazie ad un parziale accordo raggiunto tra Ministero e privati, un caso recente ha risvegliato l'interesse, portando forti malumori tra le emittenti che trasmettono su frequenze limitrofe alle diverse reti pubbliche (oltre alle reti 1, 2 e 3, vi sono GR Parlamento, Isoradio e il canale metropolitano Auditorium).

Qualche settimana fa, è stato notificato un ricorso che la Rai aveva presentato al Tar del Lazio contro il provvedimento amministrativo recante le linee-guida per la trattazione delle problematiche interferenziali tra la concessionaria pubblica e i privati che la Direzione Generale delMinistero delle Comunicazioni aveva emanato dopo la fortissima azione di protesta del Comitato Radio Tv, cui avevano fatto seguito analoghe prese di posizione di alcuni sindacati di emittenti e che potrebbe

di fatto riaccendere le problematiche già vissute lo scorso anno.

«Questa volta Rai però correrà da sola ed in salita - conclude Lualdi - . La discussione avanti all'organo di giustizia amministrativa vedrà infatti Rai opposta al Ministero delle Comunicazioni ed ai privati controinteressati, in una involontaria alleanza conseguente agli accordi conclusi sul tavolo di confronto istituzionale della scorsa primavera».

La vicenda, tuttora seguita da Nl Newsline e aggiornata costantemente sul sito comitatoradiotv.org, potrebbe subire a breve diversi epiloghi che potrebbero nuovamente

condizionare il fragile equilibrio della banda Fm italiana».

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