Rai: ennesima fumata nera

Ancora un aggiornamento per l’assemblea degli azionisti, rinviata a mercoledì 25 marzo. La situazione, dato che non si trova un accordo sul nome del presidente Rai, sta diventando sempre più grottesca.

Ancora un aggiornamento per l'assemblea degli azionisti Rai che deve procedere alla nomina formale del nuovo Cda di viale Mazzini. La nuova seduta è adesso fissata per mercoledì 25 marzo alle ore 16.

Con l'assemblea slitta anche la nomina del presidente, oggetto di un braccio di ferro tra maggioranza e opposizione.

Berlusconi, a quanto si è capito, dopo il naufragio della candidatura di Ferruccio De Bortoli (che sembra sempre più aver fatto la scelta giusta rinunciando alla carica), ha già bocciato diversi candidati proposti dal Pd: l'ultimo, in ordine di tempo, sembra essere stato l'ex direttore di RaiTre, Angelo Guglielmi, oggi assessore al Comune di Bologna.

Secondo 'Repubblica', «lo slittamento ha provocato la reazione del presidente in carica Claudio Petruccioli che ha "denunciato" i rischi che comporta. Il mancato completamento del nuovo vertice della Rai, ha fatto mettere a verbale, "produce, senza possibili dubbi, effetti pregiudizievoli per gli interessi della società". Nella dichiarazione, Petruccioli ricorda che il Cda resta in carica fino alla nomina del nuovo, "ma è di solare evidenza - sottolinea - che, in queste condizioni, la operatività del vecchio Cda risulta compromessa, mentre il nuovo non è ancora costituito".

Per questo "l'azionista dovrebbe ridurre al minimo il tempo che intercorre fra la indicazione dei sette da parte della Commissione di vigilanza e il voto dell'Assemblea che vara il nuovo Cda. Un "intervallo di tempo, che nell'interesse della società dovrebbe essere di giorni se non di ore" e invece "si è dilatato già a un mese"».

Parole sante, verrebbe da dire, ma soprattutto non si capisce di nuovo perché a Berlusconi e/o al Pdl non vada bene più o meno, qualunque candidato venga scelto dal Pd, cui pure, in teoria, 'spetterebbe' la scelta, dato che il personaggio dovrebbe essere di garanzia per la minoranza nel Cda Rai (e per l'opposizione in Vigilanza, in Parlamento e anche in generale, nel Paese).

Facile dare la colpa al meccanismo 'barocco' previsto dalla Mammì o magari alla poca sagacia di Franceschini (ma su Veltroni e sulle sue scelte dei mesi scorsi in materia è meglio stendere un velo pietoso).

Il problema è insomma, invece, del tutto politico: che non si trovi un candidato condiviso è assurdo ed incredibile, mentre la situazione della Rai non solo è pericola per l'azienda, come abbiamo visto, ma anche ormai davvero grottesca.

Il 25 marzo non ci devono essere altri rinvii.

Mauro Roffi

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