Ogni estate da qualche anno a questa parte ha la sua pena e quella che stiamo vivendo non fa eccezione. La crisi economica che esplose due anni fa in forma violenta proprio in agosto è ben lungi, alcuni Governi e un’elezione politica dopo, dall’essere conclusa. Il Governo Letta – costruito su un paradosso – si barcamena ma è pur sempre alle prese con la fase più acuta della crisi stessa. Nella migliore tradizione del Paese, per tentare in qualche modo di affrontare i problemi (o per fingere di f…

Ogni estate da qualche anno a questa parte ha la sua pena e quella che stiamo vivendo non fa eccezione. La crisi economica che esplose due anni fa in forma violenta proprio in agosto è ben lungi, alcuni Governi e un'elezione politica dopo, dall'essere conclusa. Il Governo Letta - costruito su un paradosso - si barcamena ma è pur sempre alle prese con la fase più acuta della crisi stessa.
Nella migliore tradizione del Paese, per tentare in qualche modo di affrontare i problemi (o per fingere di farlo), ci si affida al classico espediente del rinvio, poi a settembre si vedrà. Lo facevano già i Governi democristiani alcuni decenni fa, passando anzi la mano ad appositi 'gabinetti balneari', come si ricorderà.
Non vogliamo anche questo mese continuare con un'analisi della situazione politica, in cui comunque, prima o poi, i nodi dovranno pur venire al pettine, ma occuparci semmai di quel che di clamoroso è successo in Grecia, dove, forse per la prima volta, un Governo ha pensato di poter chiudere da un momento all'altro per convenienza politica (mascherata da ossequio al volere dell' Unione Europea) la Tv di Stato, ovvero l'ERT.
A questo proposito non posso non ricordare brevemente quel che era emerso nel corso di un mio viaggio in Grecia qualche anno fa: l'ERT era per molti versi un 'carrozzone politico' che contava migliaia di dipendenti per produrre trasmissioni in molti casi di dubbio interesse e comunque spesso disertate dal pubblico, che si rivolgeva con molta più disponibilità ai programmi attraenti delle Tv private, tipo Mega e Ant1. Insomma, si andava avanti con una politica di 'generosa' occupazione concessa a piene mani per ragioni politico-clientelari, bilanci in rosso (ma da poco pare siano invece tornati in attivo), sprechi, disservizi e sostanziale disinteresse dei telespettatori.
Ma con la gravissima crisi di questi anni, era emersa invece l'importanza di quella che era pur sempre una Televisione pubblica, come tale di tutta la popolazione greca, in grado di dare conto della situazione senza i condizionamenti delle Tv private, di fornire un'immagine reale del Paese (anche nei suoi risvolti peggiori) all'interno e all'estero, di fare anche cultura, in un momento in cui le priorità sembrano essere solo quelle materiali immediate ('con la cultura non si mangia' - secondo la famigerata dichiarazione tremontiana). Insomma, il volto migliore del 'servizio pubblico'.
A quel punto la scelta di chiudere d'improvviso l'ERT, con modalità mai viste prima in Europa (staccare il segnale poco dopo le 23 di una sera qualunque per sostituirlo nell'immediato con... nulla), è apparsa subito assurda, strumentale e anche intollerabile.
Il resto è stato fatto dalle alchimie della politica ellenica, per cui l'ERT è apparsa un agnello sacrificale in rapporto all'esigenza di mantenere al potere il premier Samaras e la sua strana maggioranza, che vede alleati, anche là, i due ex grandi nemici, Nuova Democrazia e Pasok.
Per questo l'ERT, con tutti i suoi difetti, ha ottenuto tanta solidarietà, per questo l'ultimo concerto dell'orchestra pubblica ha commosso tanti, per questo è apparsa gravissima la strada della chiusura tout court, senza neanche chiarire se, come e quando si sarebbe riaperto e se ci sarebbe stata ancora un'effettiva Tv pubblica.
Chi anche in Italia pensa che la soluzione giusta sia chiudere la Rai, farebbe bene a immaginare come, in tale eventualità, resterebbero alla fine sul terreno nientemeno che le sole tre reti Mediaset, in pieno e tremendo conflitto di interessi oltretutto, e al massimo per un'alternativa ci si dovrebbe affidare a Sky, ovvero a Murdoch, il monopolista (più o meno) globale. Il mondo della Tv in Italia ha mille magagne ed è tutto da rivedere, ma una soluzione ottenuta attraverso scorciatoie sommarie e pericolose è proprio da evitare. Anche stavolta lo scenario greco è il peggiore fra tutti quelli ipotizzabili.