Ma è lecito (a parte l’opportunità) tagliare improvvisamente 150 milioni dal bilancio di un’azienda, sia pure pubblica come la Rai, che si stava faticosamente risanando? La polemica sul provvedimento di Renzi infuria e non si escludono sorprese in Parlamento…
È rivolta alla Rai contro i tagli decisi dal governo Renzi e su più fronti: i vertici inviano una lettera al Tesoro che sottolinea l'impatto drammatico sui conti aziendali delle misure, l'Usigrai annuncia un ricorso contro il decreto, gli altri sindacati preparano lo sciopero generale.
C'è un clima di preoccupazione e contestazione nei confronti dell'Esecutivo che si respira nella Tv pubblica ed è emerso con evidenza nell'assemblea dell'Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai), dove non sono mancate contestazioni al sottosegretario allo sviluppo economico, Antonello Giacomelli. Il timore, sottolineato nella lettera approvata all'unanimità dal Consiglio di Amministrazione Rai e firmata dal presidente Tarantola e dal dg Gubitosi, è che la Tv pubblica esca ridimensionata dopo il taglio improvviso di 150 milioni di euro da parte del Governo.
Nella lettera di cui sopra si sottolinea che il bilancio ora sarà negativo per 160 milioni di euro, ma si evidenziano anche le possibili ricadute sul perimetro aziendale e sui livelli occupazionali. “Cedere Rai Way è l'unica soluzione per fare cassa in fretta - ha spiegato Gubitosi all'assemblea Usigrai - : trattandosi della quotazione di una quota minoritaria non credo che questo cambi il perimetro della Rai”.
Gubitosi ha quindi assicurato che non c'e' l'intenzione di chiudere le sedi regionali, pur non escludendo che, nell'ambito del nuovo piano industriale, che sarà pronto tra un paio di mesi, si intervenga su qualche ufficio locale.
Viale Mazzini non ha ancora presentato ricorso contro il decreto, anche se il Cda dato mandato all'ufficio legale di studiare la situazione. A fare il primo passo è stato lo stesso sindacato dei giornalisti, che - ha annunciato il segretario Vittorio Di Trapani -ha chiesto al professor Alessandro Pace (grande esperto di diritto radiotelevisivo) di valutare la legittimità del provvedimento.
Attorno alla Rai si stringono, intanto, anche i sindacati confederali, proprio mentre le rappresentanze dei lavoratori della Tv pubblica annunciano l'avvio delle procedure per lo sciopero generale.
Un clima piuttosto infuocato, dunque, quello in cui ha accettato di immergersi Giacomelli. “Il contributo che abbiamo chiesto alla Rai è legato ad una situazione di emergenza e non all'idea che ha il Governo per il servizio pubblico. Il Governo punta a rafforzare il ruolo della Rai - ha assicurato il sottosegretario - . Propongo di anticipare la discussione sul rinnovo della concessione prevista nel 2016 e di confrontarci subito nel merito”. Giacomelli ha quindi ribadito che l'obiettivo è riformare la governance della Tv pubblica e anche il sistema di pagamento del canone.
Non è affatto detto, a questo punto, che il decreto del Governo abbia vita facile in Parlamento. Il vicepresidente della commissione di vigilanza, Salvatore Margiotta, del Pd, ha già annunciato la presentazione di un emendamento per tutelare le sedi regionali, mentre il collega di Forza Italia Gasparri ha assicurato che si batterà per l'abrogazione dell'articolo del decreto che riguarda la Rai.
Resta da stabilire perché il Governo si sia imbarcato in questa storia, costringendo un'azienda così importante (pubblica sì ma non per questo da trattare a piacimento, con tagli economici improvvisi e maldestri) a una strada in dura salita, proprio ora che si stava risalendo con fatica, dopo un'epoca e una gestione assai meno 'brillanti' (naturalmente il parere è del tutto personale). E se l'idea davvero fosse quella di separare i partiti dalla Governance della Rai, come Renzi proclama e come Gubitosi sta tentando con fatica di fare (ci pare), un provvedimento di questo genere conferma invece il contrario, cioè che i partiti vogliono continuare a fare della Rai quel che più gli aggrada.