Rai: Mieli in bilico

Diventa sempre più spinoso l’insediamento del nuovo Cda. Paolo Mieli, attaccato dal Centro-Destra soprattutto per aver posto la condizione del ritorno in onda di Biagi e Santoro, potrebbe anche rinunciare, con conseguenze incalcolabili…

"Rinuncia, rinuncia di sicuro"; "ma no, sta solo temporeggiando". È molto stretta la via imboccata dal nuovo presidente Rai in pectore Paolo Mieli, che, proprio come avevamo immaginato già la scorsa settimana, a poche ore dalla sua "designazione", ha già trovato il cammino lastricato di spine e trabocchetti. Per questo già molti indizi fanno pensare a un suo scioglimento in senso negativo della riserva con cui aveva accettato la nomina nel Cda Rai, per poi essere eletto alla presidenza quale "garante" dell'opposizione; ma le cose potrebbero anche andare diversamente, e cioè Mieli potrebbe farcela: in questo caso, se cioè fosse davvero eletto presidente e accettasse la carica, potrebbe farlo, più che altro, per non far saltare tutta l'operazione architettata dai presidenti delle due Camere: le conseguenze di un fallimento potrebbero infatti essere dirompenti, a tutti i livelli, anche su quello strettamente legale e giuridico-formale.

Ma perché Mieli potrebbe rinunciareO Il possibile presidente è scivolato su una dichiarazione preventiva forse tatticamente non indovinata: ha cioè posto quale condizione il ritorno in onda di Biagi e Santoro e l'elezione di un direttore generale "di suo gradimento". Due condizioni comprensibili, in realtà: se il compito di Mieli era già difficile per la presenza di quattro consiglieri (su cinque) di "area centro destra", sarebbe diventata totalmente impraticabile con un direttore generale che dovesse soprattutto garantire la maggioranza; la permanenza di Saccà, come dicevamo nei giorni scorsi, non era perciò ipotizzabile e infatti questo problema è diventato subito un grosso ostacolo sulla strada di Mieli.

Quanto a Biagi e Santoro, il discorso è analogo: Mieli voleva segnare un atto di svolta con il precedente Cda, cancellando dunque la pessima impressione di una Rai "eterodiretta" attraverso decisioni prese dallo stesso Presidente del Consiglio; non poteva esserci continuità con la gestione Baldassarre-Scacà, neppure per la decisione di spostare all'improvviso RaiDue a Milano. Non a caso la Lega Nord, come avevamo ipotizzato (anche qui) è in prima linea nelle critiche a Mieli, la cui "tenuta" in una situazione subito incandescente viene in queste ore messa a dura prova.

L'errore tattico di Mieli è stato forse quello di aver posto subito, in modo dirompente, queste due questioni-chiave all'ordine del giorno, provocando l'immediata reazione delle forse di maggioranza più ostili alla sua linea; ma bisogna anche dire che un logoramento graduale nel tempo, a poche settimane dall'insediamento, sarebbe forse stato anche peggio.

Non resta che stare a vedere, proprio perché, trattandosi di Rai, tutto è ancora possibile. Di sicuro la suspence (e lo spettacolo) anche stavolta non mancheranno.

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