Rai: nomine rinviate, solo oggi (forse) si decide

Il Cda della Rai ieri doveva affrontare il delicatissimo passaggio delle nomine dei direttori di rete e di testata;

purtroppo c'era chi aveva anche altro da fare, come il duo Baldassarre-Staderini, invitati al Senato per parlare di giochi e scommesse, quali presidenti (tuttora) rispettivamente di Sisal e Lottomatica. Ma a causare il rinvio sono stati soprattutto i fortissimi contrasti interni alla Casa delle Libertà e che, nonostante le tardive smentite di Bossi, riguardavano soprattutto le richieste del capo della Lega Nord di avviare alla Rai il processo verso una "rete federalista". Ma c'era anche grande tensione con l'opposizione sui posti da riservare a quest'ultima nel nuovo organigramma Rai, naturalmente orientato politicamente in modo ben diverso rispetto al precedente.

Oggi pomeriggio si dovrebbe comunque concludere il "grande affare".

"Andremo avanti ad oltranza fino a che non avremmo raggiunto un accordo" - aveva detto Antonio Baldassarre in una pausa dei lavori del Cda (che su questo tema sono iniziati ieri); il pesante clima creatosi attorno alle designazioni ha però indotto ad un effettivo rinvio, anche se solo di ventiquattrore.

Tra i punti di grande tensione l'accordo che sarebbe stato siglato martedì tra Gasparri e Berlusconi per il duo Tg2 - RaiDue, con la possibile candidatura di Angela Buttiglione (gradita al Ccd-Cdu) al posto del candidato di An Massimo Magliaro. Scomparso Vimercati, nelle ultime ore si era poi rifatta strada la candidatura di Piero Vigorelli, "azzurro" della prima ora, alle testate regionali (su cui la Lega punta molto), ma anche quella della stessa Buttiglione. La Lega, da parte sua, avrebbe messo in campo il direttore della Padania Baiocchi (che potrebbe cedere l'organo del partito a Gigi Moncalvo), ma, fra le altre, avrebbe preso quota anche la candidatura di Antonio Bagnardi, vicedirettore del Tg2.

Sono naturalmente solo alcune delle mille voci e illazioni che corrono su queste nomine, in cui i posti a disposizione sono drammaticamente sempre inferiori ai candidati e agli appetiti dei partiti. Resta lo spettacolo assai poco decoroso di un Cda Rai che su un punto cruciale non riesce proprio a quadrare il cerchio, rendendo quasi "patetiche" le assicurazioni di "autononia politica" dei nuovi vertici aziendali.

 

 

Mauro Roffi

 

Pubblica i tuoi commenti