È stato approvato nei giorni scorsi a maggioranza dalla Commissione di Vigilanza il regolamento applicativo della legge sulla par condicio in Rai, mentre all’analogo adempimento per le private ha provveduto l’Authority per le Telecomunicazioni.
Dopo i mille contrasti sulla Rai, la contestata approvazione a maggioranza del regolamento della Vigilanza ha avuto come prime "vittime" i consiglieri d'amministrazione della Rai Contri e Gamaleri, vicini al Polo, che hanno formalizzato le loro dimissioni (in precedenza 'congelate' su invito dei presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino).
Il regolamento salva i programmi di Santoro (definiti da Berlusconi una "piazza rossa") e anche quelli di Vespa, nonché ogni altro spazio di approfondimento giornalistico della Rai, Tg e Gr compresi, ovviamente.
La satira di Luttazzi o dell''Ottavo Nano' - altro punto rovente di contestazione - potrà andare in onda, anche se non dovrà toccare temi di rilevanza elettorale.
I Tg Rai applicheranno ancora il criterio dei tre terzi: un terzo del tempo andrà al governo, un terzo alla maggioranza e un terzo alle opposizioni.
Il Polo, invece, chiedeva che maggioranza e governo insieme non potessero superare il 50% del tempo.
Nelle Tribune elettorali, l'Ulivo ha aperto alle liste minori, anche a Di Pietro e a Rifondazione.
E mentre fioccano ancora le polemiche sulla Rai (oggi giovedì, si riunisce il Cda e anche Contri potrebbe formalizzare le dimissioni, aprendo una serie di interrogatiuvi sul futuro gestionale dell'azienda) e su Montanelli, intervistato da Biagi per 'Il fatto', sembra già finito il tempo dell'"Aventino" per i capi del Polo sulle reti pubbliche, che rispettano un certo equilibrio nei Tg fra maggiornza e opposizione (con il Tg2 più pro-Polo e il Tg3 più pro-Ulivo), mentre a Tmc News il primo partito sono i Ds.
Ma veniamo alle "private". Casa delle libertà prima, Ulivo secondo. Almeno in televisione: soprattutto lo squilibrio è palese nelle reti del Cavaliere.
A dirlo è l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha messo a punto un modello di monitoraggio delle trasmissioni televisive delle emittenti nazionali e ha presentato i dati del mese di febbraio (forniti dal Centro di ascolto).
É un nuovo metodo di analisi, che non tiene conto solo dei minuti in cui un leader o un partito è presente in televisione, ma di una serie di fattori come il tema trattato e la fascia oraria.
Ecco la situazione nei soli telegiornali Mediaset, nelle ore di punta, alla voce «tempo di antenna», che somma le parole del politico a quelle del cronista e secondo le elaborazioni di 'Repubblica', relative invece agli ultimi quattro mesi: il Tg4 di Fede batte ogni primato e dà quasi 10 ore al Polo (di cui 7 e passa a Forza Italia) contro due ore e mezzo al fronte rutelliano.
Il Tg5 di Mentana, sempre negli ultimi quattro mesi, ha dato 2 ore e 34 minuti al Polo e 1 ora e 23 minuti all'Ulivo.
Maggiore equilibrio, e ancor meno politica, a Studio Aperto.