Rai: un taglio che fa solo danni

Avevamo già scritto anche su Millecanali di maggio in termini negativi del taglio di 150 milioni del Governo Renzi al bilancio della Rai. Un’operazione che sa di marketing elettorale e di demagogia e che ha provocato scioperi, rivolte, discussioni a non finire e tanta incertezza e tensione.

Ci sarà o non ci sarà lo sciopero totale della Rai dell'11 giugno (che è stato anche definito illegittimo dall'apposita Autorità, per ragioni però formali) e ci sarà lo spettacolo inedito di un'azienda pubblica (e di servizio pubblico) che sciopera contro il Governo? La speranza è che non ci si arrivi, perché non è proprio un evento da augurarsi, anche se va detto che Renzi proprio se lo cerca, lo vorrebbe forse, alla fin fine se lo augura ('scioperino pure, voglio proprio vedere - ha detto - . Se lo avessero proclamato prima delle elezioni questo sciopero, avrei preso due punti in più, ben oltre il 40%. E poi voglio proprio vedere che succederà se andremo a verificare davvero la situazione delle sedi regionali…').

Si tratta di dichiarazioni un po' 'da bulletto' tipiche del personaggio, che non conosce le mezze misure e pensa evidentemente di avere sempre ragione. Non sembra questo un modo serio di fare il Presidente del Consiglio ma piace tanto alla gente e allora avanti così, per adesso.

Perché la Rai, reduce da una durissima operazione di risanamento finanziario che ha cancellato un pesante deficit e dopo aver avviato tutta una serie di altre operazioni per iniziare a cambiare volto (anche con pensionamenti 'dolorosi' talora, non pochi per la verità, in effetti) deve improvvisamente, quando Gubitosi aveva appena preparato un piano industriale per questi anni, rifare tutto da capo, rinunciare di punto in bianco a 150 milioni senza una ragione seria che non sia quella di 'contribuire ai sacrifici che fanno tutti', come da giustificazioni governative? Ma se è così perché non chiedere un sacrificio a tutte le società pubbliche, perché non tagliare 150 milioni anche alle Poste, all'Eni, all'Enel, a Trenitalia, a Finmeccanica e a tutti gli altri? Ha senso un'operazione che dice: “è così e basta', contando sulla scarsa popolarità della Rai (considerata brutalmente una 'casta' e basta da molti) e soprattutto contando sull'odio per il canone di tanta gente? Insomma popolarità a buon mercato, decisionismo, un bel po' di arroganza e se poi un'azienda di questa importanza entra in crisi per questo, chi se ne importa…

Il tutto - beffa nella beffa - dicendo di non voler minimamente interferire nella Rai, perché i partiti devono stare lontani dai Tg e nessuno 'mi deve venire a cercare per questo' - ha detto Renzi - . State lontani da me'. Sembra il Berlusconi che diceva che alla Rai 'non avrebbe spostato una pianta'. Si sa com'è finita.

I danni prodotti da questo insensato taglio, che non sembra motivato da alcun disegno di riforma serio (ha forse senso vendere una quota di RaiWay solo per questo, senza che si sappia perché?), anche se improvvisamente si parla di riunioni di 'saggi' che stanno elaborando mirabolanti decisioni in merito ai media, sono già tanti e basterebbe un po' di buon senso perché Renzi e il Governo se ne accorgessero e cercassero una via d'uscita. Ma non lo faranno, perché fanno del decisionismo a ogni costo una delle loro caratteristiche primarie. Si andrà probabilmente avanti così, a muso duro, cercando di sconfiggere tutti e di farsi portare in trionfo nelle urne e dalla gente festante. Per governare meglio e in modo serio c'è sempre tempo.

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