Sono arrivate venerdì scorso, al termine di un lunga tira e molla non privo di qualche rischio a livello istituzionale, le attese nomine Rai.
Come è ormai ampiamente noto, l'ex presidente della Corte Costituzionale Baldassarre (considerato vicino ad AN) è il "presidente designato", mentre gli altri Consiglieri sono Marco Staderini (in quota Ccd-Cdu), Carmine Donzelli (Ds), Luigi Zanda (Margherita) e Enrico Albertoni (Lega Nord).
Almeno sulla carta la maggioranza di centro-destra è sicura (3 a 2), mentre a completare il quadro ci sarebbe la quasi certa nomina a direttore generale di Agostino Saccà (Forza Italia, ma anche Alleanza Nazionale).
Opposte, naturalmente, le reazioni politiche: molto negative quelle dell'Ulivo, con minaccia di uscita dal Cda dei propri "rappresentanti", raggianti quelle del ministro Gasparri, che si lancia in un'elegia del "25 aprile della Rai", con un richiamo alla Resistenza al fascismo che suona un pochino "stonato" per un esponente di AN, sollevate ma non completamente positive quelle di Forza Italia (il "candidato di Berlusconi" Carlo Rossella non ce l'ha fatta).
Via ora alle nomine nelle reti e testate (dopo quella di Saccà, naturalmente). Gran favorito per la fondamentale poltrona del Tg1 è Clemente Mimun (area Polo), mentre anche il Tg2 finirebbe nella stessa area con Mauro Mazza; uniche poltrone di consolazione per il centro-sinistra quella di direttore del Tg3 (forse con l'attuale Di Bella) e quella di RaiTre (forse con l'attuale Cereda). A RaiUno andrebbe Claudio Donat-Cattin e a RaiDue Massimo Magliaro (AN, ora a Rai International).