Raimondo Vianello, la cara ‘vecchia’ Tv

Editoriale del mese: maggio 2010 –

Muore Raimondo Vianello, come è legge di natura, inaspettatamente prima dell’amata Sandra, e capisci che con lui se ne va per sempre un certo tipo di Tv, quello che per chi ha superato i cinquanta anni (come chi scrive) è poi stata la Televisione in quanto tale, fatta di pochi canali, di un numero limitato di ‘grandi personaggi’ ma anche di qualità, di professionalità, di inesauribile simpatia. Cosa mi viene in mente quando penso a Raimondo e a Sandra? Certo, anche ‘Casa Vianello’, inimitabile e…

Muore Raimondo Vianello, come è legge di natura, inaspettatamente prima dell'amata Sandra, e capisci che con lui se ne va per sempre un certo tipo di Tv, quello che per chi ha superato i cinquanta anni (come chi scrive) è poi stata la Televisione in quanto tale, fatta di pochi canali, di un numero limitato di 'grandi personaggi' ma anche di qualità, di professionalità, di inesauribile simpatia.
Cosa mi viene in mente quando penso a Raimondo e a Sandra? Certo, anche 'Casa Vianello', inimitabile e 'eterna' sitcom all'italiana, ma anche e soprattutto 'Tante scuse', 'Di nuovo tante scuse' e quei varietà straordinari, dove con pochi 'tocchi' (più o meno sempre gli stessi: la rivalità fra Sandra, Raimondo e gli altri partecipanti allo show; il tentativo goffo e maldestro di Raimondo di 'fare il galletto' con le ragazze presenti in scena; persino qualche elemento di 'autosatira' della Rai, con in scena presunti funzionari dell'azienda, di solito approssimativi e poco affidabili) si creava un 'clima' di incredibile divertimento che non stancava mai e si propagava dallo studio al pubblico a casa.
Tutte le gag erano realizzate con altissima professionalità, sempre scritte e provate e mai improvvisate e il gioco, evidente per tutti, era che Sandra e Raimondo erano davvero così ma erano soprattutto due grandi attori comici, che si divertivano e divertivano. E, comunque, non deludevano mai.
Mai lavoravano 'con sufficienza' perché quell'“essere se stessi” era anche una professionalità costruita con una cura maniacale e poco importa che, magari, nel caso di Sandra, quelle scenette servissero anche (sul serio) a allontanare la noia esistenziale che talora la caratterizzava, al contrario di Raimondo.
Che invece era sempre 'leggero', votato alle battute, a non prendersi alla fine mai troppo sul serio. Ma anche questo senza mai derogare allo studio e alle prove dei varietà e delle scenette, alla costruzione di situazioni televisive di grande impatto e professionalità, cui non restavi mai indifferente, anche quando Sandra e Raimondo ti sembravano fin troppo ripetitivi e 'scontati'.
Si sa, la Tv è andata poi in tutt'altra direzione, i canali si sono moltiplicati pian piano all'infinito e quel modello di Televisione è svanito, a favore di un tentativo costante di riempire con 'qualcosa' i mille spazi a disposizione. Alla fine 'chiunque' ha potuto avere accesso al video e il pubblico stesso è diventato protagonista dei programmi.
Con quali effetti?
Quelli che si vedono. Di quella cara vecchia Tv resta pochissimo e persino il garbo e la classe sono diventati degli 'impicci', quando contano solo l'aspetto fisico (anche 'fasullo', costruito dal chirurgo) e la capacità di 'stare in scena' ma sulla base di urla e battibecchi, di gossip, di falsi miti, senza mai dover studiare e sudare prima di andare sul video 'per merito'.
Pensi a quanta (brutta) strada sia stata percorsa, a come il mezzo si sia degradato così tanto in questi decenni e ti viene una nostalgia tremenda per quegli anni, per personaggi non solo come Sandra e Raimondo ma anche Walter Chiari, Ugo Tognazzi, Corrado, lo stesso Mike, Enzo Tortora, Renzo Arbore e Pippo Baudo, che è forse l'ultimo a essere rimasto sulla scena di quei 'grandi del video' ma non senza problemi e fasi alterne.
Ci piace tanto - lo confessiamo - la Tv di Gianni Minoli, che in Rai Storia rievoca con grande classe (anche lui) quegli anni, quegli autori, quella professionalità, quei personaggi. Speriamo che anche qualche giovane possa vedere le immagini di quei varietà e di quel mondo.
È il patrimonio, il grande patrimonio di una Rai che sembra fare di tutto per dimenticarlo, per omologarsi alle Tv private, per degradarsi ogni giorno di più.
Muore Raimondo e se ne va con lui quella Tv, un mondo che (purtroppo) non tornerà più.

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